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“L’Eco del Silenzio”. L’odissea di Toni Kurz sulla Nord dell’Eiger

Nell’appuntamento Mountain and Chill di questa settimana riscopriamo una delle tragedie della storia dell’alpinismo del secolo scorso. Quella legata al tentativo di salita sulla Nord dell’Eiger (3967 m) del 1936, ad opera di Toni Kurz, Andi Hinterstoisser, Edi Rainer e Willy Angerer. A ripercorrerla è lo scrittore Joe Simpson nel documentario a firma di Louise Osmond, “L’Eco del silenzio” (2012, 73′). Pellicola disponibile in versione integrale su Youtube in lingua italiana.

Una vicenda drammatica, già raccontata nel dettaglio nella pellicola di Philipp Stölzl, “Nordwand” (2008, 121′), che ha visto quattro giovani alpinisti, due austriaci e due tedeschi, affrontare uno dei mostri all’epoca ancora inviolati delle Alpi: la parete Nord dell’Eiger. Impavidi nello sfidare la Mördwand, la “parete assassina”, in un tentativo di salita da cui nessuno di loro avrebbe poi fatto ritorno.

Due tragedie che si intrecciano

Nel documentario “L’Eco del silenzio”, a raccontare la storia di Toni Kurz e dei tre compagni di cordata è l’alpinista e scrittore Joe Simpson, a sua volta protagonista di una tragedia sfiorata, raccontata nel libro e film omonimo “La morte sospesa”. Sotto la guida della regista Osmond, Simpson ripercorre e intreccia tra loro le due vicende. Ricostruisce in maniera coinvolgente l’odissea sull’Eiger. Le difficoltà della salita, gli errori commessi e infine la valanga che causerà la morte di Hinterstoisser, Angerer e Rainer. E ancora lo strenuo tentativo di Toni Kurz, che cercherà di resistere per un intero giorno in attesa dei soccorsi, che purtroppo arriveranno a tre metri da lui, quando stanchezza e freddo avranno ormai avuto la meglio sulla sua sorte.

Simpson prende spunto dalla vicenda dell’Eiger per estendere delle riflessioni in merito alla sua esperienza personale vissuta nel 1985 sulla Ovest del Siula Grande (6536 m), nelle Ande Peruviane. Cerca tra le due storie inquietanti somiglianze e coglie l’occasione per ripercorrere anche la sua odissea. Quella che lo ha visto sopravvivere per un soffio a una caduta in fase di discesa dalla vetta appena conquistata insieme a Simon Yates. Joe perse un appoggio, precipitando rovinosamente su una roccia e procurandosi una frattura al ginocchio. Avendo terminato provviste d’acqua e di gas, non restava che tentare di scendere insieme, a fatica, al campo base, 1000 metri più a valle. Simon iniziò così a calare il compagno per seracchi di ghiaccio con laboriose manovre di corda ma all’improvviso, un secondo imprevisto. Joe scivolò, rimanendo sospeso a mezz’aria su una trentina di metri di strapiombo, trascinando col suo peso il compagno verso il precipizio. Dopo un’ora e mezza di tentativi di resistere, Simon comprese di non poter far altro che tagliare la corda per salvarsi, lasciando cadere l’amico nel crepaccio. Yates ritornò a fatica al campo base convinto di aver causato la morte del compagno. Simpson, sopravvissuto a stento, si trovò intrappolato in un crepaccio, ferito, con un principio di congelamento agli arti. Nonostante ciò, facendo appello a tutta l’energia fisica e mentale residua, riuscì a trascinarsi fino al campo base.

Due storie che parlano di amicizia, di eroismo, di tenacia. Di vita, morte e sogni. Dell’affascinante sfida tra uomo e montagne in cui, come dichiara in apertura di documentario Simpson, “ti illudi di poter controllare la situazione, con la tua esperienza e la tua abilità. Invece le cose non stanno così”.

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Un commento

  1. ennesima, celebre, rivisitazione dell’epopea di Toni Kurz, Andi Hinterstoisser, Edi Rainer e Willy Angerer…
    molto ben realizzato, coinvolgente (come potrebbe non esserlo!) e arricchito dalle non banali riflessioni e conclusioni di Joe Simpson

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