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Fotografare i fiori in montagna

Da panorami d’ampio respiro a fiori in primo piano. Tempi, diaframmi, profondità di campo, composizione, attrezzatura per macrofotografia e luce flash

Prati policromi, cespugli colorati, oppure soggetti singoli, i fiori sono elementi importanti della fotografia di montagna. Possiamo parlare di fiori come elemento del paesaggio, oppure di soggetti in primo piano, dove l’immagine è caratterizzata da petali e pistilli. In ogni caso ci sono sempre molte possibilità di ottenere immagini interessanti di questi elementi.

I Narcisi, al Pian delle Nere, in Val Sacra. Foto Cesare Re

Non esistono più le mezze stagioni e forse neanche le stagioni

Inizio in maniera scanzonata e leggera, parafrasando un vecchio detto: non esistono più le mezze stagioni. In anni recenti, viste bizze meteorologiche varie (ma in fondo ci sono sempre state), non è semplicissimo stabilire una stagione canonica per la fioritura. Molto dipende anche dalle varie specie floreali. Posso dire che i mesi migliori siano maggio, giugno e luglio, a seconda del clima, della quota e del momento del disgelo, tutte componenti variabili di anno in anno. Variano…appunto. Se, per esempio, parliamo del crocus, può essere che spunti anche a febbraio, allo sciogliersi della prima neve, ma che siano presenti anche a maggio, alle quote più alte, quando la neve non è più presente da molto tempo, alle quote più modeste. Oppure l’elleboro, alle quote meno alte, impreziosisce già i boschi a fine febbraio. Anche le soldanelle sono fiori precoci, quasi da fine inverno, ma è possibile trovarle tranquillamente anche a giugno. Sono sufficienti, infatti, un momento di caldo improvviso o una nevicata primaverile abbondante per anticipare o ritardare il periodo di fioritura. Sovente a maggio o giugno, a bassa quota, ove è più caldo e la neve si è già disciolta, si trovano fiori presenti nel mese di luglio un po’ più in alta quota e così via. La stagione primaverile-estiva giunge, infatti, in montagna, a seconda della quota.

Prati fioriti, nella fotografia di paesaggio: come comporre l’immagine

Prati ricchi di fiori si trovano soprattutto nelle quote medio basse, appena al limitare del bosco. Nelle immagini d’ampio respiro con i fiori, le regole di composizione sono praticamente le stesse della classica fotografia di paesaggio. Studiando l’inquadratura è importante ricordare di osservare anche i lati e gli angoli, per evitare di includere elementi indesiderati che diventano poi evidentissimi una volta che guardiamo la foto a schermo intero nel computer. A volte, per evitare di inquadrare tracce di sentiero e baite indesiderate può essere sufficiente abbassare il punto di ripresa, magari inginocchiandosi, rendendo così il primo piano più evidente. Quando abbiamo fiori in primo piano è importante scegliere accuratamente il punto di messa a fuoco, in genere sui pistilli del fiore più vicino.

Fiori come primo piano, cime come sfondo

In genere, in un paesaggio d’ampio respiro, si privilegia il primo piano, come punto di messa a fuoco. Si sceglierà poi come rendere lo sfondo delle montagne, se molto nitido o soffuso, modulando la profondità di campo, aumentandola, chiudendo il diaframma, o diminuendola, aprendo il diaframma. Nulla vieta di puntare ad avere un primo piano fiorito nitido, e uno sfondo meno evidente. L’importante è che le montagne all’orizzonte siano leggibili e, in alcuni casi, anche riconoscibili. Per i fiori, il punto di messa a fuoco è nella maggior parte dei casi sui pistilli.

Occhio all’orizzonte!

Decidere dove inquadrare l’orizzonte è molto importante. Metterlo perfettamente nel mezzo significa ottenere un’immagine statica, poco dinamica. Posizionarlo in alto, comprendendo molto del prato fiorito, in inquadratura, significa evidenziare, per esempio, i fiori e minimizzare un cielo magari poco significativo, di un azzurro senza nubi, oppure addirittura bianco e lattiginoso, il peggiore in fotografia. Possiamo dire, quindi, che il punto di vista, scattando in piedi, oppure in ginocchio, o con posizione ancora più vicina al suolo (dolorosamente sdraiati, magari poggiati sui gomiti), cambia radicalmente e ci consente di ottenere foto sempre diverse.

