Nuptse
Alle sue pendici è morto Ueli Steck, sulla sua cima sono arrivate solo poche spedizioni. Non è un Ottomila per meno di duecento metri, il Nuptse. Montagna difficile, le vie che ne solcano i versanti sono poche e tutte estreme. Meta per intenditori ha certamente ancora spazio da offrire a chi vuole cimentarsi con l’avventura dell’alpinismo.
Geografia
Il Nuptse, che raggiunge la quota di 7861 metri, si trova nella regione del Khumbu, 2 chilometri a ovest-sudovest rispetto all’Everest. Rappresenta la porzione più occidentale del massiccio Everest-Lhotse, da questo deriva anche il suo nome, Nuptse, che in tibetano significa “picco ovest”.
Il Nuptse è costituito da 7 cime, che si dispongono lungo una cresta principale con andamento est-ovest. In ordine di altezza sono Nuptse I, Nuptse II, Nuptse Shar I, Nuptse Nup I, Nuptse Shar II, Nuptse Nup II, Nuptse Shar III.
La prima salita
La cima principale del Nuptse è stata salita per la prima volta il 16 maggio 1961 da parte di una spedizione britannica composta da Chris Bonington, Les Brown, James Swallow, Pemba Sherpa, Dennis Davis e Tashi Sherpa. A guidare il gruppo Joe Walmsley.
Il primo a individuare un possibile itinerario che permettesse di raggiungere la vetta del Nuptse è Sir John Hunt che grazie a un rivelamento fotografico osserva un “varco” lungo la cresta sud. Da questa osservazione nasce la spedizione che nel 1961 prova (e riesce) sulla montagna, prima nessuno ha mai provato a raggiungere la vetta della montagna. Non solo per le difficoltà intrinseche offerte dalla scalata, ma anche per la vicinanza con due giganti come l’Everest e il Lhotse che hanno distratto i frequentatori occidentali della zona.
La spedizione inglese raggiunge i piedi della montagna nei primi giorni dell’aprile 1961. L’idea iniziale è quella di affrontare la cresta sud, che subito si presenta lunga e insidiosa. Una prima perlustrazioni della zona permette agli scalatori di identificare quello che ritengono un percorso più diretto alla vetta, lungo la cresta centrale alla parete sud. Dopo aver identificato l’itinerario subito i membri della spedizione si mettono all’opera per preparare la via di salita. Lavoro arduo che impegna gli alpinisti in complicati passaggi e tratti delicati muovendosi su un terreno incognito. Giorno dopo giorno il percorso si compie e già il 13 aprile riescono a fissare campo 2 a 5790 metri. Oltre avrebbero incontrato una parete rocciosa, da aggirare, un camino a V, fessure piene di ghiaccio e strapiombi da togliere il fiato. Ancora avanti intagliando gradini nel ghiaccio duro su pendii dalle pendenze improbabili e finalmente campo 3 a poco più di seimila metri di quota. Da qui in poi la cresta prosegue tortuosa e complessa, tanto da arrivare a convincere gli scalatori che sia inutile andare avanti, che non abbia senso. Ma i pensieri non sono serviti a fermarli, anzi. Un metro alla volta la via si è compiuta. A fine aprile sulla montagna ci sono 4 campi montati mentre dal cielo un cambiamento della meteo porta perturbazioni cariche di neve, che copiosa si riversa sulla montagna mentre la spedizione raggiunge i 6500 metri. L’arrampicata è faticosa ed estenuante con queste condizioni, ma il 13 maggio sono ugualmente a 7162 metri, dove fissano campo 7. Da qui sarebbe partito l’attacco alla vetta.
Il 16 maggio, alle 7 del mattino locali, Dennis Davis e Sherpa Tashi lasciano il campo 7 per dirigersi verso la vetta. Prima di poter cantare vittoria li aspetta ancora un difficile lavoro: intagliare i gradini nel ghiaccio del canale sommitale. Il compito li impegna per 6 ore, tempo che trascorrono all’ombra gelida della montagna, prima di sbucare sulla cresta sommitale. Da qui, baciati dal sole, proseguono per facili difficoltà fino a toccare il punto più alto alle 16.15. In cima una pausa, le foto di rito, un abbraccio, poi via verso la sicurezza del campo che hanno regolarmente raggiunto alle 19. Il giorno seguente anche Chris Bonington, Les Brown, James Swallow e Pemba Sherpa avrebbero tentato la vetta, riuscendo a toccarla intorno alle 11.30 e facendo ritorno al campo per le 14.
Importante evidenziare come, dopo l’avvenuto successo sulla montagna, la spedizione si sia spesa per ripulire la via dall’attrezzatura e da quanto altro posizionato per consentire la salita ridando al Nuptse la sua naturalezza.
