Alpinismo

Le 10 tragedie più famose delle Alpi

Non solo belle giornate, anzi. Su vette e ghiacciai dell’arco alpino sono state scritte anche tante pagine drammatiche. Ecco quelle che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva

Per la storia dell’alpinismo, il 14 luglio 1865 è una data gloriosa e terribile. In “una di quelle giornate meravigliose di purezza e di serenità che precedono generalmente il cattivo tempo” sette uomini raggiungono la vetta del Cervino. A superare da capocordata i tratti più difficili è Michel Croz, grande guida di Chamonix, a ideare l’impresa è stato l’inglese Edward Whymper.

Non uno dei giganti delle Alpi si celava ai nostri sguardi” ricorderà l’alpinista. “L’imponente Dent Blanche, poi il Gabelhorn, il Rothorn dall’aguzza cuspide, l’incomparabile Weisshorn, poi il Monte Rosa con le sue numerose cuspidi, il Lyskamm e il Breithorn. Dietro sorgevano i picchi dell’Oberland Bernese, dominati dal Finsteraarhorn, i gruppi del Sempione, del San Gottardo, il Disgrazia e l’Ortles”.

A sud i nostri sguardi sprofondavano nella pianura del Po. Il Viso, lontano più di 100 miglia, appariva vicino. Riconobbi le Alpi Marittime, la mia prima passione, il Pelvoux, gli Ecrins e la Meije, i massicci delle Graie e infine, maestoso e sublime nella gloria del sole, il re delle Alpi, il Monte Bianco. Vedevo cupe e misteriose foreste, fresche e ridenti praterie, tumultuose cascate e tranquilli specchi d’acqua, selvagge solitudini, pianure soleggiate e distese di ghiaccio. Poi venne il momento di scendere”.

In quel cambio di tono c’è la tragedia in arrivo. La caduta dalla cresta dell’Hörnli, che costa la vita a Croz e a tre britannici, entra nella storia dell’Europa, provoca polemiche furiose, viene raccontata ai contemporanei e ai posteri dalle immagini di Gustave Doré, che illustra anche la “Divina Commedia” di Dante.

Anche oggi, file di viaggiatori si raccolgono davanti alle tombe dei protagonisti nel centro di Zermatt, e osservano nel museo cittadino la corda che, spezzandosi, ha consentito a Whymper e ai due Taugwalder di salvarsi.

Si imprimono nella coscienza dell’Europa anche le tragedie con cui si concludono i primi tentativi alla parete Nord dell’Eiger, e soprattutto quello del 1936 in cui Toni Kurz, l’ultimo ancora in vita, si spegne a pochi metri dai soccorritori. Succede lo stesso nel 1961, quando dopo un tentativo al Pilone Centrale del Frêney, muoiono nella bufera quattro dei sette alpinisti del gruppo di Pierre Mazeaud e Walter Bonatti.

Altre tragedie di cui vi raccontiamo in queste righe in ordine cronologico colpiscono comunità come quelle delle guide alpine valdostane (il Lyskamm) delle guide alpine francesi (la Verte), o dei soci della Sezione di Piacenza del CAI. Più volte, soprattutto in tempi recenti, il gran caldo o una bufera eccezionale trasformano in tragedia delle normali giornate sulla Marmolada, sul Mont Blanc du Tacul o sulla Haute Route. Anche le guide alpine, in molti casi, pagano un pesante tributo.

Monte Bianco 1820, la valanga del dottor Hamel

L’alpinismo sul “tetto d’Europa” nasce nel 1786 con Paccard e Balmat e diventa sistematico dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815. Per decenni le comitive seguono l’Ancien Passage, esposto al pericolo di valanghe. Lo fa anche Iosif Kristianovich Hamel, accademico russo legato allo Zar, il 20 agosto 1820. C’è molta neve fresca, Hamel insiste per partire, quando la valanga si stacca tre guide perdono la vita. La tragedia ferma per due anni le ascensioni. Nel 1827 viene inaugurata la via del Corridor, più sicura.

Cervino 1865, tragedia dopo la prima ascensione

Il 14 luglio del 1865, sette uomini raggiungono i 4478 metri del Cervino, uno dei simboli delle Alpi. In discesa, però, quattro di loro muoiono. Promotore dell’impresa è l’inglese Edward Whymper, che sale con Francis Douglas, Charles Hudson e Douglas Robert Hadow, e le guide Michel Croz e Peter Taugwalder padre e figlio. La tragedia avviene in discesa, sulla Spalla, quando Hadow scivola e scaraventa nel vuoto Croz. Hudson e Douglas vengono strappati dalla parete, la corda che si spezza fa sì che Whymper e i Taugwalder si salvino. Il brandello della corda spezzata è esposto nel museo di Zermatt.

Eiger 1936, i tragici tentativi sulla Nord

La muraglia di roccia e ghiaccio dell’Eiger, 3970 metri, nell’Oberland Bernese alterna tratti di roccia verticale a ripidi pendii di neve e ghiaccio. Nel luglio del 1936 la tentano i bavaresi Andreas Hinterstoisser e Toni Kurz e gli austriaci Edi Rainer e Willy Angerer, nazisti ma anche ottimi alpinisti. Le due cordate attaccano il 18, dopo quarantott’ore rinunciano e scendono verso il tunnel che dà accesso alla ferrovia della Jungfrau. Il 22 luglio, tre guide escono da lì in cerca dei dispersi, ma Hinterstoisser è caduto dalla parete e i due austriaci sono morti. Kurz si cala verso la salvezza, ma resta bloccato e muore a pochi metri di distanza dai tre svizzeri.

