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Nord dell’Eiger. Jacopo Larcher e Barbara Zangerl ripetono “Odyssee” in 16 ore

Nel 2018 Jacopo Larcher e Barbara Zangerl firmarono la prima ripetizione di Odyssee (8a+), una delle vie più impegnative della Nord dell’Eiger, aperta e liberata da Roger Schaeli insieme a Robert Jasper e Simon Gietl nel 2015. Ci vollero 4 giorni. Nelle scorse settimane la esilarante coppia costituita da Nico Favresse e Seb Berthe è riuscita ad effettuarne una ripetizione in giornata. In 18 ore per la precisione. Un record effimero. Lunedì 14 settembre infatti Larcher e Zangerl sono tornati a raggiungere la vetta lungo Odyssee in 16 ore esatte.

Un obiettivo che era nella mente dei due da tempo. “Quando abbiamo effettuato la ripetizione nel 2018 – ricorda Jacopo Larcher – abbiamo subito iniziato a sognare di salirla in giornata. Di solito non miriamo a fare le cose in velocità, quindi sarebbe stata per entrambi una sfida. E devo ammettere che è stata decisamente divertente”. 

L’avventura non è però iniziata nel migliore dei modi. Il 10 settembre, in un precedente tentativo, hanno rischiato parecchio a causa del maltempo improvviso. “E’ stato probabilmente il giorno di arrampicata più impegnativo che abbiamo mai affrontato – il commento di Barbara Zangerl – . L’Eiger può essere divertente come l’arrampicata nel Rätikon ma in un tempo davvero breve le condizioni possono cambiare e finisci per sperimentare quanto complessa sia in realtà la parete Nord”.

Il racconto di Barbara Zangerl

“Dopo un inizio di primissima mattina – racconta la Zangerl – ci siamo trovati letteralmente a combattere per superare una zona molto umida della parete. In totale c’erano 4 tiri umidi tra un 6c+ e un 7c. Arrampicare un 7c carico di umidità risulta estremamente difficile e insicuro. C’è voluto parecchio tempo, fortuna e tanta motivazione per raggiungere il secondo bivacco dei cechi, ma alla fine eravamo perfettamente in orario. Nella parte superiore della parete abbiamo trovato condizioni perfette e siamo stati decisamente veloci, raggiungendo il passaggio chiave alle 6 del pomeriggio. Il tempo sembrava ancora bello. C’erano ancora 4 tiri facili da affrontare prima di raggiungere la vetta entro le 24 ore. Eravamo a 16 ore dalla partenza, non ero mai caduta e l’umore era alto. Avevamo abbastanza tempo secondo i calcoli. Due tiri più tardi una enorme tempesta ci ha investiti. Ha iniziato a grandinare e buttare giù pioggia a più non posso, e io ero nel bel mezzo del penultimo tiro. Ero completamente fradicia, senza possibilità di raggiungere la sosta successiva o scendere. Non ci sono protezioni fisse infatti sul tiro. Ho dovuto improvvisare e ho trovato buona come soluzione tornare da Jacopo. In tale situazione abbiamo saputo lavorare perfettamente come squadra, grazie alle tante avventure vissute insieme. Le temperature si sono abbassate tremendamente e l’acqua si è trasformata in ghiaccio. Abbiamo affrontato la discesa di 31 tiri sotto una cascata d’acqua. Quando abbiamo raggiunto il bivacco e i nostri tiepidi sacchi a pelo alle 10 di sera non avremmo potuto sentirci più felici“.

Una esperienza non facile da gestire, ma “migliore di qualunque vetta o successo”. Sono così tornati alla base, senza rimpianto di aver abbandonato al penultimo tiro, vista la situazione rischiosa.

Finalmente il bel tempo

Abbandonare il progetto? Certo che no. Recuperate energie fisiche e mentali Jacopo e Barbara hanno deciso di concedere al loro progetto una seconda chance. Lunedì, con delle previsioni meteo favorevoli, e assenza di temporali all’orizzonte, sono tornati in parete, “ancora stanchi a livello osseo dopo l’ultimo tentativo”.

“All’1 e 30 di lunedì mattina siamo partiti – prosegue Barbara – . Abbiamo arrampicato la prima metà della via nell’oscurità. La parte più speziata della parete era ancora parecchio umida ma almeno non abbiamo dovuto affrontare la salita sotto la doccia. Eravamo in anticipo di 3 ore rispetto ai precedenti tentativi e abbiamo raggiunto il bivacco ceco alle 7.30 del mattino. L’umore era alto e ci stavamo divertendo nel dare il massimo per salire in velocità lungo la parte superiore della parete. Alle 5.30 del pomeriggio eravamo entrambi in vetta“.

Un grande abbraccio in vetta

Nella foto di vetta i sorrisi e la serenità dei due sono evidenti. “Come mi ha detto l’altro giorno un amico, è meglio ricordarsi di una via terminata con un grande abbraccio godendosi il sole in vetta che una finita con una discesa nel bel mezzo di una tormenta, la saggia conclusione di Jacopo Larcher.

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