Vie alpinistiche
Il Nuptse non è una montagna molto battuta e frequentata, per questo è anche difficile parlare della presenza di una via normale alla vetta. A dimostrazione di questo l’itinerario dei primi salitori, chiamato Via Scott, conta una manciata di ripetizioni. Tra quelle che si ricordano maggiormente il 17 maggio 2012 raggiungono la cima, dopo aver percorso la via, Gerlinde Kaltenbrunner e David Göttler. Nel maggio 2013 l’inglese Kenton Cool fa qualcosa in più concatenando Nuptse, Everest e Lhotse.
La via dei primi salitori lungo la parete sud è considerata come la prima esperienza su big wall tecniche in Himalaya. Le vie aperte successivamente sulla sud non raggiungono la vetta. Da evidenziare Moonlight Sonata, la linea aperta nel novembre 2003 da Valery Babanov e Yura Koshelenko che sale per la parete sud e raggiunge la cima del Nuptse East (salita vincitrice del Piolet d’Or 2004) e anche quella dei francesi Stephane Benoist e Patrice Glairon-Rappaz che nell’ottobre 2008 hanno aperto una nova via lungo la parete sud raggiungendo la vetta principale, fondamentale evidenziare come nella parte alta questa si ricongiunga alla via dei primi salitori e non proceda indipendente per la cima. Nell’ottobre del 2017 si muove sulla sud del Nuptse Le Gang des Moustache, come è soprannominato il trio composto da Hélias Millerioux, Frédéric Degoulet e Niçois Benjamin Guigonnet. I tre in stile alpino aprono un nuovo itinerario che raggiunge la cima del Nuptse Nup II a 7742 metri.
Altri eventi storici importanti
Il 30 aprile 2017 muore, durante una salita di acclimatazione sul versante ovest del Nuptse, lo scalatore Ueli Steck. Travolto da una scarica di ghiaccio e roccia era in fase di preparazione in previsione dell’ambizioso progetto di traversata Everest-Lhotse nel tempo record di 48 ore.
Guida al Nuptse
Per raggiungere il Nuptse bisogna seguire lo stesso percorso che porta all’Everest. Raggiungere i piedi della montagna non è difficile, e per molti rappresenta un sogno (più per la vista sull’Everest che sul Nuptse). I trekker si possono avvicinare alla montagna durante tutto l’anno, anche se il periodo migliore per visitare Everest e Nuptse va da inizio marzo a metà maggio e da inizio settembre a metà novembre. Gli alpinisti non possono invece scappare a questi range climatici pre e post monsonici (a meno che vogliano tentare un’ascensione invernale).
Per raggiungere il Nuptse la prima cosa da fare è volare su Kathmandu, la capitale nepalese, da cui prendere un volo interno per Lukla. Sono operative diverse compagnie e il volo dura appena 25 minuti ma, per alcuni potrebbe essere l’esperienza più adrenalinica di tutto il viaggio. In alternativa è possibile volare su Phaplu, tre giorni di cammino a sud di Lukla, o a Jiri, a sette giorni da Lukla. In caso di maltempo i voli potrebbero subire ritardi o slittamenti.
A Lukla inizia il trekking verso campo base, che dura circa 10 giorni. Il primo giorno di solito si raggiunge il villaggio di Monju, porta del Parco nazionale di Sagarmatha, dove è necessario esibire il passaporto e pagare una tassa di 3000 Rupie Nepalesi. Da qui il cammino prosegue verso Namche Bazar (3440 m), dove solitamente ci si ferma per un giorno o due in modo da adattare il corpo alla quota. Quindi si arriva a Tengboche (3870 m) e poi al villaggio di Pangboche (3860m). Il giorno successivo si supera quota 4000 raggiugendo Pheriche (4240 m), quindi ancora Lobuche (4930m) e Gorak Shep, che sarà il punto di partenza per visitare il campo base dell’Everest e osservare il vicino Nuptse. Per il rientro si consiglia di proseguire attraverso il passo Cho La (5370m) e poi lungo la splendida Valle di Gokyo.
Se siete persone abituate a gestirvi in autonomia e a organizzarvi da voi i vostri viaggi-avventura potete raggiungere il campo base in autonomia. Non è infatti obbligatorio avere con se guide e portatori. In caso contrario il consiglio è quello di rivolgersi a un’agenzia specializzata che saprà costruirvi un pacchetto su misura. In Nepal ne esistono molte e molto affidabili. Lungo tutto il percorso è possibile soggiornare nei comodi lodge dotati ormai di ogni comfort, persino di rete internet.
Gli alpinisti interessati alla scalata del Nuptse dovranno premunirsi di un permesso di scalata. Come per i trekker queste spedizioni possono essere organizzate in autonomia, oppure avvalendosi di un’agenzia specializzata.