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“Riccardo Cassin non ce la fa”. La discutibile scelta degli alpinisti per il K2

Tra novembre e dicembre del 1953, il professor Desio e il CAI decidono chi parteciperà alla spedizione dell’anno successivo. Tra gli esclusi illustri sono Cassin e Cesare Maestri

La sera del 30 agosto 1953, a Rawalpindi, il K2 è al centro di un passaggio di consegne. Fa caldo, il monsone non ha lasciato le colline del Pakistan, e nel giardino del colonnello Ata Ullah si svolge un incontro che fa storia. Gli alpinisti americani che hanno tentato la seconda vetta della Terra sono rientrati da poco da Skardu. Sono stanchi, magri, con le facce bruciate dal sole.

Il capospedizione Charles Houston, invece, “ha un’abbronzatura perfetta come quella che si può ottenere al mare”, “veste una maglia blu sotto a una giacca di tela a righe bianche e blu”, è accompagnato dalla moglie “più alta di lui, bionda e magra, un vero tipo di americana del nord, direi di origine scandinava”.

Ad annotare queste frasi nel suo diario è l’unico ospite italiano, il professor Ardito Desio, che nei giorni successivi volerà a sua volta verso Skardu e il Baltoro. Nelle settimane precedenti il K2 ha respinto la spedizione a stelle e strisce, che al contrario di quelle d’anteguerra si è fermata poco prima della Spalla.

Houston vorrebbe tornare un anno dopo, ma sa che non è possibile. Due mesi prima, a Roma, un accordo firmato tra il primo ministro italiano Alcide De Gasperi e il presidente pakistano Mohamed Ali Bogra ha concesso all’Italia il permesso per tentare il K2 nel 1954.

L’americano si comporta da gentiluomo, racconta a Desio la sua spedizione, gli mostra le sue mappe e i suoi appunti. “Una serata interessante”, commenta Desio in una lettera a Giovanni Scola Camerini, capo di gabinetto del Ministero degli Esteri italiano.

Ma nell’incontro a casa di Ata Ullah manca qualcuno. Riccardo Cassin, il più noto alpinista italiano del momento, ha tracciato vie straordinarie sulle Grandes Jorasses, sulla Cima Ovest di Lavaredo e sul Badile, poi ha combattuto nelle file della Resistenza. Dopo l’incontro tra De Gasperi e Bogra, il Club Alpino Italiano ha deciso di affiancarlo al professor Desio in una ricognizione in Pakistan.

Fin dall’arrivo a Karachi, però, Cassin scopre che il geologo friulano non lo tratta come un suo pari. Sia all’andata sia al ritorno, mentre Desio si sposta tra Karachi e Rawalpindi in aereo, Cassin deve compiere lo stesso tragitto passando trenta ore su un treno. Il 30 agosto, quando il professore incontra Houston a casa di Ata Ullah, che sarà l’ufficiale di collegamento della spedizione italiana, Riccardo non viene invitato, e resta da solo in albergo.

Le cose sembrano normalizzarsi a Skardu e poi nella valle di Stak dove Desio, su richiesta del governo del Pakistan, effettua un sopralluogo legato all’espansione di un ghiacciaio. Nel trekking verso Askole, Concordia e il campo base del K2, l’esperienza e l’abilità di Cassin aiutano il professore friulano a superare le frane, i guadi e i ponti malfermi che in Karakorum sono all’ordine del giorno.

Il 18 ottobre i due atterrano in Italia, e Desio si tuffa nell’organizzazione della spedizione. Cassin torna a Lecco e alla sua azienda, ma è convinto che nel 1954 sarà della partita. Non sarà così, ed è una storia che va raccontata dall’inizio.

Nel suo prezioso “La conquista italiana del K2”, pubblicato nel 2021 dal Corriere della Sera, Stefano Morosini, storico dell’Università di Bergamo, dedica un capitolo alla selezione dei partecipanti. Si basa sul “quaderno manoscritto che riporta i verbali della commissione”, che “è custodito a Milano presso gli archivi della sede centrale del CAI”.

Grazie a Morosini, sappiamo che la commissione nasce sotto l’egida del CAI e inizia a riunirsi a novembre del 1953, quasi sempre a “casa di Desio”, cioè nell’Istituto di Geologia dell’Università di Milano. E sappiamo che il professore ha una “condotta fortemente accentratrice”, e che vuole essere il solo a parlare con la stampa.

