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Fotografare gli Alberi, nel paesaggio di montagna

Un soggetto solo apparentemente semplice: luce, composizione, esposizione e obiettivi

…Pini ed abeti senza aura di venti si drizzano nel sol che gli penetra…

G. Carducci, da “Mezzogiorno Alpino”

Situazioni di Luce

Gli alberi sono un soggetto molto comune. Sono le situazioni di luce e le scelte compositive a rendere una foto diversa e interessante. È, quindi, necessario trovare dei modi per fotografarli in maniera efficace, sfruttando le occasioni più interessanti. Il sole basso, anche grazie alla conformazione dei rilievi, spesso, illumina solo una parte del bosco, così come la luce che, improvvisamente, filtra dalle nubi. Quel singolo albero pennellato da un raggio di sole, oppure un ristretto gruppo di larici che si evidenzia dal resto del bosco in ombra, diventa il soggetto ideale per uno scatto differente. Spesso le giornate nebbiose sono l’ideale per questo genere di fotografia. L’alternarsi di nubi e brume, a volte, modifica l’estetica stessa di un crinale alberato, rendendo lo scenario l’ideale per uno scatto. Anche un meteo avverso, come pioggia e neve, rende lo scenario e l’estetica di un bosco meno consueta e più peculiare, così come la presenza del vento che può esaltare l’effetto mosso di arbusti e alberi.

Autunno in Alpe Veglia. Foto Cesare Re

Gli alberi nelle stagioni

Ogni stagione offre possibilità e situazioni diverse. In Primavera, il colore verde delle piante e, soprattutto, dei larici diviene particolarmente brillante e vivido. Le prime pigne e le gemme sui rami intricati sono un soggetto molto descrittivo della stagione in corso e della rinascita della vegetazione. Stesso discorso per le immagini che comprendono sia alberi, sia le prime fioriture, altra icona del sopraggiungere della Primavera e del risveglio della montagna. Le gemme sui rami, anche, divengono un soggetto molto interessante, magari da riprendere in primo piano. In Estate è più semplice muoversi nei boschi, vista l’assenza di neve e le numerose ore di luce. Raggiungere le location per scattare è più agevole, anche alle quote più alte, al limitare della vegetazione, alla ricerca di scenari meno consueti, rispetto al bosco fitto. L’Autunno è la stagione dei colori, con le sfumature di giallo, arancio, rosso e marrone che tingono gli alberi rendendoli diversi dal consueto. Il sole è molto basso, con una luce dura e intensa che disegna le forme e rende il paesaggio molto scenografico. A volte la presenza di foschia e nebbia bassa trasforma il bosco rendendolo sempre diverso. L’Inverno, con la neve che veste gli alberi, può regalare scenari sempre diversi. Persino da spogli e secchi, alcuni alberi possono suggerire atmosfere attrattive. Con la luce bassa dell’autunno e dell’inverno, può anche essere interessante giocare con le ombre dei tronchi che possono diventare linee guida nella composizione della foto.

Quando fotografare?

Esattamente come nella fotografia di paesaggio, gli orari preferibili sono quelli del primo mattino, poco dopo l’alba e quelli della sera, poco prima del tramonto. La luce è bassa e radente ed evidenzia le forme, esaltando i colori e le sfumature. In autunno e inverno, però, a differenza della stagione estiva, la qualità della luce è buona anche in altri orari della giornata, visto che il sole rimane comunque basso. Interessante anche notare che, spesso, la luce fa capolino tra una vetta e l’altra, rimanendo magari solo per pochi minuti, per poi scomparire dietro le rocce e rispuntare poco dopo. Determinante anche considerare che, in alcune forre o vallate molto strette e anguste, il sole non illumini il fondovalle per alcuni mesi l’anno, rendendo inutile ogni “attesa fotografica”. Anche l’assenza di sole, o la nebbia offrono spunti interessanti. Nel primo caso, il cielo grigio rende atmosfere particolari, così come nubi intense; nel secondo la luce tenue tende ad appiattire le sagome, con atmosfere particolari e inconsuete.

