Alpinismo

Pierluigi Bini sulle tracce di Emilio Comici. Da solo, a 64 anni, sulla Nord della Cima Grande

Il forte scalatore romano ha appena ripetuto, in solitaria, la Comici-Dimai, una delle vie classiche di alta difficoltà più temute delle Dolomiti. Il suo racconto

Esistono lupi che non perdono né il pelo né il vizio. L’alpinista romano Pierluigi Bini, più di 40 anni fa, divenne famoso grazie alle sue eleganti vie nuove sul Gran Sasso, a decine di ripetizioni con tempi da record di grandi vie delle Dolomiti, con le prime solitarie di itinerari celebri ed estremi come la via dei Fachiri alla Cima Scotoni e quella di Gogna, Giambisi e compagni sulla parete Sud della Marmolada.

Sabato 2 settembre, tre settimane dopo aver compiuto 64 anni, Bini ha compiuto un’altra ascensione straordinaria. Da solo, autoassicurandosi soltanto nei tiri di corda più duri, ha salito la via Comici-Dimai sulla parete Nord della Cima Grande di Lavaredo, una delle classiche di alta difficoltà più apprezzate e temute dei Monti Pallidi. “Il mio sogno realizzato!” ha scritto sulla sua pagina Facebook, scatenando un’ondata di congratulazioni e di applausi.

“Mi tengo sempre in forma, continuo ad arrampicare slegato sulle Dolomiti e sul Gran Sasso, spero di riuscire a farlo ancora a lungo. Quest’anno il mio lavoro (di commerciante di auto, ndr) non è andato molto bene, così ho avuto più tempo per scalare”, commenta Pierluigi al telefono. Chi lo conosce si accorge immediatamente che è raggiante.

Uno sguardo sui social regala altre notizie sull’estate 2023 vissuta dall’alpinista romano. Il 26 luglio percorre da solo in 25 minuti la via SUCAI alla parete Est del Corno Grande del Gran Sasso, una classica di 250 metri con difficoltà fino al quarto grado. “Ho incontrato una cordata che usciva dallo Spigolo Sud-sudest, mi hanno visto con tuta da ginnastica e scarpe da tennis, mi hanno domandato se da lì sotto veniva su una ferrata. Ho risposto “non proprio” e ho proseguito. Li ho visti un po’ preoccupati”.

Seguono molte altre arrampicate, soprattutto sulle Spalle del Corno Piccolo, dove c’è la roccia migliore del Gran Sasso. Il 20 agosto Pierluigi è sul Sass Pordoi, nel massiccio del Sella, e sale come sempre da solo la via Dibona con la variante Soraruf. Seicento metri di dolomia, difficoltà fino al quarto superiore, tempo un’ora. Il sogno di tentare il capolavoro di Comici diventa un progetto concreto.

“Sono salito come piace a me, senza zaino e senza telefono cellulare, con addosso una tuta e ai piedi le Superga, con otto moschettoni e altrettanti tra fettucce e cordini. Ero legato, ma per gran parte della via me la sono trascinata dietro. Solo sui tiri più duri mi sono autoassicurato davvero. Il clima era perfetto, la roccia era asciutta, un po’ fredda all’inizio e un po’ umida all’uscita”, racconta ancora Bini. “Quanto ho impiegato? Più o meno due ore e mezza, ma non ho controllato. Ho fatto la Comici-Dimai per me, non per tentare un record”.

Per “l’uomo che accarezza la roccia” (il titolo di un docufilm che gli è stato dedicato nel 2021), il 2 settembre è stata una giornata di forti emozioni. E non solo per le difficoltà e per l’esposizione della via. “Sulla Comici-Dimai non c’era nessuno. A sinistra, sulla Hasse-Brandler, ho visto una cordata. Mi hanno strillato “soloooo?”, io con emozione ho risposto “siiiii!”, mi hanno mandato uno “yahooo!” di entusiasmo. Erano lenti, credo abbiano bivaccato, ho rinunciato a guardarli perché vederli dall’alto su quegli strapiombi mi faceva impressione”.