Grazie al quaderno emergono – ma qui ci vorrebbe un approfondimento ulteriore – i nomi dei politici che intervengono nella scelta. Un elenco che include Giuseppe Saragat (PSDI), che diventerà presidente della Repubblica, Giuseppe Pella (DC) che nel 1953 diventa presidente del Consiglio al posto di De Gasperi, e Attilio Tissi (PSI), celebre alpinista bellunese che nel dopoguerra viene eletto senatore socialista.

Nelle prime riunioni, per volere del Consiglio Centrale del CAI, Cassin figura come capo della parte alpinistica della spedizione. Ma nell’incontro del 21 novembre tutto cambia. Viene stilato un primo elenco di 20 candidati provenienti da tutto l’arco alpino, Desio chiede e ottiene che l’unica designazione ufficiale da parte del CAI sia la sua.

Il primo elenco comprende Ugo Angelino, Luigi Barmasse, Riccardo Cassin, Achille Compagnoni, Armando Da Roit, Cirillo Floreanini, Ernesto Frachey, Pino Gallotti, Luigi Ghedina, Lino Lacedelli, Giuseppe Oberto, Giulio Pagani, Arturo Ottoz, Augusto Pala, Vittorio Penzo, Camillo Pellissier, Mario Puchoz, Enrico Rey, Ubaldo Rey ed Eugenio Ryon, mentre restano fuori Luigi Carrel, Enrico Costantini, Ferdinando Gaspard, Antonio (Toni) Gobbi e Sergio Viotto, oltre a “degli alpinisti di Monza e Lecco” i cui nomi non vengono messi a verbale.

Nel verbale della riunione del 15 dicembre compaiono i nomi di Walter Bonatti, Andrea Oggioni, Carlo Mauri, Cesare Maestri ed Erich Abram. Su ognuno, vengono annotati giudizi tecnici, fisici e morali. Così, a valutazioni come “occidentalista”, “orientalista” e “difetta sul ghiaccio” se ne aggiungono altre come “petulante e aggressivo”, “disciplinato” e “buon carattere”.

Poi si passa alla valutazione fisica, prima all’Università di Torino e poi a Roma. A seguito di queste prove nasce l’elenco degli alpinisti che partiranno per il Pakistan, e cioè Angelino, Bonatti, Compagnoni, Floreanini, Gallotti, Lacedelli, Oberto, Pagani, Puchoz, Rey, Gino Soldà e Viotto.

Le esclusioni più clamorose sono quella di Cesare Maestri, il “Ragno delle Dolomiti”, al quale viene diagnosticata un’ulcera allo stomaco poi smentita da ulteriori approfondimenti, e soprattutto quella di Riccardo Cassin, al quale il referto sconsiglia “l’attività alpinistica a quote altissime”.

Maestri si arrabbia e parla di incompatibilità politica a causa della sua iscrizione al PCI. Cassin accetta il verdetto senza fare polemiche, dà le dimissioni dalla commissione organizzatrice (cosa che Renato Chabod, avvocato e dirigente del CAI, gli sconsiglia), poi il 9 febbraio scrive una lettera durissima al Club Alpino. Un documento che, grazie a Stefano Morosini, oggi è di dominio pubblico.

Non sono d’accordo sulle decisioni prese, che rivelano scarsa conoscenza degli uomini prescelti, e che a mio avviso sono troppo basate su prove fisiologiche più che sull’obiettivo esame delle personalità e delle doti alpinistiche dei prescelti”. Riccardo Cassin, che è un gentiluomo, conclude augurando “pieno successo”, “come italiano e come alpinista” alla spedizione che tre giorni dopo, il 12 febbraio, viene presentata ufficialmente, e il 20 aprile partirà per Karachi in aereo.

Come spiega Stefano Morosini, “secondo un’opinione immediatamente e a lungo diffusa, Cassin era temuto da Desio perché il suo carisma e la sua personalità avrebbero messo in discussione la leadership del geologo friulano, e ne avrebbero adombrato i meriti in caso di riuscita dell’impresa”. Quel che accade negli anni successivi dimostra che questo dubbio è legittimo.

Quattro anni dopo essere stato escluso dal K2, Riccardo Cassin dimostra sul Gasherbrum IV, 7925 metri, di essere un leader straordinario e un alpinista in grado di muoversi con disinvoltura ad alta quota. Lo stesso, accade nel 1961 in Alaska, quando la spedizione dei Ragni di Lecco apre una via straordinaria sul McKinley (oggi Denali), 6194 metri, una montagna gigantesca e selvaggia.

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Un commento

  1. Maestri Cassin e Bonatti erano uomini straordinari, pensatori indipendenti e non allineati. Chiaro che ad un uomo autoritario come Desio servivano solo dei paggi arrendevoli, e ne hanno trovati tanti.

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