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Hervè Barmasse in Patagonia: da solo, in inverno

Herve Patagonia (Photo www.hervebarmasse.com)
Herve Patagonia (Photo www.hervebarmasse.com)

VALTOURNENCHE, Aosta — Completamente solo fra le guglie patagoniche, nel cuore dell’inverno australe e delle sue gelide tempeste. E’ una sfida di altissimo livello quella messa in campo dall’alpinista valdostano Hervè Barmasse, che ha annunciato nelle scorse ore l’imminente partenza per la Patagonia, dove ha intenzione di aprire un nuovo itinerario o ripetere in solitaria una delle vie del territorio. La decisione avverrà solo a El Chalten.

“E’ una bella sfida – dice Barmasse, a cui chiediamo come è nata l’idea dell’inverno in Patagonia -. Tutto sarà scalato prima o poi, a livello tecnico ogni limite verrà superato. Questa è una sfida differente, che riguarda molto gli elementi della natura. Come quelle affrontate dai grandi esploratori del passato, i navigatori e i viaggiatori”.

Obiettivi chiari e grande motivazione, Barmasse si sta dirigendo all’aeroporto proprio oggi, 1 agosto. Davanti a lui c’è, oltre all’incognita del meteo, anche una grande sfida logistica per trasportare da solo i materiali di scalata sulle montagne.

“Uno dei grossi problemi sarà muoversi su ghiacciaio – racconta Barmasse – farlo da soli è molto più rischioso. E dovrò fare molti avanti e indietro per portare sotto la parete tutti i materiali che di solito si portano in squadra. Sarà un bell’allenamento. Vedremo come va. Ho con me tutto quanto serve per aprire una via. Ma il mio obiettivo principale è fare esperienza: se non vai, non sai cosa stai per affrontare”.

La Patagonia è una terra che Barmasse conosce bene. Nel 2006 ha aperto “Caffè Cortado”, una via nuova sul versante nord del Cerro San Lorenzo e salito il Cerro Poincenot per la via Willams e l’Aguilla Guillamet per la via Brenner. Dello stesso anno è il tentativo all’inviolata parete nord ovest del Cerro Piergiorgio, proseguito nel 2007 e concluso con successo nel 2008 con Christian Brenna aprendo “La ruta dell’Hermano 6b+/A3”. Nel 2009 ha tentato la Traversata dello Hielo Continental. Ma d’inverno, è tutta un’altra storia.

“Il problema dell’affrontare le montagne della Patagonia non è dato dall’altezza – spiega Barmasse – il Cerro Torre è alto solo 3102 m. E nemmeno dalle difficoltà tecniche, altre arrampicate nel mondo sono altrettanto o molto più impegnative; queste cime, che vengono solitamente affrontate nella bella stagione, vengono considerate dagli alpinisti come grandi sfide, al limite del possibile, in quanto sorgono tra oceani spazzati dal vento impetuoso come grandi grattacieli in una tempesta durante tutto l’anno”.

“Le giornate sono molto corte, adesso albeggia verso le 9.30 del mattino e tramonta alle 18 – ci racconta -. Le temperature sono più o meno come sulle Alpi, anche se si può arrivare spesso a -15° o -30°. Il meteo è instabile come d’estate. Nei giorni scorsi ha fatto bello, nei prossimi chiamano brutto. Starò lì fino al 15 settembre, spero che arriverà una finestra di sole per fare qualche salita”.

Pochi alpinisti hanno tentato l’ascensione di queste montagne in inverno. Ci sono stati, lo scorso anno, Stephan Siegrist, Thomas Senf e Ralf Weber che hanno salito il Cerro Stanhardt e la Torre Egger, ma erano in tre. Una solitaria invernale sarebbe davvero una cosa molto rara.

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