Alla fine della parte più difficile, dove la Nord inizia a coricarsi, Pierluigi si trova a tu per tu con il suo passato. “Avevo salito la Comici-Dimai una volta sola, con Alberto Campanile, avevo 17 anni. Nei camini finali abbiamo fatto una coda dietro a una cordata più lenta. All’uscita il capocordata mi ha stretto la mano, si è congratulato e si è presentato. Era Claudio Barbier, un protagonista dell’alpinismo dolomitico”.

“Quest’anno, quando sono arrivato in quel punto, mi sono seduto e sono rimasto per qualche minuto in preda a una forte emozione. Ho pianto, ho sognato, poi ho raggiunto la via normale e ho iniziato a scendere. Lì c’era tanta gente, molti mi guardavano stupiti e mi hanno chiesto da dove arrivassi con le scarpe da tennis”, sorride ancora Pierluigi. “Ho risposto “dalla Comici-Dimai”, e ho visto sulle loro facce lo sconcerto. Prima che potessero replicare, ero già trenta metri più in basso. Ammetto che in quei momenti ho goduto”.

Gli sguardi sorpresi o critici degli altri alpinisti verso il suo abbigliamento, le sue Superga sdrucite e la sua attrezzatura ultralight sono ben note all’alpinista romano, che tra il 1975 e il 1979, nei suoi anni di continua attività sulle Dolomiti, è stato osservato in quel modo decine e decine di volte. Gli altri migliori alpinisti di quegli anni, a iniziare da Heinz Mariacher che poi è diventato suo amico, hanno invece sempre riconosciuto la sua classe.

Il 2 settembre, dal ghiaione alla base della via normale della Cima Grande, Pierluigi torna all’automobile, scende a Misurina, prosegue verso il Passo Pordoi dove il suo amico Almo Giambisi, un altro alpinista famoso, lo ospita nell’Hotel Col di Lana. Almo si congratula e lo abbraccia, i due cenano, poi Pierluigi va a letto ma passa la notte senza chiudere occhio. “Troppa adrenalina, troppa emozione” confessa.

L’indomani Bini posta su Facebook il suo scarno racconto, e iniziano a piovere complimenti. “Non ho parole. Sono emozionato per te e per quello che hai fatto. Sei un grande!” commenta Lucio Virzì. “Chapeau! Complimenti per il grande sogno realizzato” scrive Pino Calandrella. “Significa proprio oggi, 2 settembre 2023? Che eri un grande lo sapevo, ma…”, aggiunge Rudi Vittori, che come molti, nel vedere la notizia, ha pensato al racconto di un’impresa del passato prima di capire che invece si trattava di una cronaca attuale.

“Spero che anche i giovani capiscano il valore non solo tecnico, ma soprattutto simbolico e morale, di questa bellissima solitaria”, commenta sempre via social Davide Murari. “Beh, se già nutrivo una grande ammirazione per il tuo alpinismo oggi ho scoperto un uomo con una grande sensibilità e un cuore grande! Fortunato chi ti è amico” scrive Massimo Sollazzo. Decine di altri scrivono semplicemente “grande!”, “congratulazioni!”, “sei il migliore!”, “fantastico!”.

Almo Giambisi, che conosce bene l’alpinismo sulle Dolomiti e non solo, lascia sul profilo Facebook dell’amico il commento più articolato e probabilmente più bello. “Semplicemente grande Piero. Tu fai parte di quei grandi alpinisti storici che ho sempre ammirato, che piano piano si stanno estinguendo. E’ stato bello trascorrere la serata con te e ricordare gli amici del passato. Un abbraccio”.

Merita di essere citato anche il commento di un’amica alpinista che si firma con lo pseudonimo Iaia Queen. “Il 2 settembre è la data della solitaria di Comici nel 1937, credo non sia una data casuale”, scrive lei. “Non lo sapevo, guarda che coincidenza incredibile”, le risponde Pierluigi. Allora Iaia ribatte citando le parole di Emilio Comici: “Quando le mie mani poggiano sulla roccia, sparisce ogni stanchezza e ogni malavoglia. Una forza sconosciuta entra nel mio sangue, e più mi arrampico, più forte mi sento”. E conclude “Piero, lui era con te!”.

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