Alpinismo

Mondinelli: Everest, il mondo che non c’è

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CAMPO BASE EVEREST, Nepal — "Viene la malinconia, passeggiando oggi per il campo base. Tutti fanno le valige, tolgono le bandierine di preghiera, gli yak portano via i materiali. E’ il nostro mondo che non esiste, e che sta per scomparire un’altra volta". Semplici quanto intensi, i pensieri di Mondinelli che, dopo il tentativo di vetta fermato dal gelo, si sta preparando al rientro con i suoi compagni di Share Everest.

Gnaro, finalmente al campo base dopo 4 giorni di gelo in alta quota…
Sì. Siamo rientrati ieri sera alle sei, stanchi ma contenti. Oggi qui si respira malinconia. Tutti partono, tra poco non ci sarà più nessuno. E’ strano. Sono tutti felici di tornare a casa, ma allo stesso tempo tristi di andar via. Stiamo lasciando il nostro "mondo che non esiste", che viviamo solo per qualche mese all’anno. Un mondo fasullo…
 
Perchè?
Non è reale, anche se ci viviamo per molto tempo. Fatta o non fatta la montagna, non cambia la nostra vita. Invece, quando si torna a casa è tutto diverso, e devi fare i conti con la realtà.
 
Non c’è più nessuno sulla montagna?
Qualcuno, ma poca gente. C’è Gerlinde Kaltenbrunner, che in questi giorni sta tentando il Lhotse. Ma la maggior parte della gente sta smobilitando. Anche noi abbiamo smontato quasi tutto, domani scenderemo al Laboratorio Piramide e poi rientreremo.
 
Com’è andata l’altra notte, a Colle Sud?
Non abbiamo dormito tanto. Alle dieci c’era ancora vento. Anche lo svizzero Norbert Joos dall’altra tenda continuava a imprecare per il vento che non calava. Al momento ci siamo un po’ demoralizzati. Poi però siamo partiti ugualmente: il tempo sembrava bello. Purtroppo, man mano che veniva giorno la bufera diventava più forte.
 
Faceva freddo?
Sì molto, per colpa del vento. Ho capito che con quelle condizioni non sarei arrivato in cima senza ossigeno, e ho deciso di rientrare al campo 4.
 
E i tuoi compagni?
Michelino, che mi chiama "papi", mi ha detto "papi, posso andare su un pezzetto ancora?". Gli ho detto: "Sì, vai pure, anche in cima, però stai attento". Con lui c’erano tre sherpa. Mentre rientravo ho visto Marco e gli ho detto "mi raccomando portate a casa la cima, voi". E sono tornato in tenda. Invece poi ha continuato la bufera e hanno dovuto rientrare.
 
Dove sono arrivati?
Marco è arrivato circa a 8.300 metri, Michelino è arrivato sopra il balcone, verso il seracco dove è l’anticima. Però poi aveva freddo, troppo vento, è tornato giù. Questa è proprio la montagna di quelli che salgono con l’ossigeno, A parte noi, Gianni Goltz che purtroppo non ce l’ha fatta, e altri due o tre, tutti avevano le bombole.
 
E’ stata dura rinunciare?
Avrei fatto volentieri anche io la cima, ma mi è dispiaciuto soprattutto per loro: per Michi era la prima volta e Marco voleva ritentare senza ossigeno. Ma c’era un vento del diavolo ed era davvero impossibile salire senza.
 
E voi avete voluto essere leali fino in fondo…
Per andare in cima senza ossigeno bisogna avere oltre che la preparazione anche tanta fortuna. Lo dimostrano i numeri, basta vedere che su tremila che sono saliti in cima all’Everest, meno dell’uno per cento è salito senza ossigeno. Ognuno nella vita fa quello che vuole, ma sicuramente salire senza è un’altra prestazione. Usarlo, dal punto di vista alpinistico, è un po’ fasullo.
 
C’era folla, lassù?
Sì. Pieno di clienti delle spedizioni commerciali e di guide e sherpa che li portavano su. Noi abbiamo preso in giro Michelino perchè a salire era rimasto lui con tre sherpa… come i clienti delle spedizioni commerciali.
 
Avete voglia di rientrare?
Non vediamo l’ora di bere l’acqua frizzante… ieri, al base, ne abbiamo trovate 5 bottiglie: ci sembrava di bere champagne!
Sara Sottocornola
 
 

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