Il 21 dicembre è iniziato ufficialmente l’inverno e così anche la stagione alpinistica in Himalaya e Karakorum. Sono diverse le spedizioni che saranno impegnate sulle grandi montagne del mondo tra Nepal e Pakistan durante la stagione fredda, alcune sono già arrivate da tempo e sono pronte all’azione, altre sono ancora ai blocchi di partenza. Facciamo allora il punto della situazione per essere preparati a quando si entrerà nel vivo delle invernali.
Everest
A tentare il tetto del Mondo in inverno c’è Jost Kobusch, che è in Nepal ad acclimatarsi da metà novembre. Un mese passato in quota durante il quale ha salito alcuni 6000 della regione. Ora il tedesco è al campo base dell’Everest pronto a sfidare nuovamente la cresta occidentale senza ossigeno e in solitaria. L’obiettivo di quest’anno, ha spiegato più volte Jost, è quello di accumulare altra esperienza dopo la spedizione del 2019/20, magari raggiungendo gli 8000 metri, per puntare alla vetta l’anno prossimo.
“Questa volta ho con me 200 kg di attrezzatura. Può sembrare molto, ma è sorprendentemente poco! Quest’anno non ci sarà un campo base classico. Quindi nessun campo con cuochi, tenda mansa e cucina, ma solo la mia piccola tenda. Ciò significa un numero notevolmente inferiore di materiale. L’ultima volta avevamo con noi poco meno di una tonnellata di attrezzatura (“Noi” allora significava anche i due cuochi), compreso il cibo, gli utensili da cucina e le tende extra. Era decisamente diverso. Penso che sia bello quando cambia, è sempre così eccitante” scriveva l’alpinista da Lukla. Come infatti aveva raccontato, il campo base sotto la parete sarà essenziale e funzionale solo alla scalata, mentre nei momenti di riposto tornerà a Lobuche, villaggio a tre ore dal campo base, dove risiederanno il cuoco e un’altra persona che si occuperà di tenere i contatti radio.
Manaslu
Al Manaslu troviamo due spedizioni questo inverno. La prima di Simone Moro e Alex Txikon e una seconda che lega in cordata Oswald Rodrigo Pereira, Sophie Lenaerts e Stef Maginelle.
Simone Moro, arrivato in Nepal un paio di settimane prima del resto della squadra, ha concluso la sua fase di acclimatamento salendo con Pasang Rinzee Sherpa il Lobuche Peak (6119m) e l’Ama Dablam (6812m). Rispetto a quanto programmato, non ha trascorso la notte in cima all’Ama Dablam: arrivato in vetta dopo una notte a C2, il bergamasco è tornato al campo base complimentandosi per il record di velocità di Cazzanelli dello scorso autunno.
Ora Simone è atteso al campo base del Manaslu, dove sono già arrivati Alex Txikon e compagni, che hanno trascorso una notte a 4300m, ma che devono ancora iniziare la vera fase di acclimatamento per portarsi la pari di Moro. Il fatto che il bergamasco sia più avanti con l’adattamento alla quota potrebbe essere un bel vantaggio sulle tempistiche di allestimento della via. Staremo a vedere.
Oswald Rodrigo Pereira è invece ancora solo, le sue compagne di spedizione arriveranno solo a inizio gennaio a causa di mancanza di giorni di ferie. L’alpinista polacco si è dedicato i giorni scorsi all’acclimatamento salendo e scendendo di quota nella zona di Samagaun, villaggio prima del campo base del Manaslu. Oggi è arrivato al campo base. Scopriremo così se è prevista, come ci si immagina, una collaborazione con la squadra di Alex e Simone.
Nanga Parbat
Hervé Barmasse, David Gottler e Mike Arnold sono arrivati i giorni scorsi a Gilgit e si sono già messi in viaggio per raggiungere il campo base del versante Rupal del Nanga Parbat.
Cho Oyu e K2
Sono invece ancora ai blocchi di partenza le spedizioni al versante nepalese del Cho Oyu e al K2.
L’alpinista di Taiwan Grace Tseng è ancora in patra in attesa di ottenere il visto per il Pakistan e partire per la sua avventura al K2.
Gelje Sherpa ha una squadra confermata di cinque scalatori, ma ne vorrebbe dieci per emulare il successo ottenuto l’anno scorso sul K2 in inverno. Al momento il suo sogno di una nuova via sul versante nepalese del Cho Oyu è ancora ferma in cerca finanziamenti.
