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Cliffhanger 2 sarà interamente ambientato nelle Dolomiti

Il sequel del film sostenuto dalla Film Commission dell’Alto Adige. Birgit Oberkofler spiega come vengono assegnati i contributi alle opere. E le ricadute sul territorio.

La notizia che l’annunciato Cliffhanger 2 (titolo provvisorio) sarà ambientato in Italia, e in particolare nelle Dolomiti, ha suscitato molte curiosità. Per saperne di più ci siamo rivolti a Birgit Oberkofler, Head Film Fund & Commission IDM Suedtirol Alto Adige, ampliando il discorso fino ai criteri e alle modalità  utilizzate dalla provincia di Bolzano a sostegno dei progetti cinematografici e documentaristici. Una strada preziosa per far conoscere il proprio territorio e, di conseguenza, attirare turisti. Che a volte, come è accaduto al Lago di Braies dopo Un passo dal cielo, diventano perfino troppi.

Nella prima sessione di finanziamento del 2024 della IDM Film Commission sono stati sostenuti undici progetti: sette dall’Italia – sei dei quali dall’Alto Adige – tre dalla Germania e uno dall’Austria. Tra questi c’è anche l’attesissimo Cliffhanger 2.

Cliffhanger 2: un grande ritorno dopo più di 30 anni dal primo film, che è del 1993. Ci può raccontare qualcosa a riguardo?

Nella prima (delle tre) sessione di quest’anno abbiamo finanziato questo progetto, un vero e proprio blockbuster, che verrà prodotto da una casa di produzione tedesca-austriaca, Supernix. Dietro questa ci sono due produttori che conosciamo molto bene, Philipp Kreuze e Joe Neurauter. Inoltre il film verrà diretto da Jean-François Richet. Siamo molto curiosi anche noi perché questa volta è proprio ambientato nelle Dolomiti italiane, non più nelle Rocky Mountains negli Stati Uniti.

Quindi, diversamente dal primo film, è ambientato nei luoghi in cui è girato! Sulle location precise si sa qualcosa?

Ancora non sono state individuate. L’anno scorso persone del loro staff hanno partecipato al nostro programma di location scouting, però ancora non possiamo dire nulla, nemmeno quando gireranno. Non nego che abbiamo tantissime richieste al riguardo anche da persone private che vogliono essere là, presenti, mentre si gira il film, ma ovviamente non sarà possibile accedere al set.

La IDM Film Commission in questa sessione ha finanziato la produzione di 5 opere: tutte coproduzioni europee, che si dividono un po’ tra il lungometraggio di finzione, la serialità televisiva e il documentario. La scelta di questa eterogeneità di formati e di generi è pensata per coprire diversi mercati, o ci sono certe caratteristiche comunque che cercate nei progetti da finanziare?

Noi veniamo dal documentario, perché da oltre 30 anni abbiamo una scuola di documentario sul territorio, per cui ovviamente è un formato importante. Ma noi finanziamo un po’ tutto. Il nostro fondo copre il corto e il lungometraggio, la serialità televisiva. Abbiamo dei criteri di selezione: uno è l’effetto/legame culturale, anche nel senso di ricaduta sul territorio; poi c’è il contenuto – se il contenuto rispecchia una certa qualità, guardiamo se ha un pubblico, un certo target, se le fonti di finanziamento e il cast sono già confermati, se la strategia di distribuzione è idonea al progetto. Sono soldi pubblici, per cui è importante che le opere che finanziamo abbiano un riscontro.

Oltre a questi cinque progetti, altri sei hanno un tipo di aiuto diverso. Mi può raccontare i diversi tipi di sostegno riservati alle produzioni che si presentano da voi?

Abbiamo due tipi di finanziamento. Il primo è quello alla pre-produzione e allo sviluppo. È  molto importante investire anche nello sviluppo, perché tante case di produzione, soprattutto quelle più piccole, non hanno i fondi per investire su questo. Si tratta di un passaggio fondamentale, anche perché  altrimenti succede che le case producono tantissimo e poi abbiamo troppi film sul mercato. Per questo è molto importante che i progetti investano molto in questa cosa.

Il secondo è invece il finanziamento alla produzione, nel quale rientra anche quello ai cortometraggi. Questa è un’altra cosa che ci sta molto a cuore: dare una chance a chi se lo merita, investire nei nuovi talenti, tenendo sempre a mente, nei nostri criteri, il gender balance e la sostenibilità ambientale. Abbiamo sviluppato anche un certificato verde e stiamo collaborando anche con quello nazionale, con quello austriaco e quello tedesco. Inoltre, il sostegno nella produzione fa sì che ritornino più investimenti sul territorio: solo l’anno scorso il 333% della somma finanziata è tornata.

Poi c’è anche un servizio di assistenza nella scelte delle location, come mi accennava prima.

Sì, e anche per quanto riguarda le maestranze abbiamo un database con 700 professionisti e tutte le persone che sono dentro questo database contano come effetto positivo sul territorio: ogni progetto deve garantire una consistente  ricaduta e tutte le persone che si selezionano o che si coinvolgono nel progetto da quel database contano come ricaduta sul territorio.

 Un po’ di numeri: all’anno, quante delle opere che sostenete arrivano poi sugli schermi?

Tra i vari formati, finanziamo circa 27 opere all’anno, di cui quasi un terzo nello sviluppo e tutto il resto nella produzione di lungometraggi, sia di finzione che anche documentari.

 Come funziona la scelta delle location a livello di pensiero, di ricaduta economica e di sviluppo del turismo?

Il nostro database è aperto, ogni persona può inserire il suo appartamento, il maso, il parco, la strada… Ognuno è libero di inserire la sua proprietà, ed è veramente accessibile: basta andare sul nostro sito  (https://www.film.idm-suedtirol.com/it) e aggiungere la location. Oltre a questo abbiamo poi dei professionisti che si chiamano location scout e location manager (una decina in tutto) che per tutto l’anno lavorano per i progetti che si devono girare in Alto Adige.

Loro ricevono la sceneggiatura e in base alla sceneggiatura cercano i luoghi più adatti. Si tratta di un vero e proprio lavoro creativo. In generale si tende ad andare in luoghi meno turistici, perché così è anche più facile per la produzione, ed è più sostenibile anche economicamente. In alcune zone si cerca magari di evitare l’alta stagione: per esempio  ad agosto, alle Tre Cime, è un po’ difficile… Inoltre cerchiamo di non fare girare nei Parchi naturali, poiché sono aree protette e vogliamo evitare il sovraffollamento.

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