Artic Ascent: disponibile il film dell’avventura di Alex Honnold in Groenlandia
È uscito il film sulla spedizione durante la quale il climber statunitense e i compagni hanno scalato un gigantesco e inviolato monolite e, al tempo stesso, portato avanti una ricerca scientifica
Una spedizione può avere un duplice obiettivo, anche in campi molto diversi: come quella di Alex Honnold in Groenlandia nell’agosto 2022, che mirava a effettuare la prima ascesa di un impressionante monolite e, al tempo stesso, portare avanti la ricerca glaciologica in una terra estremamente remota e poco studiata.
Al fine di raggiungere questi scopi, il team era composto sia da scalatori (oltre a Honnold, Hazel Findlay e Mikey Schaefer, insieme all’avventuriero Aldo Kane e alla guida groenlandese Adam Kjeldsen) sia da scienziati, tra cui la glaciologa Heidi Sevestre.
Gli obiettivi alpinistici…
L’impresa sportiva era di tutto rispetto: Honnold, Findlay e Shaefer hanno scalato i 1150 metri di parete di Ingmikortilaq, che si staglia a picco sulle acque di Nordvestfjord, a Scoresby Sound. Una parete che sembrava impossibile da scalare anche ad Alex Honnold: sì, proprio lui, quello che ha scalato El Capitan in free solo. Gli scalatori hanno impiegato 5 giorni per piazzare corde fisse sulla prima metà della parete. Poi, nei successivi due giorni Honnold e Findlay hanno arrampicato fino in cima, passando la notte in una minuscola cengia sulla parete.
“Sia io che Hazel abbiamo pensato che fosse l’impresa più grossa di questo tipo che abbiamo portato a termine. 1000 e più metri di arrampicata, su roccia orribilmente marcia…è stato interminabile” ha riferito Honnold a National Geographic.
…e quelli scientifici
Gli obiettivi scientifici riguardavano l’ipotesi che questa zona della Groenlandia, a causa della sua quota, fosse meno sensibile ai cambiamenti climatici. Questa teoria aveva pochi dati a supporto, essendo la zona estremamente difficile da raggiungere, ed è qui che entra in gioco la spedizione.
“La Groenlandia dell’Est è una delle zone più remote e meno studiate dell’Artico, il che la rende molto importante dal punto di vista scientifico. Abbiamo un estremo bisogno di dati scientifici relativi a questa regione. Studiare i fiordi, i ghiacciai e le piattaforme di ghiaccio presenti in questa zona porterà molti elementi fondamentali per la comunità scientifica” ha dichiarato Heidi Sevestre a National Geographic.
Per raggiungere la zona di studio, il team ha dovuto scalare i 500 metri della Pool Wall (7a) in mezzo a una tempesta di neve. “Era molto al di sopra della mia comfort zone” ha raccontato la glaciologa, che era comunque abbastanza esperta nell’uso delle corde, avendo lavorato molto in grotte di ghiaccio. “Gli scienziati di solito non scalano big wall”.
Dopo aver raggiunto la cima della parete, hanno affrontato un trekking di 5 giorni sul Renland Ice Cap. Quest’ultima parte, trainando la maggior parte del loro equipaggiamento e misurando in tempo reale lo spessore e la densità della neve su cui camminavano. Il team ha installato termometri, esaminato il ghiaccio con scanner 3D e persino lanciato una sonda progettata dalla NASA per raccogliere informazioni nei prossimi due anni su temperatura e salinità dell’acqua. Entrambi questi parametri sono influenzati dalla fusione dei ghiacci.
Nel caso in cui ve lo steste chiedendo, la squadra non ha dovuto fare tutto questo due volte. Il ritorno è avvenuto con un viaggio di 20 ore in una barca a motore, navigando tra gli iceberg nei fiordi fino al villaggio Inuit più vicino.
Il film documentario Arctic Ascent, diviso in tre episodi di 45 minuti l’uno, è visibile in abbonamento su Disney+.