Itinerari

4 itinerari per scoprire la Roda di Vael sulle Dolomiti

Tra l’Alto Adige e il Trentino un’ampia scelta di itinerari consente di ammirare la Roda da tutti i versanti

Sul confine tra l’Alto Adige e il Trentino si alza una montagna a due facce. I valligiani di Fassa, da sempre la chiamano Roda, la vetta dal profilo arrotondato che domina i pascoli di Vael. In Val d’Ega, da sempre, questa è la Rotwand, la Parete Rossa.

Siamo nel gruppo del Catinaccio, tra i primi delle Dolomiti a essere esplorati e percorsi, e una via verso i 2806 metri della cima viene scovata molto presto. Negli anni, decine di vie di ogni difficoltà vengono tracciate sulla parete Est, una lavagna di roccia compatta che scende sul versante trentino.

Gli escursionisti esperti, o che si affidano a una guida, possono salire alla cima per il sentiero attrezzato dal rifugio Roda di Vael, per la facile ferrata che sale dal Passo del Vajolon o per quella del Masaré, nettamente più aerea e acrobatica. Un’ampia scelta di sentieri consente di ammirare la Roda da tutti i versanti.

A imporsi all’attenzione, però, è soprattutto la Rotwand, la Parete Rossa che domina i boschi di Carezza. Il primo a salirla per una via di quarto e quinto grado, nel 1908, è Angelo Dibona, guida di Cortina d’Ampezzo, con il collega Agostino Verzi e due clienti britannici. Il cuore della muraglia viene superato nel 1947 dal bolzanino Otto Eisenstecken, che pianta alcuni dei suoi “chiodini speciali”, i primi chiodi a espansione della storia. Ma la via è prima di tutto un capolavoro di arrampicata libera.

Nei decenni che seguono, aprono vie in artificiale sulla parete assi come Lothar Brandler, Dietrich Hasse, Cesare Maestri (per la sua via sono necessari 450 chiodi, Claudio Baldessari li toglie con un cric), Bepi De Francesch ed Erich Abram. L’arrampicata libera moderna arriva dal 1981 grazie a Bruno Pederiva, Heinz Mariacher, Luisa Jovane, Christoph Hainz e Oswald Celva. La Rotwand è un libro di storia dell’alpinismo, ma anche un monumento naturale straordinario.

Dal rifugio Paolina al rifugio Roda di Vael

(180 m di dislivello, 1.15 ore a/r, T)

Questo sentiero a mezza costa, amato dalle famiglie con bambini, conduce al rifugio Roda di Vael, in Trentino, partendo dal rifugio Paolina e dagli impianti di risalita altoatesini di Carezza. Una grande aquila di ferro ricorda Theodor Christomannos, un imprenditore di origine greca che fu tra i promotori del turismo dolomitico.

La seggiovia che sale al rifugio Paolina si raggiunge da Nova Levante (Welschnofen) per il Lago di Carezza, o da Tires (Tiers) per il Passo Nigra. Da Vigo di Fassa si scavalca il Passo di Costalunga. Il rifugio (2125 m) sorge accanto all’arrivo della seggiovia.

A piedi si segue il sentiero (segnavia 539) che sale tra i mughi fino all’aquila che ricorda Christomannos. Si continua in piano (segnavia 549), affacciandosi sulla Val di Fassa, poi si scende e si risale al rifugio Roda di Vael (2280 m, 0.45 ore) e vicina baita Marino Pederiva. Il panorama verso la Roda migliora se si sale per un sentierino e facilissime rocce al Ciampac (2316 m, 0.15 ore a/r). La discesa richiede 0.30 ore.

Il giro della Roda di Vael

(450 m di dislivello, 3 ore, E/EE)

La Roda di Vael può essere osservata da vicino seguendo il sentiero che scavalca il Passo del Vajolon, che separa la Roda dalla Sforzela e dai Mugoni. Dopo lo scioglimento della neve il percorso è elementare, anche grazie alle scale e alle passerelle di legno del versante altoatesino. Se non c’è rischio di temporali conviene percorrere l’anello nel pomeriggio, per ammirare la Parete Rossa con la luce migliore.

