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Come fotografare le cascate

Le cascate sono uno degli elementi più belli da fotografare in montagna: effetto seta, effetto fermo, uso dei filtri ND e polarizzatore. Tutte le tecniche spiegate da Cesare Re

Lenta e solenne pel silenzio alpino va la tua voce; la tua bianca spuma, in un fulgido nimbo cristallino, frangesi e sfuma

G Bertacchi, Cascata

Dopo aver parlato di come fotografare i laghi, vi racconto delle immagini di cascate, la colonna sonora delle nostre escursioni.

Senza voler allarmare nessuno, inizio a raccomandarvi come proteggere l’attrezzatura fotografica. L’acqua e anche le singole gocce non sono esattamente un toccasana per fotocamera e obiettivi. Alcuni strumenti fotografici sono tropicalizzati, ovvero hanno delle protezioni per evitare che acqua e polvere si insinuino negli interstizi e nelle varie ghiere. Nonostante questo, vi invito a stare molto attenti. Qualcuno “fodera” la propria attrezzatura con della plastica, lasciando spuntare l’obiettivo, attraverso un foro. La ritengo una soluzione un po’ estrema, da valutare solo se l’idea è quella di passare una giornata intera nel greto di un torrente o a immortalare cascate, e non di fotografare una cascata lungo il sentiero mentre stiamo compiendo una gita. Personalmente lo trovo un po’ macchinoso e preferisco lavorare con “fotocamera libera”, prestando un po’ di attenzione. Sicuramente lascio montato sull’ottica un filtro di protezione, in modo da difendere la lente dagli schizzi d’acqua. Qualcuno vi dirà che l’apposizione di un filtro di protezione modificherà tragicamente la resa ottica della vostra preziosa ottica: vero, ma la cosa è praticamente impercettibile. Ho pubblicato una ventina di libri e quasi un migliaio di articoli su riviste di carta patinata. Il 90% delle immagini è stata scattata con il filtro di protezione montato.

E poi, ci sono anche cascate poco impetuose che non creano alcun “effetto doccia”. Occhio anche al treppiede. Dopo una sessione fotografica, lasciatelo con le gambe estese e asciugatelo con un semplice straccio. Ecco, già che ci siamo, fate attenzione anche a voi stessi: le rocce antistanti cascate e torrenti sono logicamente bagnate e, spesso, piuttosto scivolose.

Luce, ombra e misurazione dell’esposizione

È più semplice fotografare le cascate in ombra. Il sole rende l’acqua molto riflettente e può creare problemi di esposizione. In questo caso, può essere necessario starare leggermente l’esposizione, modificando i valori suggeriti dall’esposimetro, con una sovraesposizione. Di quanto? Dipende dalla situazione, dall’intensità della luce e dall’insieme fotocamera – obiettivo. Utilizzando sistemi di esposizione a matrice (Matrix, per Nikon, Valutativa, per Canon, per esempio), in linea di massima, posso consigliare di modificare l’esposizione in sovraesposizione con valori compresi da 1/3 a 1 stop. Comunque consiglio di provare, in caso di scattare più immagini con sovraesposizioni diverse. Scattando con il formato raw, è possibile intervenire in post produzione, correggendo eventuali errori, entro certi limiti, ovviamente.

Se la cascata è invece illuminata per metà, o una parte, e per l’altra è in ombra? Tornate un’altra volta! Sto esagerando, ovviamente. È possibile scattare misurando l’esposizione in modalità spot, o media a prevalenza centrale, puntando il sensore sulla parte illuminata. L’acqua, brillante di luce, richiederà una sovraesposizione, come detto sopra, e la parte in ombra verrà comunque piuttosto scura. Si interviene poi in post produzione, schiarendo l’ombra e prestando attenzione alla comparsa di eventuali artefatti digitali. Per minimizzarli è opportuno scattare con iso molto bassi, intorno ai 100, o comunque con quelli nativi del sensore.

Effetto mosso e fermo

Per fermare il movimento dell’acqua è necessario usare un tempo di posa veloce. Se la luce è molto intensa, sarà più semplice ottenere un tempo di posa breve e bloccare la cascata. Se la luce è flebile, potrebbe essere necessario alzare gli iso, prestando attenzione al rumore digitale che aumenta all’aumentare degli iso. Si agisce anche sul diaframma. Più è aperto e più il tempo di posa è veloce. Attenzione, però, perché aprendo il diaframma diminuisce anche la profondità di campo. Se il soggetto è la cascata e non ci sono elementi su piani diversi, tipo rocce sul primo piano o altri soggetti sullo sfondo, non ci sono problemi. Se, invece, ci sono elementi in primo piano, diventa essenziale ragionare anche sulla profondità di campo e sul diaframma.