Obiettivi tele, grandangolari e treppiede

Tutte le ottiche offrono immagini interessanti, a seconda dell’immagine che si intende scattare. I teleobiettivi sono utilissimi per selezionare il soggetto e isolarlo da un contesto più ampio. Molto utile usufruire del fenomeno della compressione dei piani, che schiaccia la prospettiva, rendendo la distanza tra i vari soggetti inquadrati minore di quanto non sia in realtà. L’uso di obiettivi grandangolari, invece, consente di ottenere inquadrature d’ampio respiro esaltando o esasperando alcuni aspetti con inquadrature particolari, magari dal basso verso l’alto o, comunque, con l’obiettivo perfettamente in bolla. Il grandangolo, invece, dilata i piani, rendendo il primo piano più grande di quanto non sia in realtà, dilatando la prospettiva dello sfondo. Il treppiede è sicuramente molto utile, sia per ottenere immagini nitide, sia perché richiede un certo tempo per regolare le varie ghiere e posizionare il tutto. Questo procedimento richiede una certa concentrazione che aiuta ulteriormente nella cura della composizione e nella selezione della migliore inquadratura. In alcuni casi, usando potenti teleobiettivi, diventa indispensabile avere un treppiede solido e robusto, nonostante la presenza dello stabilizzatore, su molti teleobiettivi e su alcuni sensori delle fotocamere. Se ti interessa approfondire lo stabilizzatore ne ho parlato qui, in teleobiettivi e stabilizzatore. Per concentrarsi sui particolari può essere utile anche un obiettivo macro (tipo 60, 105 mm) che, scattando con luce bassa e radente, evidenzierà le forme e la materia (texture in gergo fotografico) della corteccia o piccoli particolari degli alberi stessi.

Esposizione

In alcuni casi, visto i colori accesi e la differenza di illuminazione tra soggetto e sfondo sarà opportuno prestare attenzione alla misurazione dell’esposizione. Misureremo cioè la luce sul soggetto principale, gli alberi, evidenziandoli dal contesto generale. In questi casi è raccomandata la misurazione spot, o la media compensata, da puntare generalmente sulle parti più illuminate (alte luci). Se vogliamo ottenere massima profondità di campo ricorriamo a diaframmi molto chiusi (f 11oppure f 16). Per isolare, invece, un singolo albero, soprattutto utilizzando il teleobiettivo, scegliamo un diaframma aperto (f 2,8 o f 4), in modo da rendere lo sfondo e gli altri particolari meno leggibili e maggiormente soffusi. Può essere utile anche un filtro polarizzatore per rendere i colori più saturi e accesi.

Consigli Tecnici per fotografare gli alberi

    • Ogni stagione offre opportunità particolari: l’intenso verde in primavera, la folta chioma estiva, i colori spettacolari dell’autunno e la galaverna o la neve che li ammanta in inverno.
    • L’orario migliore, in genere, è il primo mattino o la sera, poco dopo l’alba e poco prima del tramonto, quando la luce bassa e radente evidenzia le forme e la materia. Svegliati presto!
    • Cerca atmosfere diverse e sfrutta gli elementi naturali, come vento, pioggia, neve e nebbia.
    • Anche i particolari sono un soggetto interessante: cortecce, foglie, radici, la cui materia (texture in fotografia) risulterà essere più evidente se scatti con luce bassa e radente. Utile, in questi casi, un obiettivo macro (tipo 60, 105 mm).
    • Il teleobiettivo consente di isolare il soggetto, magari un singolo albero su un crinale. Le ottiche lunghe comprimono i piani: se fotografi un filare di alberi con un teleobiettivo, la distanza tra un albero e l’altro risulterà essere minore di quanto non sia in realtà.
    • Il grandangolare, invece, ti consente di ottenere ottime immagini di insieme e di esaltare o esasperare alcuni aspetti con inquadrature particolari, magari dal basso.
    • Per curare maggiormente l’inquadratura ti consiglio, quindi, di utilizzare sempre il cavalletto che, oltre a rendere l’insieme reflex obiettivo più stabile, richiede più tempo per selezionare l’inquadratura, consentendoti di lavorare in maniera più riflessiva.
    • In alcuni casi, visto i colori accesi e la differenza di illuminazione tra soggetto e sfondo, è opportuno prestare attenzione alla misurazione dell’esposizione. Misura cioè la luce sul soggetto principale, evidenziandolo dal contesto generale.
    • Se vuoi ottenere massima profondità di campo ricorri a diaframmi molto chiusi (f 11; f 16). Per isolare, invece, un soggetto, soprattutto utilizzando teleobiettivi, scegli un diaframma aperto (f 2,8; f 4), minimizzando la profondità di campo.
    • Anche in era digitale ti può essere utile il filtro polarizzatore che eliminerà i riflessi su erba e foglie, rendendo il colore più saturo, anche perché il suo effetto non è replicabile in post produzione.

Larici nella nebbia

La magica atmosfera della nebbia, con un gruppo di larici che spunta improvvisamente dalla coltre bianca. In queste situazioni, so per esperienza che avere un po’ di pazienza e fermarsi sui propri passi, consente di scattare immagini molto diverse, grazie al veloce spostamento di nubi e nebbie. Val Formazza, Riale.
Nikon D850; Nikkor 70-200 f 4 AFG; 1/320 sec; f/8; ISO 400. Treppiede. Misurazione in media compensata.


Aghi in controluce

Il netto controluce rende brillanti gli aghi e totalmente scura la corteccia del tronco. Ho misurato l’esposizione in spot sulla parte luminosa degli aghi, in modo da sfruttare il controluce. Nei pressi del Passo Gavia, in Valfurva.
Nikon D800; Nikkor 70-200 f 4 AFG; 1/100 sec; f/11; ISO 250.


