Turismo

Pesariis, il paese degli orologi nascosto tra i monti della Carnia

In Val Pesarina si realizzavano orologi di eccellente fattura già nel Seicento. La riscoperta di questa tradizione artigianale ha ridato vita al luogo. Un museo e 15 installazioni a tema sono le attrazioni più spettacolari

La Val Pesarina, attraversata dall’omonimo torrente, è un’incantevole zona della Carnia, in Friuli. Tra i comuni di Prato Carnico e Sappada, si elevano le Dolomiti Pesarine con il rifugio Fratelli De Gasperi (m.1770), posto su una terrazza panoramica e base di partenza per passeggiate estive. Più in basso, a quota 750, il paese di Pesariis, frazione di Prato Carnico, con le sue case dai tetti spioventi e dai muri in pietra, è il paese che non ti aspetti. Per oltre tre secoli, questo è stato il borgo degli orologi. Una tradizione che il paesino carnico ha saputo rivalorizzare in anni recenti, trasformandola in una forte attrattiva turistica.

Pesariis accoglie il visitatore con il percorso dell’orologeria monumentale, un autentico museo a cielo aperto che presenta 15 differenti manufatti per la misurazione del tempo. Storica è la Meridiana del 1770 dipinta sulla parete di Casa Cappellari-Solari. Gli altri sono più recenti, creati grazie a un progetto voluto dal Comune nel 2005 e finanziato dall’Unione Europea. Varie aziende di orologeria sono state coinvolte nella realizzazione di questi prototipi.

C’è da restare sbalorditi: un orologio a cremagliera, per esempio, sfrutta il suo peso per produrre la forza che, mediante ingranaggi, fa muovere il meccanismo. Spettacolare è l’orologio con un carillon gigante; di grande fascino l’orologio progettato da Leonardo da Vinci, mentre l’acqua è coinvolta nel funzionamento di ben altri quattro orologi (a vasche d’acqua, a vasi basculanti, ad acqua e ad acqua a turbina). L’orologio dei pianeti rappresenta il sistema solare, mentre il modello planisfero e notturnale utilizza uno strumento astronomico conosciuto dai naviganti per leggere l’ora. Altre tre creazioni sono visitabili nelle frazioni di Prato, Croce e Pieria, portando il percorso complessivo a 18 prototipi.

C’è da chiedersi come mai un piccolo borgo isolato in mezzo alle montagne sia stato lo scenario dello sviluppo di un’attività di questo tipo. «La tradizione risale alla fine del Seicento», spiega Annalisa Cleva, referente per l’ufficio turistico di Prato Carnico. «Le famiglie locali avevano iniziato a realizzare orologi da parete. Avevano piccole fucine ed erano abili fabbri, curavano le minuterie e sapevano fare un lavoro di fino, tutto a mano. Oltre a questo talento, c’è da considerare che qui a Pesariis c’era la dogana, con la pesa pubblica: era il confine fra la Serenissima e l’Impero austroungarico.

Questa circostanza provocava un grande movimento di persone e merci, che transitavano in valle, con loro viaggiavano conoscenze e idee, dando sicuramente un contributo a questa nascente attività. L’arte orologiera era presente anche nella Foresta Nera, nel Giura francese in Svizzera e in Tirolo, dove si producevano orologi in legno. Non si sa chi abbia cominciato per primo, ma possiamo immaginare una contaminazione, uno scambio di saperi».

A Pesariis non furono mai prodotti orologi da polso: si fabbricavano piuttosto strumenti da parete e da torre. «Le famiglie più conosciute erano i Cappellari, attivi per circa 140 anni prima di ritirarsi, poi i Gonano, i Machin. A loro si aggiungono i Solari, che hanno il merito di aver trasformato una produzione artigianale in protoindustriale e in seguito industriale», commenta Cleva. «I Solari avevano in contatti commerciali, grazie a compaesani e pareti immigrati in Slovenia, Istria, Croazia, dove vendevano i loro orologi da campanile. Gli orologi erano prodotti a Pesariis dove venivano montati, collaudati e poi smontati, per essere trasportati e rimontati nel luogo di vendita».

Il personaggio più celebre è Remigio Solari, classe 1890. A lui negli Anni Trenta si deve l’invenzione dell’orologio a scatto di cifre, che archivia le vecchie lancette e le sostituisce con palette rotanti che girano come le pagine di un libro. La Solari è entrata anche nella storia del design internazionale grazie all’orologio Cifra 5, disegnato dall’architetto Gino Valle, vincitore del premio Compasso d’Oro. E nel 1962 si aggiudica un ulteriore riconoscimento per gli indicatori alfanumerici per aeroporti e stazioni ferroviarie, adottati anche al J.F.K. di New York. Oggi i display elettronici delle autostrade o degli aeroporti non producono più alcun suono, ma fino agli Anni Novanta il classico ticchettio del cambio dei pannelli faceva parte dei suoni familiari a ogni viaggiatore.

La Solari, con le sue due sedi di Pesariis e Udine, è sopravvissuta entrando nel XXI secolo con una produzione di pannelli elettronici, unica testimone della secolare tradizione locale degli orologi. Nella Valle del Tempo – com’è chiamata oggi la Val Pesarina – rimane attivo un unico artigiano. È Denis Machin, titolare di un’officina con l’amore per gli orologi. Nella sua bottega delle meraviglie, riproduce orologi antichi ed effettua restauri e manutenzioni. La sua è una presenza preziosa, un filo rosso che unisce presente e passato.

Per conoscere più da vicino la storia degli orologi di Pesariis, occorre abbandonare per un attimo le fantasmagoriche creazioni del percorso per varcare la soglia del Museo dell’Orologeria. Qui si parte dagli antichi orologi a parete per arrivare fino ai timbracartellino e ai marcatempo degli Anni Cinquanta, creati dalla Solari. Anche il Museo Etnografico di Casa Bruseschi è una piacevole sorpresa. Dal Seicento, l’edificio è stato la residenza di una famiglia borghese benestante, che annoverava notai e avvocati e riflette un discreto livello di benessere testimoniato da mobilia, porcellane, tessuti di pregio.

«Molte case importanti, come Casa Bruseschi, stridono con la realtà attuale del paese», racconta Cleva. «Oggi abitano a Pesariis circa 120 persone. Dopo la Prima guerra mondiale gli uomini hanno cominciato a migrare come stagionali, le donne andavano a servizio. In seguito le famiglie si trasferirono in Australia e in Argentina, raggiungendo altri compaesani».

È una storia già vista: i borghi di media montagna si svuotano, e i giovani di Pesariis scelgono oggi di trasferirsi altrove, anche solo a Tolmezzo, che dista una trentina di chilometri, dove è possibile godere di maggiori servizi e opportunità. «Il rilancio di Pesariis come paese degli orologi ha stimolato una ripresa. È un turismo slow, che viene anche in giornata per scoprire il museo, fare il percorso a cielo aperto e magari qualche passeggiata lungo i sentieri», conclude Annalisa Cleva. E il paese si rianima, con bar e ristoranti che accolgono chi vuole vivere questo angolo speciale di Carnia, con tante storie da raccontare.

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