Singoli fiori e particolari: macro? No…Close up

Va ricordato, in primis, che la fotografia di fiori può essere, in linea di massima, definita come fotografia di close up, una sorta di macro moderata. Si fotografano, infatti, soggetti piccoli, ma non piccolissimi e, difficilmente, ci si spinge ad un livello di ingrandimento eccessivo. Esistono poi specie floreali di generose dimensioni che non necessitano neanche dell’utilizzo di ottiche particolari, ma che ben si prestano ad essere fotografate anche con gli obiettivi standard, forniti a corredo delle fotocamere, anche se, per un lavoro fotografico più accurato, potrebbero essere necessari strumenti più specifici e un’attrezzatura adeguata. Il tutto, ovviamente, deve essere rapportato alla scelta del peso che si intende portare nello zaino e del tempo di marcia dell’escursione e a quello da dedicare alle varie soste fotografiche.

Corredo e attrezzatura fotografica per i fiori: tra macro e close up 

Esistono molteplici strumenti per la fotografia a distanza ravvicinata: obiettivi macro, zoom siglati macro, tubi di prolunga, soffietto, lenti addizionali, anelli d’inversione e vari flash. Non potendo scarpinare lungo i sentieri, trasportando quintali di attrezzature senza l’ausilio di portatori, muli, una carriola o volontari muscolosi, sarà necessario limitarne il carico all’essenziale. L’obiettivo macro è senza dubbio la scelta migliore sia per qualità che per semplicità d’uso. Costruiti per mettere a fuoco a distanza ravvicinata consentono di restituire su pellicola o sensore il soggetto anche al rapporto di 1:1 (una moneta verrà riprodotta alla sua grandezza naturale, cioè occuperà tutta la superficie della pellicola o del sensore). Pratici e di elevata qualità consentono anche di mettere a fuoco all’infinito. Possono, quindi, essere utilizzati anche come normali obiettivi. Esistono di diversa focale, in genere da 50, 105, 180, 200 mm (recentemente sono state prodotte lenti anche di diverse focali). Per la fotografia di fiori è ideale una focale vicina al 50 mm con un rapporto di riproduzione di 1:2, ma anche un versatile 100 mm svolgerà il suo lavoro a dovere.
Gli zoom più moderni hanno una discreta capacità macro, alcuni sono in grado di raggiungere un livello di riproduzione interessante. Pur non ottenendo i livelli qualitativi dei “veri” macro consentono di scattare occasionalmente buone immagini e di non sobbarcarsi l’ulteriore peso di un obiettivo specifico. La più grande limitazione di questi zoom è, a mio avviso, la scarsa luminosità (f 4/5,6 in genere) che rende l’immagine nel mirino piuttosto scura, creando qualche difficoltà nella messa a fuoco che, spesso, a distanza ravvicinata deve essere regolata manualmente.
Tubi di prolunga e soffietti sfruttano il fatto secondo il quale gli obiettivi mettono a fuoco più da vicino aumentando la distanza tra ottica e piano pellicola o sensore. Frapponendo, quindi, tra fotocamera e obbiettivo, tubi o soffietti, si diminuisce la distanza di messa a fuoco, ottenendo così maggior ingrandimento. I tubi sono pratici e leggeri ma non consentono di variare l’ingrandimento se non a passi fissi (a seconda del loro spessore e dell’aggiunta di un tubo sull’altro). Il soffietto, invece, accorciandosi e allungandosi, permette di ottenere ingrandimenti, facilmente variabili, di ogni tipo (anche 2:1, 3:1 ecc. ; il soggetto appare su pellicole o sensore 3 volte più grande). È però scomodo, ingombrante, costoso, impossibile da usare senza un solidissimo cavalletto e richiede sempre l’ausilio della luce artificiale. Tra l’altro, ormai, con la continua e indissolubile diffusione delle fotocamere digitali, strumenti del genere sono sempre meno utilizzati, anche perché richiedono capacità tecniche e nozioni delle quali il fotografo sembra sentire sempre meno l’esigenza di imparare (pochi soffietti mantengono le informazioni obiettivo – fotocamera. Diventa necessario calcolare l’esposizione con esposimetro sterno e scattare in stop down). Insomma…lasciatelo a casa!
Le lenti addizionali sono, invece, pratiche, comode, leggere ed economiche (ottime per iniziare). Si avvitano, come un semplice filtro, sull’obiettivo, consentendo però ingrandimenti moderati e qualità non proprio impeccabile. Sono leggerissime e, come i tubi di prolunga, possono essere abbinate a ottiche di varie focali. Il maggior pregio rimane la leggerezza.
L’anello d’inversione, per finire, è sicuramente il metodo più economico per scattare fotografie ai fiori. Serve per montare l’obiettivo invertito sulla reflex perdendo, però, gli automatismi della fotocamera. In linea di massima chi intenda acquistare accessori macro si informi sempre sulla compatibilità con la propria reflex, soprattutto se digitale, e della perdita o meno della trasmissione del diaframma, dell’accoppiamento dell’esposimetro e di altre funzioni elettroniche o meccaniche. Spesso i principianti tendono a sottovalutare l’utilizzo di obiettivi grandangolari che consentono di ottenere ottime immagini ambientate, ovvero con il fiore e l’ambiente circostante, magari anche con una bella cima come sfondo. Interessante anche la possibilità di utilizzare teleobiettivi che consentono con semplicità di ottenere immagini con i fiori a fuoco e lo sfondo totalmente sfocato, in modo da far risaltare il soggetto principale; in questo caso è indispensabile l’uso del treppiede che, tra l’altro, andrebbe sempre utilizzato nella fotografia di fiori.

