Itinerari

Sei ciaspolate nei Parchi delle Dolomiti

Quando si parla delle Dolomiti, da qualche anno, si cita solo la loro inclusione nel Patrimonio dell’UNESCO. Invece queste montagne, da molti anni, sono tutelate da un sistema di aree protette che ha permesso la salvaguardia di un paesaggio straordinario, il ritorno dell’orso in Trentino e la tutela di molte altre specie di animali e di piante. Compongono questa rete il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, due Parchi della Provincia di Trento (Paneveggio-Pale di San Martino e Adamello-Brenta), uno del Veneto (Dolomiti d’Ampezzo), uno del Friuli-Venezia Giulia (Dolomiti Friulane) e quattro dell’Alto Adige (Sciliar-Catinaccio, Puez-Odle, Fanes-Sennes-Braies e Tre Cime), la Riserva di Stato di Somadida, e decine di Biotopi protetti. Muoversi in un Parco, con le ciaspole o in un altro modo, garantisce di trovare degli ambienti integri ma non cambia le regole di sicurezza, a iniziare dall’obbligo di avere ARTVA, pala e sonda se ci si inoltra in una zona valangosa. Per chi non ha esperienza di montagna, la soluzione migliore è affidarsi alle escursioni condotte da guide alpine.

Dal Passo di Monte Croce Comelico all’Alpe di Nemes

(300 m di dislivello, 3 ore a/r, WT1)

Le Dolomiti di Sesto, tutelate da uno dei Parchi più belli dell’Alto Adige, fanno da sfondo a questa camminata che inizia dal Passo di Monte Croce Comelico, che si raggiunge da Sesto (Sexten) o Padola. Dal posteggio (1636 m) di fronte all’Hotel Passo di Monte Croce, si segue la strada forestale innevata (segnavia 131) che sale verso l’Alpe di Nemes.

Una deviazione segnata a sinistra conduce al Lago Nero (1751 m). Si torna alla strada, si supera una baita e si continua sul sentiero estivo (ancora segnavia 131) che raggiunge un altopiano e lo traversa fino alla Malga di Nemes (1877 m), aperta e gestita d’inverno. Si torna per la stessa via, tra andata e ritorno si cammina per 3 ore. 

Da Pederü al rifugio Sennes e al Piz da Peres

(da 200 a 750 m di dislivello in salita, 750 m di dislivello in discesa, da 3 a 5 ore a/r, WT2)

L’altopiano di Sennes, affacciato su San Vigilio di Marebbe, è altrettanto suggestivo di quello di Fanes. D’inverno il rifugio Sennes è aperto e gestito, e offre una piacevole sosta. La salita al Piz da Peres, 2308 metri, completa in bellezza la giornata.

Da San Vigilio si raggiunge in auto il rifugio Pederü (1548 m). Si continua sulla strada battuta che sale a stretti tornanti in un ripido canalone chiuso da pareti rocciose, esce a sinistra toccando una croce, poi raggiunge il rifugio Fodara Vedla (1966 m). Un percorso più comodo conduce al rifugio Sennes (2116 m).

Si riparte con le ciaspole per una stradina innevata, si sale a sinistra, si scavalcano dei cocuzzoli e si raggiunge il Piz da Peres (2308 m). Si scende per la stessa via, occorrono 5 ore a/r. Se si sale a Sennes con un gatto delle nevi, per poi ridiscendere a piedi, la durata è minore.  

Da Braies a Prato Piazza e al Monte Specie

(da 50 a 350 m di dislivello, da 1.30 a 3.45 ore a/r, WT1/WT2)

L’altopiano di Prato Piazza (Platzwiese) si raggiunge da Braies ed è un magnifico belvedere. Fino al rifugio Vallandro si cammina su una strada battuta, la seconda parte è un’escursione con le ciaspole. Da Braies (Prags) si segue la strada fino a Ponticello (1491 m). Da qui si continua in auto (pedaggio) o con le navette fino al posteggio (1950 m) che precede l’altopiano di Prato Piazza.

Si continua a piedi, sulla strada battuta che si addentra sul pianoro, in vista della Croda Rossa d’Ampezzo e del Cristallo. Si toccano il rifugio Prato Piazza (1990 m) e l’Hotel Croda Rossa, e si continua in comoda salita, ai piedi del Picco di Vallandro e accanto alla pista da fondo, fino al rifugio Vallandro (Dürrenstein Hütte, 2040 m), affiancato dai resti di un forte austro-ungarico. Qui la strada battuta finisce, tra andata e ritorno occorrono 1.30 ore.

