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“Nati liberi”, la riscoperta dell’Aiguille de la Brenva

Nel mese di marzo Niccolò Bruni, Giovanni Ravizza e Gianluca Marra hanno aperto sulla parete est una nuova via di misto

Nel cuore del versante italiano del Monte Bianco si alza una vetta speciale. In altre zone delle Alpi, con i suoi 3278 metri di quota e la sua elegante e verticale parete Est, l’Aiguille de la Brenva sarebbe una montagna famosa tra gli alpinisti, e apprezzata da escursionisti e turisti. Invece la sua posizione, ai piedi di strutture gigantesche di roccia e ghiaccio come la parete della Brenva del Bianco e l’Aiguille Noire de Peutérey la condanna da sempre a un ruolo di comprimaria. A scoprire l’Aiguille de la Brenva, negli anni tra l’Otto e il Novecento, sono le guide di Courmayeur che la vedono ogni giorno da La Saxe e da Entrèves. La funivia che sale al Pavillon e al rifugio Torino non c’è ancora, ma il lunghissimo e impegnativo sentiero dei cacciatori di camosci che sale verso il pianoro superiore della Brenva in quegli anni non spaventa nessuno.

Nel 1898 Laurent Grivel e César Ollier raggiungono per la prima volta la cima da qui, insieme al cliente torinese Adolfo Hess che sei anni dopo sarà tra i fondatori del Club Alpino Accademico. Quasi trent’anni più tardi, nel 1927, lo stesso Grivel e altre tre guide (Arturo Ottoz, suo fratello Osvaldo e Albino Pennard), vincono la snella guglia del Père Eternel, il “Padre Eterno”, che si affianca da nord all’Aiguille. Per superare una placca levigata trascinano fin lassù e poi fissano con dei chiodi da mina una lunga pertica di legno. Una tecnica che il loro collega Adolphe Rey, tre anni prima, ha usato per vincere il Grand Capucin.

Negli anni Trenta un grande alpinista torinese, Gabriele Boccalatte, si appassiona alla parete Est dell’Aiguille de la Brenva, che definisce “un’arditissima muraglia verticale”. Nel 1934, con la futura moglie Ninì Pietrasanta, ripete il Père Eternel (“esposizione estrema da tutti i lati” annota), e poi traccia sulla Est dell’Aiguille una via tortuosa, che include una difficilissima placca che il capocordata sale a piedi nudi. Un anno dopo, mentre le pareti ad alta quota sono ancora impestate di neve, Gabriele e Ninì tracciano sulla Est una via più diretta e continua della prima, oggi classificata di V+, che diventerà la classica della parete.

Nel dopoguerra la funivia che sale verso il Pavillon, il rifugio Torino e Punta Helbronner cambia le carte in tavola. L’Aiguille de la Brenva diventa una meta più comoda, raggiungibile dalla stazione intermedia o dall’alto attraverso il Col di Toula (o des Toules), spesso utilizzato sci ai piedi. Grazie alla funivia, però, diventano delle destinazioni comode anche i meravigliosi “satelliti” del Mont-Blanc du Tacul, dal Grand Capucin fino alla Pyramide e al Pic Adolphe. A frequentare l’Aiguille de la Brenva sono sporadici alpinisti dilettanti, e le guide di Courmayeur che portano qui i loro clienti quando il meteo non consente di scalare più in alto. Si appassionano ai diedri e alle placche della Est professionisti famosi come Gaston Rébuffat, che traccia una via nel 1948, e Giorgio Bertone e Cosimo Zappelli, altre due guide di Courmayeur, che superano nel 1966 un elegante diedro verticale.

Le regole del gioco cambiano nuovamente nel maggio del 1989, quando la guida piemontese Gian Carlo Grassi, instancabile cercatore di vie nuove, scova e sale insieme a Elio Bonfanti un bell’itinerario di neve, ghiaccio e misto. Si tratta di una goulotte che s’insinua tra le rocce della Est. Le condizioni sono buone, i due arrampicano slegati, la via viene valutata tra AD+ e D. Poi gli inverni diventano più magri di neve, la tecnica di scalata su ghiaccio e misto migliora, e sull’Aiguille de la Brenva lasciano la loro firma altri specialisti come Ezio Marlier e Massimo Farina, che nel 2003 aprono Stop the War, una goulotte in parte verticale.

Qualche mese fa il testimone passa a due giovani guide valdostane, Niccolò Bruni e Giovanni Ravizza. “Questa parete mi ha sempre attirato, ben visibile dalle stazioni della funivia di Punta Helbronner e dal Pavillon. La vedo sempre quando salgo in funivia, non poteva che cadermi l’occhio su un paio di linee. Su questa parete si sono cimentati grandissimi alpinisti come Gabriele Boccalatte, Gaston Rébuffat, Arturo Ottoz, Giorgio Bertone e Cosimo Zappelli, sapevo che prima o poi mi sarebbe piaciuto metterci le mani” spiega Niccolò Bruni.

Nel febbraio di quest’anno, i due amici e colleghi raggiungono sci ai piedi la base del Torrione d’Entrèves, 3124 metri, che si alza tra l’Aiguille de la Brenva e il ghiacciaio del Toula. Attaccano una goulotte che Niccolò ha scoperto dalla Skyway, la funivia di Punta Helbronner, e che si rivela “una piccola chicca di ghiaccio e misto”. La battezzano Goulotte Les Dégaines disparu, “Goulotte Il rinvio sparito”. Dopo la discesa in corda doppia calzano nuovamente gli sci e scendono verso il Pavillon. Qualche giorno dopo Giovanni e Niccolò partono per ripetere Stop the War sulla Est dell’Aiguille de la Brenva, non la trovano in condizioni e ripiegano sulla goulotte Grassi-Bonfanti che è diventata molto più magra e difficile che nel 1989. Salgono legati, valutano la via TD+ con tiri di M5, attrezzano le soste a chiodi e nut, e nell’avvicinamento studiano con attenzione la parete.

Nella successiva uscita sulla Est dell’Aiguille de la Brenva, le due guide coinvolgono l’amico e collega Gianluca Marra. Attaccano una goulotte a destra della Grassi-Bonfanti, che offre loro “350 metri di puro piacere”. “Eravamo super entusiasti a ogni tiro, perché diverso l’uno dall’altro ma con difficoltà costanti e con una sorpresina sempre presente” commenta ancora Niccolò Bruni. Quattro dei sei tiri di corda della goulotte hanno difficoltà di M6, per questo la via viene valutata complessivamente ED-. I tre lasciano sul posto solamente le soste a fix inox con anello di calata. Battezzano il nuovo itinerario Nati Liberi. “E’ una via di misto molto bella, oltre ogni nostra aspettativa direi” sorride ancora Bruni. Nei prossimi inverni vedremo se l’Aiguille de la Brenva e i suoi satelliti nascondono altre sorprese interessanti.

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