Turismo

Vacanze di Natale: il turismo cala del 18%, paga soprattutto la montagna

BERGAMO — Il turismo ha subito un calo del 18 percento del fatturato nel periodo delle festività natalizie appena concluse. Si tratta di 400-450 mila persone in meno che, rispetto all’anno passato, hanno deciso di non partire per un viaggio organizzato a cui si aggiunge il 10 percento in meno del volume di spesa. A subire maggiormente questi dati negativi sono state le località di montagna, in particolare quelle piemontesi.

Le vacanze sono finite ed è tempo di bilanci per le località di montagna. La mancanza di neve e le temperature non proprio invernali hanno influenzato negativamente l’afflusso di turisti, sia italiani che esteri.

Secondo quanto riferisce un articolo dell’Ansa, il ponte di Sant’Ambrogio e dell’Immacolata ha subito grosse perdite poichè era possibile sciare in pochissime zone d’Italia in quanto la neve, vera o artificiale, non era presente. La maggior parte dei comprensori ha dovuto quindi spostare le aperture poco prima di Natale grazie anche alle tanto agognate nevicate, ma questo non ha risollevato la situazione.

Secondo Federviaggio la perdita si aggira attorno al 18 percento del fatturato degli operatori di viaggio nel periodo tra Natale e Capodanno. Ciò significa che 400-450 mila persone in meno rispetto allo scorso anno hanno prenotato un viaggio organizzato sia in Italia che all’estero.

Federturismo-Confindustria tratta invece del volume di spesa nello stesso periodo che è calato del 10 percento, di cui hanno sofferto soprattutto le località montane specie nel Piemonte. Questo può essere dovuto al fatto che chi si è messo in viaggio lo ha fatto soprattutto a Natale e per l’Epifania, non a Capodanno in cui i prezzi sono notoriamente più alti.

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6 Commenti

  1. La gente non ha soldi, una famiglia di 4 persone con stipendi normali non può permettersi ad oggi una settimana bianca. la neve influisce certamente ma mi pare che cuneese a parte di scelta quest’anno ce ne sia…

  2. Il turismo, inteso come fenomeno di massa, non sara’ più possibile e a guadagnarne, in termini di sopravvivenza, saranno, fortunatamente, le montagne.

    1. Spero che almeno le regioni a statuto speciale evitino l’inutile pianto, se non altro, per rispetto di chi lavora sodo per mantenere attivita’ a rischio chiusura.

  3. Pingback: Anonimo

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