Turismo

Tre miniere da visitare nel cuore delle montagne bergamasche

Riaperte per consentire al pubblico di scoprire la storia sociale ed economica dei luoghi, sono veri e propri musei del lavoro e della fatica. Affascinanti e, spesso, sorprendenti

Avete mai pensato di andare a visitare una miniera? E una miniera nascosta nel cuore di una montagna? Forse no, perché quando pensiamo alla montagna immaginiamo vette, sentieri, pareti, piste da sci tutto ciò che è visibile “sopra” i massicci del nostro Paese ma le montagne, a volte, celano al loro interno veri e propri tesori come le miniere.
Un tempo luoghi di lavoro, dove fatica, freddo e buio rappresentavano la condizione costante a cui i minatori erano sottoposti, oggi molti di questi cunicoli sotterranei sono diventati autentici musei visitabili da tutti. E non li definiamo musei a caso: le miniere racchiudono e raccontano anni di storia dell’uomo, della sua cultura e della natura.

Entrare nelle viscere delle montagne è un’esperienza speciale: la luce naturale lascia il posto al buio e a bagliori artificiali, la temperatura cambia sensibilmente, il tasso di umidità aumenta e perfino i suoni hanno un timbro diverso. Ma è proprio in questa nuova situazione che si possono ascoltare i rumori della terra, scoprire i misteri nascosti sotto quelle rocce e ascoltare i racconti dei minatori.

In Lombardia sono numerosi i siti minerari non più attivi che rappresentano una ricchezza culturale tutelata da una legge creata ad hoc – Legge Regionale 10 dicembre 2009, n. 28 – per la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso.
Tre di questi si trovano nelle valli bergamasche e sono tutte visitabili anche con i bambini che, ne siamo certi, vivranno un’avventura fantastica. Ma siamo sicuri che a stupirsi saranno solo loro?

Le miniere di Dossena

La storia di Dossena, paese bergamasco della Val Brembana, racconta di un importante passato minerario risalente già all’epoca degli etruschi e sembra che, durante il periodo romano, questo paese fosse un importante centro minerario dell’impero nelle cui miniere gli schiavi di Roma venivano condannati ad metalla. Dopo un lungo periodo di oblio furono riaperte nel Medioevo ma conobbero un periodo di notevole importanza anche nel XX secolo quando vennero estratti notevoli quantitativi dii fluorite.
La visita si effettua a piedi, per un tragitto di circa 2 km, percorrendo le gallerie con l’attrezzatura necessaria e fornita dagli organizzatori come casco e torcia. Si attraversano grotte naturali e gallerie artificiali seguendo le antiche rotaie dei carrelli utilizzati per il trasporto dei materiali, percorrendo tunnel scavati nella roccia, osservando camini di aerazione, carrelli arrugginiti oltre a un laghetto sotterraneo. Durante la visita la guida accompagnatore spiega la storia della miniera con l’ausilio degli strumenti di lavoro che venivano quotidianamente utilizzati dai minatori, illustra i minerali presenti e le tecniche di estrazione.

La miniera di Schilpario

La miniera di Schilpario è stata aperta al pubblico con l’obiettivo di trasmettere la storia e la cultura mineraria della Valle di Scalve. Il percorso, inserito nell’ambito del “Parco Minerario ing. Andrea Bonicelli”, è dotato di luce elettrica, fotografie dell’epoca a testimonianza di come un tempo si vivesse al centro della terra, attrezzi da lavoro allora in uso in miniera, mentre la ferrovia originale utilizzata per portare in superficie il materiale estratto oggi trasporta i visitatori.
La prima parte della visita si svolge, appunto, a bordo dei trenini che trasportano all’interno del complesso minerario gli ospiti che iniziano il percorso ascoltando le storie raccontate dalle guide e, a volte, da vecchi minatori. ​Dopo circa un chilometro e mezzo si lascia il trenino per proseguire a piedi per un altro chilometro alla scoperta di quei cunicoli dove al tempo operavano i minatori. Durante la visita le guide spiegano la storia delle miniere, quali fossero i metodi per estrarre il minerale e in quali condizioni vivessero i minatori.

La miniera di Gorno

Alla miniera di Gorno, più conosciuta come la miniera di Costa Jels, si arriva dopo aver visitato l’ecomuseo di Gorno, passaggio fondamentale per comprendere a fondo la storia della struttura.
La storia ci dice che qui si estraeva zinco già in epoca romana quando i condannati venivano mandati a lavorare in miniera e che il processo di estrazione sia proseguito anche dopo la caduta dell’Impero fino quasi ai giorni nostri fino al 1981. Gorno vanta anche un “ispettore” illustre: nel 1506 fu, infatti, l’allora ingegnere governativo Leonardo da Vinci a visitare la miniera di Costa Jels per verificarne l’efficienza.
La visita consta di una prima parte all’ecomuseo per poi addentrarsi spingersi verso i siti estrattivi lungo un percorso guidato lungo il quale è possibile rivivere le situazioni dell’epoca. Si entra, a piedi, all’imbocco chiamato Serpenti e dopo circa un’ora si esce alla Lacca Bassa per tornare, lungo un sentiero nel bosco, al punto di partenza.

Per le visite di tutte le miniere è obbligatorio prenotarsi verificando sui rispettivi siti eventuali notizie, giorni e orari d’apertura. Sono visitabili anche in caso di maltempo e per tutte è necessario vestirsi con un abbigliamento adeguato tenendo conto che, spesso, il terreno può essere scivoloso a causa dell’alto tasso di umidità e non dimenticando che la temperatura si aggira intorno ai 10 gradi.

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