Questo problema, se cerchiamo l’effetto mosso dell’acqua (effetto seta), non si pone. In questo caso, infatti, si usano diaframmi chiusi, per ottenere tempi di posa conseguentemente lunghi. Quanto lunghi? Dipende dal tipo di cascata, dall’effetto desiderato e dalla portata d’acqua. Oggi il digitale ci aiuta. Per i primi temi e per fare esperienza, scattiamo con tempi di posa di diversa lunghezza per controllare l’effetto. Attenzione che, a volte, usare tempi di posa troppo lunghi rendono la cascata di un bianco eccessivo, sia dal punto di vista estetico, sia da quello tecnico, ovvero con immagini sovraesposte. Ovvio che con tempi di posa lunghi è indispensabile utilizzare il treppiede. Per ottenere l’effetto seta, quindi, settiamo iso bassi, intorno ai 100, poi chiudiamo il diaframma a valori introno a f 16 ed avremo un tempo di posa corrispondente lungo.

Se, però, la giornata è molto luminosa e la cascata è ben esposta al sole, può essere che il tempo di posa non sia comunque abbastanza lungo per ottenere l’effetto seta. Diventa, quindi, opportuno usare degli appositi filtri, come il polarizzatore o i filtri ND (Neutral Density).

Filtro polarizzatore

Serve a eliminare i riflessi sulle superfici riflettenti, tipo metalli, vetro e acqua. Sull’acqua si vedrà direttamente nel mirino l’effetto, con aumento di trasparenza della stessa e intensificazione del colore. Si usa con il sole alle spalle o di tre quarti. Se usate il polarizzatore, togliete il filtro di protezione, per non decrementare la qualità di immagine. Il filtro una volta avvitato, si ruota. Spostandolo vedrete la modifica dell’effetto visivo. A seconda di come lo si ruota, l’effetto sarà più evidente. Si perdono da uno a due stop di luce. Questo può aiutare ad avere un tempo di posa più lungo ed un effetto seta più intenso. Oltretutto renderà il cielo più saturo e le nubi bianche si staglieranno meglio dall’azzurro.

Filtri Neutral Density

Sono filtri neutri. Ovvero non creano dominanti di colore. Se sono di bassa qualità, in realtà, potrebbero creare qualche problema di dominante, da correggere poi in post produzione. Servono ad aumentare i tempi di posa, a seconda della loro gradazione. A seconda delle marche si classificano in ND 2; ND 4; ND 8; oppure ND 0,3; ND 0,6; ND 0,9 che tolgono rispettivamente 1, 2, 3 stop. Ci sono poi anche filtri con gradazione superiore che tolgono anche 5, 6 oppure 10 stop, detti big stopper. Con queste gradazioni così intense, però, si usano generalmente in altri contesti, come al mare o su fiumi, per ottenere l’acqua piatta, e molto meno sulle cascate di montagna, dove il rischio sarebbe quello di ottenere immagini di acqua senza dettaglio (totalmente bianche), proprio a causa del tempo di posa troppo lungo.

Esistono filtri a lastra o a vite. Se la luce è troppo intensa e, chiudendo il diaframma e settando iso bassi, non ottengo un tempo di posa sufficientemente lungo per avere l’effetto mosso dell’acqua, avvito il filtro ND. Per esempio, se imposto iso 100 e diaframma f 22 e ottengo solo 1/60 di secondo come tempo di posa, significa che c’è troppa luce. Aggiungo, quindi un filtro ND 8 che toglie 3 stop. Otterrò, quindi, 1/8 di secondo e l’acqua sarà mossa. Se voglio una cascata ancora più mossa, posso aggiungere, al filtro ND 8, altri filtri ND, oppure il polarizzatore stesso, che toglierà altri ulteriori 2 stop, con un conseguente tempo di posa di 1/2 di secondo.

Quando fotografare le cascate?

Sempre! Basta che ci sia acqua. Ogni stagione consente di scattare immagini di cascate interessanti. In primavera, in genere, l’acqua è molto impetuosa e le cascate sono particolarmente vivaci e spumeggianti. In estate, la portata d’acqua dipende da molti fattori, anche dal meteo. L’autunno è interessante per i colori sgargianti della vegetazione, mentre l’inverno è caratterizzato dalla presenza del ghiaccio.

Se le cascate sono alimentate da ghiacciai o da neve di fusione è probabile che siano più ricche d’acqua nel pomeriggio, quando il sole ha iniziato la sua azione di scioglimento. Alcune cascate, se alimentate da impianti idroelettrici, variano la portata d’acqua a seconda delle esigenze degli invasi, come per esempio le celeberrime Cascate del Serio


La Cascata dell’Inferno

Una sorta di porta d’ingresso per il paradiso dell’Alpe Devero (Val d’Ossola – Piemonte). Nikon D800; Nikkor 24-70 AFG 2,8; focale 44 mm; 0,6 sec; f/22; ISO 100. Gli iso bassi e il diaframma chiuso hanno consentito il tempo di posa lungo e il conseguente effetto seta. Fotocamera su treppiede. Immagine scattata in stagione autunnale. Treppiede.