Luci e illuminazione

L’illuminazione è importantissima. La luce del sole dona, infatti, effetti naturali e piacevoli. Il momento migliore per scattare è sicuramente la mattina, in genere non più tardi delle dieci. Oltre al tipo di luce, importante è pure la sua direzione: ottima quella bassa e laterale che dà forma e rilievo all’immagine (luce di prima mattina o illuminazione di tardo pomeriggio). Un altro effetto molto interessante è il controluce che, se opportunamente controllato, conferisce al soggetto un’atmosfera suggestiva, mettendo in risalto i profili di petali e stami. Un cartoncino bianco, posto vicino al fiore e sapientemente orientato, può essere utile per direzionare la luce del sole nella maniera che ci sembra più opportuna e schiarire così eventuali ombre.

Tempi, diaframmi e treppiedi

Per ottenere una elevata profondità di campo sono necessari diaframmi chiusi tipo f 11, f 16, f 22. Visti i corrispondenti tempi di posa probabilmente lunghi è indispensabile il cavalletto. Meglio un modello che consenta di avvicinarsi notevolmente al suolo. Interessanti anche le tipologie di treppiede detti “da tavolo”, alti una quindicina di centimetri, che consentono una visuale dei fiori piuttosto inusuale, dal basso o al loro stesso livello (ci sono diversi modelli di treppiedi da tavolo. Munitevi di un tipo robusto, in grado di reggere il peso dell’insieme, reflex più obiettivo). Chi intendesse, invece, isolare il soggetto dallo sfondo utilizzi diaframmi più aperti come f 4, f 5,6, f 8 in modo da ottenere il fiore a fuoco e il suolo o il cielo sfocato. Altro problema, soprattutto utilizzando tempi lunghi, è il vento: in montagna c’è praticamente sempre e tende ad aumentare dopo le 10 circa. È necessario, quindi, sfruttare le prime ore della giornata e aspettare, obiettivo puntato, il momento propizio fra una folata e l’altra. Se il vento è particolarmente calmo, tanto da consentirci di scattare con un paio di stop in meno, può essere utile un filtro polarizzatore in modo da saturare i colori.

Luce Flash e luce ambiente: la tecnica del fill in

Se il soggetto è in ombra o la luce naturale non è quella che riteniamo idonea, si possono ottenere buoni risultati utilizzando il flash. Il lampo serve anche a fermare un soggetto mosso dal vento. I risultati migliori si ottengono utilizzando il flash collegato alla fotocamera tramite un apposito cavetto, oppure comandato a distanza (non con il flash sul contatto caldo della slitta, o con quello incorporato). In questo modo si può orientare il fascio direzionale della luce a proprio piacimento. Parlare in maniera esauriente della tecnica flash significherebbe usufruire di pagine e pagine del sito di Montagna.Tv. Mi limiterò, quindi, a raccontarvi la tecnica del fill in, ovvero come mischiare la luce ambiente alla luce artificiale.

