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Addio a Lothar Brandler

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Photo courtesy oltrelevette.it

Quando negli anni settanta e ottanta si parlava della “Hasse-Brandler” sulla nord della Cima Grande di Lavaredo tra gli alpinisti si evocava qualcosa di particolarmente difficile e strapiombante, quasi mitico. Non che la vicina Comici fosse facile, ma la via dei tedeschi era stata pensata dritta, su per gli strapiombi gialli, con l’uso di “mezzi artificiali”, e supponeva un impegno importante per pochi eletti.

Lothar Brandler, nato a Dresda nel 1936, fu un formidabile scalatore, superò la Nord della Grande di Lavaredo a soli 22 anni, anche se probabilmente divenne famoso per i film che realizzò successivamente e che lo portarono per quattro volte a vincere la Genziana d’oro del Film Festival di Trento, la storica e, ci si consenta, ancor oggi più importante rassegna di cinema di montagna.

Reinhold Messner da notizia della scomparsa del grande Brandler dalle pagine della Gazzetta dello Sport, rammaricandosi soprattutto che l’importante produzione di film di montagna di Brandler non gli avesse consentito il pieno successo, anche economico, che avrebbe meritato. Come regista ha girato 130 documentari e tre lungometraggi.

Suoi sono film su itinerari alpinistici di grande impegno come “Direttissima” del 1960; nel 1964 riceve un nuovo riconoscimento a Trento con “Eine europsche Seilschaft” e poi nel 1967 con “Sensation Alpen” e nel 1974 con “Die Wand”. Nel 1984 vince la Genziana d’argento con “Cima Grande 1963 e1983”. L’ultimo film presentato a Trento stato “Gasherbrum montagne de lumie”.

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