La Cascata dell’Inferno in versione monocromatica

La conversione è stata effettuata con il programma Silver Efex Pro. I soggetti d’acqua si prestano molto al bianco e nero. In questo caso, ho scelto un contrasto molto forte e l’effetto mosso dell’acqua. Nikon D800; Nikkor 24-70 AFG 2,8; focale 55 mm; 0,6 sec; f/22; ISO 100. Treppiede.


La Cascata dell’Inferno, un paradiso per i fotografi!

Sono tantissime le possibilità di interpretare i salti d’acqua: ecco la versione invernale, con acqua e ghiaccio e il contrasto tra il mosso e il fermo. Nikon D810; Nikkor 70-200 AFG 2,8; focale 85 mm; 1/10 sec; f/16; ISO 100. La luce era poca e debole. Non è stato necessario chiudere ulteriormente il diaframma e neanche usare un filtro per prolungare l’esposizione. Treppiede.


Luce e ombra sulla Cascata dell’Inferno

Uno scatto molto difficile. L’esposizione è stata misurata in Matrix, poiché questo sistema tende a schiarire leggermente le ombre. Ho sovraesposto di uno stop rispetto al valore dell’esposimetro, per cercare di ottenere un po’ di dettaglio sulla parte in ombra che è stata poi leggermente schiarita in post produzione. Ovvio che l’arcobaleno diventa il punto forte di questa foto. Nikon D810; Nikkor 24-70 AFG 2,8; focale 44 mm; 0,6 sec; f/16; ISO 100. Treppiede.


La Cascata dell’Inferno con effetto fermo

In questo caso, ho dovuto alzare gli iso, una cosa che non faccio quasi mai, ma volevo avere un tempo di posa molto veloce, senza aprire il diaframma. Nikon D810; Nikkor 24-70 AFG 2,8; focale 50 mm; 1/500 sec; f/8; ISO 800. Treppiede.


Le Marmitte dei Giganti

Nei pressi degli Orridi di Uriezzo. Nikon F90x; pellicola Kodak T Max 100; Nikkor 35-70 2,8 AFD; filtro polarizzatore. Treppiede.


Il torrente Savara

In Valsavarenche, nel Parco del Gran Paradiso, con effetto fermo dell’acqua, con tanto di gocce. Per ottenere un tempo di posa molto veloce, ho dovuto alzare gli iso a 1600. Nikon D800; Nikkor 24-70 AFG 2,8 Credo sia uno dei pochissimi scatti del mio archivio con iso così alti. 1/4000 sec; f/5,6; ISO 1600. Il soggetto, tra l’altro, era anche in ombra, quindi flebilmente illuminato.


La cascata “ambientata”

In Val d’Egua, nei pressi del Rifugio Cai Boffalora. In questo caso, la cascata è “ambientata”, con la montagna sullo sfondo. Indispensabile il treppiede, perché il tempo è lungo e la profondità di campo deve essere estesa. Nikon D850; Nikkor 24-70 AFG 2,8. La maggior difficoltà di questo scatto è stato trovare un punto sicuro e non scivoloso, per piazzare il treppiede.


Cascata di Val Nera

Nei pressi di Livigno. Nikon D810; Nikkor 24-70 AFG 2,8; 1/15 sec; f/16; ISO 100. Filtro ND 8, per prolungare il tempo di posa, altrimenti troppo lungo. Dal punto di vista compositivo, la fotocamera è stata posta vicino al suolo, alla regolazione più bassa consentita dal treppiede.


Cascata di Val Nera

Nei pressi di Livigno. Punto di vista particolare, con il torrente in primo piano e la cascata sullo sfondo. Dopo aver scattato immagini più classiche, si cerca sempre si trovare delle alternative estetiche interessanti. Nikon D850; Nikkor 18 AIS 3,5; 1/8 sec; f/16; ISO 100. Treppiede. Filtro ND 8. Da notare l’ottica, un grandangolo vecchio di 30 anni, o forse di più. Ben diaframmato è ancora una buona ottica, soprattutto se si inquadra qualcosa in primo piano, regolando la messa a fuoco sullo stesso.


Il Cervino e l’acqua

Ho dovuto piazzare il treppiede in mezzo al torrente. In questo caso, per precauzione, cerco comunque di tenere la fotocamera anche a tracolla, per evitare che il tutto scivoli rovinosamente in acqua. Nikon D800; Nikkor 24-70 AFG 2,8; 1/15 sec; f/16; ISO 100. Treppiede. Filtro ND 8, perché la luce era molto intensa.


Cascata in Val di Rhemes

Nel Parco del Gran Paradiso. La stessa foto, scattata con tempi di posa diversi, con effetto fermo ed effetto mosso.

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