Sfondo chiaro e sfondo scuro

Fill in, significa “riempire”. Questa tecnica consente di schiarire le ombre, mischiando la luce ambiente con quella artificiale, per schiarire: un fiore, una roccia in primo piano, ecc. Il lampo deve essere equilibrato con la luce del sole, senza sovrastarla, ottenendo il primo piano “schiarito” e lo sfondo illuminato. Esempio: misuro la luce ambiente e ottengo una coppia tempo diaframma di 1/30 e di f 16. L’idea è di ottenere lo sfondo chiaro, illuminato come il primo piano: voglio mischiare la luce ambiente con la luce flash (tecnica fill in). Dovrò impostare la stessa coppia tempo e diaframma che ho ottenuto misurando l’esposizione, quindi 1/30 e f 16. Poi utilizzo il flash. In questo modo ottengo una luce flash identica a quella ambiente e avrò il soggetto illuminato dal flash con la stessa luminosità dello sfondo, illuminato dal sole. Oppure, desidero lo sfondo più scuro del soggetto: voglio illuminare il soggetto con la luce flash e avere lo sfondo più scuro, anche nero. Invece di impostare la stessa coppia tempo diaframma, quindi 1/30 e f 16, utilizzerò un tempo di posa più veloce, per esempio 1/250. Ovvero passo da 1/30 a 1/60, 1/125, sino ad arrivare a 1/250, sottoesponendo di tre stop l’esposizione dello sfondo. Visto che il tempo di posa influenza lo sfondo, avrò lo stesso sottoesposto, quindi scuro, perchè la luce del lampo arriva solo sul soggetto e non sullo sfondo.

In sequenza, come si fa?

In maniera sintetica, descrivo le fasi di impostazione di base di fotocamera e flash, senza approfondire ulteriormente.

  • Si setta la fotocamera in M (manuale) e il flash in TTL.
  • Si sceglie un diaframma chiuso, tipo f 11, f 16, f 22, in modo che la luce non sia troppo forte e “bruci” il soggetto: più i diaframmi sono aperti, cioè vicini a 2,8, 4 ecc. più la luce del flash è forte e arriva lontano e viceversa.
  • Si impostano iso bassi, intorno ai 100, perché se si utilizzano iso alti la luce del flash sarebbe troppo forte e “brucerebbe” il soggetto (come per i diaframmi di cui sopra).
  • Si imposta, sulla fotocamera, il corrispondente tempo di posa suggerito dall’esposimetro. Praticamente si imposta la fotocamera come se non stessimo usando il flash.
  • Si accende ora il flash. La luce del lampo, in questo modo, sarà la stessa della luce ambiente (misurata con l’esposimetro della fotocamera). Visto che la luce del flash illumina solo il soggetto (per esempio il fiore in primo piano), lo sfondo sarà illuminato dalla luce naturale.
  • Se voglio lo sfondo un po’ più scuro, oppure molto scuro o anche nero? Una volta misurata l’esposizione (per esempio f 16; 1/15) non farò altro che usare un tempo di posa più veloce. Se, invece di 1/15, imposto 1/30, lo sfondo sarà leggermente più scuro, se imposto 1/60 sarà ancora più scuro, sino ad impostare 1/250 (in genere il tempo massimo di sincronizzazione) e allora lo sfondo sarà totalmente nero, in quanto sottoesposto di 4 stop, rispetto al valore letto dall’esposimetro. La luce del flash, con questo ultimo tempo di posa, sovrasterà nettamente la luce ambiente.
  • Se il soggetto è troppo chiaro? Posso allontanare fisicamente il flash, oppure chiudere ulteriormente il diaframma o abbassare gli iso, se possibile. Se è troppo scuro, posso avvicinare fisicamente il flash, oppure aprire il diaframma, oppure alzare gli iso.
  • Con tempi di posa lenti, anche con il flash, diventa indispensabile usare il treppiede.

Illuminatori a led

Esistono anche illuminatori a led, a luce continua, interessanti per questo tipo di foto. Alcuni sono leggeri e facilmente trasportabili. La luce è molto fredda, ma si può scaldare con appositi filtri ambrati, in genere forniti a corredo, o con regolazioni di temperatura di colore incorporati in alcune tipologie di illuminatori. Sono più facili da controllare, rispetto al flash, ma molto limitati, come potenza e consumano notevolmente le batterie.


I Narcisi

I Narcisi, al Pian delle Nere, in Val Sacra. La fotocamera è posta a terra, con messa a fuoco sui pistilli in primo piano. Sullo sfondo si vedono le cime.
Nikon D800; Nikon 17-35 afs 2,8; f 16; 1/100; iso 100.  


Gli Ellebori

In un sottobosco ricco di Ellebori, è opportuno anche provare a cercare qualche soggetto diverso, che si discosti per il colore, o per la forma, o per le dimensioni. Dopo aver ottenuto una serie di immagini interessanti, quindi, ci si può dedicare a qualche peculiarità estetica, come quella della foto sottostante, coi fiori di colore diverso, rispetto alla maggioranza degli altri e con un insieme di luci e ombre particolare. Reflex settata in M, con esposizione identica a quella della luce ambiente, la stessa che si sarebbe usata anche senza l’uso del flash.
Nikon D 800; Nikkor 60 af 2,8. Reflex a terra. Flash sul primo piano. f 16; 1/30 (- 0,3 EV), fill flash.