Si continua sulla strada militare che sale verso nord, torna a destra per aggirare il Picco di Vallandro, e scende alla Sella del Monte Specie (Strudel Sattel, 2200 m), con altri resti della Grande Guerra. Per un comodo pendio, si raggiunge la vetta (2307 m), belvedere sulle Tre Cime. Questo tratto richiede 2.15 ore a/r.

Madonna di Campiglio: dal Patascoss a Malga Ritort

(100 m di dislivello, 2.30 ore a/r, WT1)

Tra i belvedere di Madonna di Campiglio, uno dei migliori è la Malga Ritort, che si raggiunge comodamente dal rifugio Patascoss per una stradina pianeggiante percorsa da slitte trainate da cavalli. L’itinerario che suggeriamo è un po’ più lungo.   

Dal rifugio Patascoss (1720 m), che si raggiunge in auto o con gli impianti, si traversa (attenzione!) un pianoro percorso dagli sciatori, si costeggia in salita una pista, poi si entra nel bosco del Pian degli Uccelli e si continua a saliscendi fino alla conca del Canton di Ritort, dominata da un ripido gradino roccioso. La carrareccia innevata della Val di Canton, con lo sfondo delle Dolomiti di Brenta, porta alla Malga Ritort (1747 m) e alla stradina per Patascoss. Occorrono 2.30 ore.   

Sull’Altopiano delle Pale di San Martino

(da 50 a 300 m di dislivello, da 1 a 3 ore a/r, WT2/WT3)

L’Altopiano, “tetto” delle Pale di San Martino, è un ondulato tavolato carsico che si estende tra i 2500 e i 2600 metri. D’inverno il rifugio Pedrotti è chiuso, ma la funivia della Rosetta è aperta, e una passeggiata con le ciaspole in questo ambiente impressionante è consigliata a tutti. Chi non vuole spingersi da solo in un ambiente severo può farsi accompagnare da una guida alpina.

Da San Martino di Castrozza si sale in cabinovia al Colverde e poi in funivia alla Rosetta (2630 m). Per il sentiero estivo, spesso invisibile, si supera un tratto a mezza costa (attenzione!), poi si scende comodamente al rifugio Pedrotti, (2581 m), chiuso d’inverno.

Si può proseguire a verso est (destra arrivando), o a sud verso il Passo Val di Roda, oltre il quale un ripido vallone precipita verso San Martino. In buone condizioni della neve si può salire alla Cima delle Scarpe (2802 m), impressionante belvedere

Nella Foresta di Paneveggio

(320 m di dislivello, 3 ore a/r, WT1)

La Foresta di Paneveggio, nel Parco trentino che include anche le Pale, è una delle più belle delle Alpi. L’itinerario inizia dai posteggi (1524 m) tra la Stazione Forestale di Paneveggio e il Centro Visitatori (chiuso d’inverno), la zona si raggiunge da Predazzo, da Falcade per il Passo di Valles e da San Martino di Castrozza per Passo Rolle.

Dal posteggio basso, tralasciato il sentiero estivo per il “ponte tibetano” sul Travignolo, si traversa un ponte coperto, ci si tiene a sinistra e a destra a due bivii, e si sale a ritrovare la strada accanto a un altro posteggio (1630 m), che si può utilizzare abbreviando il percorso.

Si va a destra su una strada innevata che sale a mezza costa, traversa il Rio di Valibona e un secondo impluvio senza nome, piega a sinistra e sale fino ad affacciarsi sul pianoro di Malga Colbricon. Si può anche salire prima del secondo impluvio, sulle tracce di ciaspolatori e scialpinisti, l’itinerario termina accanto alla malga (1838 m), chiusa da anni. Si torna per la stessa via, occorrono 3 ore a/r.

Cortina: dalla strada del Falzarego al rifugio Dibona

(350 m di dislivello, 2.30 ore a/r, WT1)

In estate, il rifugio che ricorda la guida Angelo Dibona può essere raggiunto in auto, ed è il punto di partenza di escursioni, arrampicate e ferrate famose. D’inverno, la passeggiata che lo raggiunge dalla strada del Falzarego è uno degli itinerari più suggestivi dei dintorni di Cortina d’Ampezzo.

La passeggiata inizia dal bivio (1698 m), sulla destra salendo da Pocol e Cortina, in vista della Tofana di Rozes. Si imbocca la strada battuta (spesso le ciaspole sono superflue) che sale alle panoramiche Malghe Fedarola, e poi sale a larghe svolte lasciando a destra i tracciati per la Baita Pie’ Tofana e il rifugio Pomedes. Un tratto obliquo a sinistra e delle svolte portano al rifugio (2003 m).

Si scende per lo stesso itinerario, occorrono 2.30 ore a/r. Un percorso può diretto sale dal posteggio del Rio Bianco (1732 m) sulla strada del Falzarego. Si seguono i segnavia 442 nel Bosco di Cianzopè.

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