Piz Palù 1957, la valanga sugli alpinisti di Piacenza

Il Piz Palù, 3905 metri, è una delle cime più alte e belle del massiccio del Bernina. Alle 9.15 del 29 giugno 1957, una valanga causata dal distacco di una cornice travolge una comitiva di alpinisti emiliani partita dalla Capanna Diavolezza. Muoiono 9 persone, 8 iscritte alla sezione di Piacenza del CAI e una della sezione di Codogno. L’unico sopravvissuto, Sergio Bassani, viene sepolto nella neve in una sacca d’aria, e riesce a respirare fino all’arrivo dei soccorsi. In ricordo delle vittime della tragedia viene eretto il bivacco di Money, in Valle di Cogne.

Monte Bianco 1961, il dramma del Pilone Centrale

Dal 1950 Walter Bonatti individua e risolve molti problemi del Monte Bianco. Il 9 luglio 1961, l’alpinista lombardo sale con Andrea Oggioni e Roberto Gallieni al bivacco della Fourche per tentare il Pilone Centrale del Frêney, e vi trova i francesi Pierre Mazeaud, Robert Guillaume, Antoine Vieille e Pierre Kohlman. I sette partono insieme, raggiungono il Col de Peutérey, attaccano il Pilone e lo risalgono fin quasi alla sommità. La sera dell’11, però, arriva una violenta bufera. La discesa diventa un’odissea spaventosa, e costa la vita a Vieille, Guillaume, Oggioni e Kohlman.

Aiguille Verte 1964, la tragedia delle guide francesi

L’Aiguille Verte, 4121 metri, è la vetta-simbolo di Chamonix. Il 7 luglio del 1963, 14 alpinisti francesi (5 guide e 9 aspiranti guide) salgono verso la cima lungo l’Arête des Montets, un itinerario non particolarmente difficile. E’ un’esercitazione dell’ENSA, la prestigiosa Ecole Nazionale de Ski et d’Alpinisme di Chamonix, diretta da Jean-Louis Jond. Jean Franco, direttore dell’ENSA, segue la progressione delle cordate dall’elicottero. Alle 11, un’enorme slavina travolge gli alpinisti, percorre il Couloir Cordier e si ferma al Glacier des Rognons. Tra le vittime è Charles Bozon, 31 anni, un campione di sci amato in tutta la Francia.

Lyskamm 1985, la tragedia delle guide valdostane

Il Lyskamm, 4533 metri di quota, si alza sul confine tra Italia e Svizzera, ed è uno dei “quattromila” più eleganti del Monte Rosa. Il 17 settembre del 1985, il distacco di una placca di neve ventata trascina nel vuoto 5 allievi di un corso valdostano per guida alpina e uno dei loro istruttori, impegnati sul versante meridionale della montagna. Le vittime, tutte tra i 18 e i 33 anni, sono Roger Obert, Corrado Vuillermoz, Carlo Fiou, Pietro Béthaz, Piergiorgio Perucca ed Ettore Grappein. Si salvano invece Hans Marguerettaz, e Stefano Grivel.

Mont Blanc du Tacul 2008, la grande valanga

Tra le quattro vie normali del Monte Bianco (le altre partono dai rifugi Gonella, del Gouter e dei Grands Mulets) quella che sale dal Col du Midi è la più comoda grazie alla funivia da Chamonix all’Aiguille du Midi. Nelle estati più calde, però, sui ripidi pendii del Mont Blanc du Tacul e del Mont Maudit si possono staccare delle grandi valanghe. E’ quel che accade alle 3 di mattina del 24 agosto 2008, quando la caduta di un seracco causa il distacco di una valanga che travolge ben 47 alpinisti. Le vittime sono 8, quattro tedeschi, tre svizzeri e un austriaco.

Haute Route Chamonix-Zermatt 2018, la strage degli scialpinisti

La Haute Route da Chamonix a Zermatt è uno dei percorsi di scialpinismo più famosi delle Alpi, ed è percorsa ogni primavera da centinaia di appassionati. Il 30 aprile 2018, una bufera con vento fino a 100 chilometri all’ora investe la guida alpina lombarda Mario Castiglioni e i suoi clienti tra la Cabane des Dix e la Cabane des Vignettes, in territorio svizzero. Il gruppo resta bloccato a 3280 metri di quota. L’indomani, quando il Soccorso Alpino li raggiunge, 7 scialpinisti su 10 hanno perso la vita.

Marmolada 2022, la valanga sulla via normale

Il ghiacciaio della Marmolada, che una volta scendeva fino al pianoro di Fedaia, si è molto ridotto negli ultimi decenni, ma continua a essere percorso dagli alpinisti che salgono o scendono dalla Punta Penìa, 3342 metri, la più alta del massiccio e delle Dolomiti. Alle 13.45 del 3 luglio 2022, in un periodo caldissimo che ha causato delle infiltrazioni d’acqua nel ghiacciaio, un enorme seracco si stacca dai pendii di Punta Rocca. Una enorme slavina di ghiaccio e detriti che investe la fila degli alpinisti impegnati sul ghiacciaio. Le vittime sono 11.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close