Cronaca

Rifugi sempre più "alberghi": nasce perfino una commissione

ROMA — Si sa, se il rifugio è comodo da raggiungere, magari non a piedi ma auto, i clienti sono più numerosi e più veloci ad arrivare. E’ questo uno dei trend più attuali del turismo alpino. Tant’è che nei giorni scorsi i 400 rifugi italiani aderenti al Coordinamento Nazionale Rifugi sono entrati a far parte di Federalberghi, che studierà problematiche e futuri modelli di sviluppo tramite un’apposita Commissione.

Una volta il rifugio era una struttura d’alta quota, votata all’essenzialità e alla frugalità. Oggi, in molti casi, somiglia sempre più un albergo, dotato di comfort e ampia scelta di cibi, stanze e posti a tavola. Da questa realtà è nata probabilmente l’esigenza di una maggior attenzione da parte dell’associazione di categoria, che ha chiuso l’accordo con Federalberghi per migliorare i propri servizi.

“In Italia esistono oltre mille strutture d’alta montagna – spiega Federalberghi in un comunicato stampa -, che per la peculiare attività svolta, non solo ricettiva, ma anche e soprattutto di presidio del territorio, necessitano di una riconoscibilità volta ad individuare un referente col quale far interloquire le istituzioni”.

I dati Istat, infatti, parlano di un totale di 1.041 rifugi in Italia, di cui ben 261 in Piemonte, 230 in Trentino Alto Adige, 168 in Lombardia, 142 in Veneto, 54 in Valle d’Aosta, 33 in Friuli, 30 in Liguria, 28 in Emilia-Romagna, 38 in Toscana, 11 in Umbria, 13 nelle Marche., 3 nel Lazio, 9 in Abruzzo, 1 in Molise, 4 in Campania, 6 in Calabria, 10 in Sicilia.

Federalberghi ha subito istituito la Commissione rifugi per studiare “le problematiche tipiche dei rifugi montani, la promozione della rappresentanza sindacale dei rifugi, la loro visibilità, l’antincendio e l’affiancamento del Coordinamento Nazionale Rifugi su problematiche specifiche, a cominciare dai rapporti con i Ministeri competenti”.

“Con questo ingresso la Federalberghi si conferma l’organizzazione maggiormente rappresentativa dell’intero sistema ricettivo italiano – conclude l’associazione – e punta a dare piena dignità ad una nicchia del comparto che ricopre un ruolo tra i più delicati del settore turistico-ambientale”.

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3 Commenti

  1. se andiamo avanti di questo passo, saranno sempre meno le persone e le famiglie che si potranno permettere le ferie in albergo od in rifugio, di conseguenza vi andranno solo quelle con un benessere e tenore di vita elevato che, giustamente, quando vanno in montagna esigono la frutta fresca, il gelato artigianale ed il piatto tipico locale….

  2. Chiedo solo il pudore che non vengano più chiamati rifugi. Da ora in poi i soci CAI saranno soci di una catena alberghiera…

  3. Io sono per i vecchi rifugi rudi, sani, con la R maiuscola. Quelli d’alta quota con SPA, centro benessere e piscine per me possono essere piallati

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