Con l’itinerario precedente si sale al rifugio Roda di Vael (2280 m, 0.45 ore) e alla baita Pederiva. Si riparte sul sentiero (segnavia 541) che continua in leggera salita, lascia a sinistra i segnavia per la ferrata del Masaré e la vetta della Roda, traversa dei pendii cosparsi da massi e raggiunge una conca e un bivio (2343 m).

Lasciato a destra il sentiero per il Passo delle Zigolade, si sale a sinistra a mezza costa (segnavia 551), si supera un tratto ripido e ci si affaccia su un vallone dominato dalla parete Ovest dei Mugoni. Una traversata porta al Passo del Vajolon (2560 m, 1 ora), da cui una ferrata sale alla vetta della Roda.

Si scende per un sentiero a tornanti nel canalone del versante altoatesino del Passo. Dove il terreno diventa ripido ci si sposta a destra, si costeggiano delle rocce e si superano le passerelle e le scalette di legno che hanno sostituito i vecchi infissi in ferro.

Al termine del canalone il sentiero si sposta a sinistra, e permette di scoprire la Parete Rossa. Si scende a tornanti fino a un sentiero pianeggiante, si va a destra (segnavia 549) tra enormi massi, si piega a sinistra al primo bivio, e si continua a mezza costa fino al rifugio Paolina e alla seggiovia (1.15 ore).

Dal Ciampedie al rifugio Roda di Vael

(350 m di dislivello, 2.30 ore a/r, E)

Il rifugio Roda di Vael può essere raggiunto anche dal Ciampedie, collegato da una funivia a Vigo di Fassa, che offre un magnifico panorama sul Catinaccio, le Torri del Vajolet e i Dirupi di Larsec. Al Ciampedie (1997 m), dove sono un rifugio della SAT e alcuni ristoranti, si può anche arrivare in seggiovia da Pera di Fassa.

Si scende al rifugio Negritella, si lascia a destra il viottolo per Gardeccia, e si continua su un sentiero (segnavia 545 e dell’Alta Via dei Fassani) ai piedi delle pareti delle Pale Rabiouse. Si traversa un ponte da cui appare la Roda, si sale allo Stallone di Vael (2020 m), dov’è possibile acquistare formaggi, e si continua su terreno arido e assolato fino al rifugio Roda di Vael (2280 m, 1.30 ore). La discesa richiede 1 ora.

L’anello del Passo delle Zigolade

(620 m di dislivello, 4.30 ore a/r, E/EE)

Un percorso classico e panoramico, che compie un anello verso Gardeccia. Negli anni scorsi ci sono state delle frane, occorre informarsi prima della partenza.

Con l’itinerario precedente si sale al Ciampedie, e si continua a piedi fino al rifugio Roda di Vael (2280 m, 1.30 ore). Si riparte verso destra (segnavia 541), si lascia a sinistra il sentiero per il Passo del Vajolon e si sale alla base della parete Sud-est dei Mugoni. Si passa sotto a un arco naturale, poi si sale su ghiaie al Passo delle Zigolade (2550 m, 0.45 ore), dove ci si affaccia sul Catinaccio e Gardeccia.

Il sentiero scende a tornanti su terreno ripido, poi obliqua a sinistra e risale a un bivio (2416 m) dove si continua (ancora segnavia 541) in diagonale alla base della parete Est del Catinaccio. Si raggiunge (2180 m) la strada sterrata, si risale ai rifugi Vajolet e Preuss (2248 m, 1 ora), poi si scende sulla strada fino alla conca di Gardeccia (1950 m, 0.30 ore). Un viottolo (segnavia 540) riporta al Ciampedie (0.45 ore).

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