Ambiente

Una task force per difendere dal bostrico le foreste del Trentino

Nemmeno la pregiata Foresta di Paneveggio è stata risparmiata dal coleottero che uccide gli abeti rossi. Le azioni di contenimento illustrate dall’esperto in prima linea nella difesa del patrimonio verde

Nelle foreste di abete rosso è in corso da alcuni anni un’epidemia, che la scorsa estate ha raggiunto – o almeno così si spera – il suo culmine in diverse regioni italiane. È quella causata dal bostrico tipografo, Ips thypographus, un coleottero che prolifera sotto la corteccia degli alberi, scavando intricate gallerie che interrompono il flusso della linfa e porta la pianta a morte prematura. Non fa purtroppo eccezione la celebre Foresta dei Violini, ovvero la foresta di Paneveggio, in Trentino, famosa per la qualità dei suoi abeti di risonanza usati dai liutai di tutto il mondo.

Per capire l’origine dell’epidemia bisogna risalire all’autunno del 2018 e all’ormai tristemente nota tempesta Vaia. Oltre a provocare ingenti danni diretti, la tempesta ha creato infatti le condizioni per la diffusione del bostrico. L’animale è un organismo naturalmente presente negli ecosistemi forestali e in condizioni di normalità svolge un ruolo ecologico importante, attaccando le piante deboli o giunte alla fine del loro ciclo vitale. Tuttavia, le grandi quantità di tronchi abbattuti hanno costituito un‘importante disponibilità di cibo per l’insetto, che si è riprodotto esponenzialmente, diventando una minaccia anche per le piante ancora sane e in piedi.

Anche la Foresta di Paneveggio ha manifestato sintomi dell’infezione causata dal bostrico”, conferma Sebastiano Hueller, funzionario forestale dell’Agenzia provinciale delle foreste demaniali. “La dinamica dell’epidemia è stata innescata dalla tempesta Vaia: ad oggi, anche nella foresta di Paneveggio, non è possibile fare previsioni precise sui tempi di rientro. Solitamente il fenomeno impiega alcuni anni, in quanto dipende da fattori complessi quali l’andamento climatico, lo sviluppo di organismi antagonisti, le condizioni stazionali e i possibili interventi di contenimento.

È noto, infatti, che temperature più elevate associate a scarsità idrica, possono determinare condizioni di stress per le piante stesse e ridurre le loro difese naturali, accelerando lo sviluppo e la proliferazione dell’insetto. Sono fiducioso che i danni della scorsa estate rappresentino il picco epidemico e che da quest’anno si vada a diminuire”, spiega Hueller.

Il “Piano-bostrico” della Provincia di Trento

L’Agenzia provinciale delle foreste demaniali si occupa dei boschi che le competono, così come i Comuni operano sulle foreste di proprietà. Entrambi adottano le stesse strategie di contenimento dell’epidemia indicate nel “Piano bostrico”, uno strumento di pianificazione emanato dal Servizio Foreste, in cui si ritrovano le linee tecnico-specialistiche per la gestione dell’epidemia sul territorio trentino.

In contesti forestali ordinari”, continua Hueller, “le piante bostricate sono velocemente esboscate, garantendo l’allontanamento del patogeno prima del suo involo, interrompendo in questo modo il processo di infezione verso popolamenti vicini. Quando l’operazione non viene compiuta in tempo utile, le piante ormai secche e deprezzate del loro valore, vengono rilasciate in bosco con funzione di biotessuto fertile per la proliferazione di antagonisti naturali al patogeno.

Questa scelta, eticamente ed ecologicamente corretta, contrasta con situazioni, fortunatamente limitate, dove la pericolosità intrinseca dovuta alla caduta dell’intera pianta o parti di essa è di gran lunga maggiore rispetto al suo valore economico ed ecologico: vale a dire, piante o parti di popolamento che, data la loro collocazione, potrebbero cadere su strutture o infrastrutture rischiando danni a cose o persone.

Maggior attenzione viene riposta ai tronchi più pregiati della foresta, il cosiddetto legname di risonanza, che gode di un valore nettamente superiore e rappresenta la risorsa cardine delle nostre foreste. Se il bostrico è direttamente responsabile del deterioramento tecnologico, limitatamente alla parte più esterna, i funghi cromatici, veicolati indirettamente dall’insetto, possono causare un danno estetico all’intero tronco. Per salvaguardarne il valore, questi tronchi subiscono un trattamento sperimentale di bagnatura che bloccherebbe la manifestazione delle alterazioni cromatiche post taglio”.

Prima regola: intervenire con tempestività

Indipendentemente dalle modalità adottate nella lotta all’epidemia, il tempo resta un fattore determinante. “A oggi l’Agenzia sta investendo molto, sia in termini economici che di risorse umane, nel contenimento dell’infezione e nella valorizzazione del legname prodotto”, continua Hueller. “Il personale delle Stazioni forestali monitora il territorio palmo a palmo mentre le maestranze forestali sono impegnate quotidianamente nel taglio ed allestimento delle piante infette.

Questa, è una malattia per certi versi subdola perché, quando i sintomi appaiono (come l’arrossimento della chioma), è ormai troppo tardi per salvare l’albero e il bostrico è prossimo all’involo. La finestra temporale utile è molto ridotta e spesso resa difficoltosa proprio dai fattori di rischio che contraddistinguono gli ambienti di lavoro boschivo

Tuttavia non dobbiamo essere catastrofici; l’epidemia esiste e ha fatto danni, ma non in maniera così drammatica. Non è un problema da sottovalutare, ma dobbiamo affrontarlo consapevolmente e senza allarmismi.

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