Larici sul crinale

Nei pressi del Lago di Loie, nella Valle di Cogne, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Un raggio di luce illumina i larici, proprio sul crinale sovrastante il sentiero di salita. Stavo fotografando un gruppo di camosci e avevo già montato il 300 mm. Giusto il tempo di puntare la Nikon F5 e il Nikkor 300 f4, per scattare un paio di immagini, sottoesponendo per evidenziare la silhouette dell’albero di destra. Poi una nube ha modificato nettamente lo scenario.


La nebbia

In Val Vigezzo, in una mattinata di fine settembre, con una forte inversione termica che crea l’effetto nebbia, nella piana della valle. Ho scattato diverse immagini, con diverse focali e cambiando obiettivo. Lo spettacolo della nebbia che danza tra gli alberi ha creato scenari continuamente diversi.
Nikon D700; Nikkor 80-200 f 2,8 afd; f 5,6; 1/100; ISO 100.


Il sole

Il sole spunta dal crinale, dietro ai larici. Sono all’Alpe Devero, luogo che conosco molto bene. In ottobre sapevo che il sole sarebbe spuntato a momenti, proprio da quel crinale. Ho piazzato con calma il treppiede, regolato fotocamera e ottica e ho aspettato lo spuntare del sole.
Nikon D800; Nikkor 70-200 f 4 AFG; 1/60 sec; f/11; ISO 200.


Larici sulla morena

Lungo il sentiero che scende dal Bivacco Hinderbalmo, verso il ghiacciaio del Belvedere, ai piedi della Est del Rosa, a Macugnaga. Questi larici erano illuminati da una luce bassa e radente, nel mese di ottobre, uno dei momenti più belli per fotografare gli alberi. Anche la posizione dei larici è particolarmente interessante, in fila sulla morena del ghiacciaio. Ho sfruttato l’ombra davanti e dietro gli alberi, misurando l’esposizione sui larici illuminati e sottoesponendo, in modo da ottenere le parti scure ancora più dense e con poco dettaglio. Nikon D810; Nikkor 24-70 f 2,8 AFG; f 8; 1/250; iso 100; esposizione spot.


La luce autunnale

In Val Sorba, laterale della Valsesia, ci sono bellissimi boschi di faggio, una rarità nella zona, ricca soprattutto di larici e abeti. L’autunno diventa, quindi, il momento migliore per fotografare questi splendidi alberi. Salendo all’Alpe Sorbella, mi sono fermato moltissime volte per ammirare e fotografare questi soggetti, illuminati dalla luce dura e forte della stagione dei colori. Ho schermato il sole con il tronco e compensato leggermente l’esposizione per ovviare al controluce netto.
Nikon D800; Nikkor 24-70 f 2,8 AFG; f 11; 1/250; iso 100; esposizione spot sulle foglie colorate e illuminate.


I faggi

Sempre in Val Sorba, ho sfruttato l’ombra retrostante i faggi nettamente illuminati. Misurando l’esposizione, in media compensata, sulle foglie illuminate, ho sottoesposto di 2/3 di stop, in modo da “staccare” gli alberi dallo sfondo.
Nikon D800; Nikkor 24-70 f 2,8 AFG; 1/100; f/8; ISO 100.


Il vento e la neve

Una folata di vento alza la neve che corre tra i larici secchi, nella località di Crampiolo, all’Alpe Devero. A volte è il vento che disegna forme inconsuete e rende la foto diversa e attraente.
Nikon D800; Nikkor 24-70 f 2,8 AFG; 1/500; f/11; ISO 100.


L’ombra

In pieno inverno, i larici se non sono innevati perdono fascino, dal punto di vista estetico. A volte, può essere interessante cercare di raccontarli in maniera diversa. In questo caso, ho sfruttato l’ombra dell’albero sulla neve. Il larice diventa quasi una linea guida che conduce l’occhio dell’osservatore verso la cima.
Nikon D800; Nikkor 24-70 f 2,8 AFG; 1/250; f/14; ISO 100.


L’autunno

In autunno, mi piace giocare con l’insieme di luci e ombre, determinate dalla luce dura e netta della stagione. Mi trovavo all’Alpe Veglia, circondato da luci e colori di una vegetazione dalle tonalità cangianti. In questi casi, per ottenere i larici illuminati e le ombre scure è importante misurare con cura l’esposizione in spot nelle parti illuminate degli alberi, per poi sottoesporre, leggermente, rispetto ai valori dell’esposimetro.
Nikon D800; Nikkor 24-70 f 2,8 AFG; 1/80; f/7,1; ISO 200.

Scopri la rubrica Fotografare in Montagna: qui la prima puntata, dedicata all’alba e al tramonto. Qui la seconda puntata, dedicata all’utilizzo di grandangolo e teleobiettivo.

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