Il petalo

Mettere sempre a fuoco il pistillo…quasi sempre. In questo caso la messa a fuoco è sul petalo. I Pistilli sono evidenti, grazie al controluce. La misurazione della luce è in spot sul petalo, con sovraesposizione di 0,5 EV. Nikon D 800; Micro Nikkor 60 mm 2,8 af.


I pistilli

Il grandangolare è vicinissimo al fiore. La messa a fuoco sui pistilli. Potrei definire lo scatto come una sorta di macro ambientata con lo sfondo del bosco ben visibile ed identificabile.
Nikon D800; Fish Eye 15 afd; 2,8. Sigma. 1/60 sec; f 16; ISO 200.


Il prato fiorito

Quando un prato fiorito ha soggetti un po’ diradati, usando un teleobiettivo si comprimono i piani e i fiori sembrano essere molto più numerosi.
Nikon D800, Micro Nikkor 70-180 afd 4,5/5,6; 1/1600 sec; f 4,8; iso 200.


Le Genziane

Genziane. Il controluce evidenzia la forma e la trama del fiore. La messa a fuoco è accuratamente sul pistillo più vicino. Sovraesposizione di 1/3 di ev, per evitare una foto troppo scura, a causa del controluce.
Nikon D810; Micro Nikkor 60 2,8 af; 1/200 sec; f 16; iso 100.


Le Scarpette di Venere

Scarpetta di Venere. Un bel gruppo di fiori: bellissimi, colorati, gialli e dalla forma inconsueta, ma assolutamente iconica. Una straordinaria occasione fotografica e un momento assolutamente emozionale, gioioso. Uno di quegli attimi per i quali il mio lavoro e il peregrinare per le alpi assume un senso assoluto, dove tutto sembra essere al posto giusto. Si proprio tutto…dopo più di 20 anni di professione trovo la Scarpetta di Venere, senza neanche cercarla. È il solito nesso di casualità, la giusta congiunzione “montano-fotografica”.
Nikon D810; Sigma 15 mm 2,8 AFD. Fish Eye.


Le Margherite

Un punto di vista “basso” è interessante quando c’è un primo piano ravvicinato, come in questo caso, nei pressi del Passo dello Spluga. Diaframma f 16, per profondità di campo estesa e per ottenere il sole a stella e 1/60 di secondo. Ombre sul primo piano, schiarite in post produzione, visto il controluce pieno.
Nikon D800; Sigma 15 2,8 afd, fish eye.


La luce

Il flash incorporato è quello presente sulla maggior parte delle fotocamere. È debole e, generalmente, in una posizione poco favorevole, poiché in asse con l’obiettivo. Senza il lampeggiatore, i fiori sarebbero risultati scuri, quasi neri, a causa del sole in inquadratura. Non avevo il flash che, altrimenti, avrei usato con il relativo cavo, staccato dalla fotocamera. Ho, quindi, utilizzato il flash incorporato della D800, come riempimento, per schiarire i fiori. Ho settato il Nikkor 24-70 alla focale minima e con diaframma f 16, in modo da ottenere: molta profondità di campo, il sole a stella e il lampo del flash debole, visto la vicinanza del soggetto. Gli ISO della reflex erano bassi, 100 iso, per ottenere: ottima qualità di immagine e lampo del flash debole, altrimenti avrei sovraesposto i fiori. Ho impostato la fotocamera in manuale, per misurare l’esposizione. Con f 16, il relativo tempo di posa era di 1/60 di secondo. La luce artificiale era uguale a quella ambiente. Ho illuminato sia il primo piano (dal flash), sia lo sfondo (dalla luce ambiente). In questo modo sono visibili sia i fiori, sia le montagne.


Gli Eriofori

Da terra, sfruttando il vento che muove gli steli degli Eriofori, con il Cervino sullo sfondo.
Nikon D810; Sigma 15 mm 2,8 AFD. Fish Eye.

Scopri la rubrica Fotografare in Montagna: qui la prima puntata, dedicata all’alba e al tramonto. Qui la seconda puntata, dedicata all’utilizzo di grandangolo e teleobiettivo. Qui la terza puntata, dedicata agli alberi. Qui la quarta puntata, dedicata agli animali. Qui la quinta puntata, dedicata al corredo per il foto-trekking. Qui la sesta puntata, dedicata ai laghi. Qui la settima puntata, dedicata ai paesaggi in bianco e nero. Qui l’ottava puntata, dedicata alla fotografia con lo smartphone.

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