AlpinismoAlta quota

Autunno da record sui seimila himalayani. Cinque nuove salite e un consistente giro economico

Se sugli Ottomila l’autunno si è rivelato ostile con poche eccezioni, il Dipartimento del Turismo del Nepal ritiene la stagione appena trascorsa una delle migliori a quota seimila.

Sono state ben 5 le vette vergini che hanno visto negli scorsi mesi una prima ascesa:

  • Pangpoche I (6.620m)
  • Pangpoche II (6.504m)
  • Hunku Chuli (6.833m)
  • Hongu (6.764m)
  • Linku Chuli (6.659m)

Secondo i documenti diffusi dal Dipartimento, il Pangpoche I ha visto salire in vetta due team per un totale di 8 alpinisti. Seimila che non si è invece lasciato conquistare agli inizi di ottobre dal team italiano composto da François Cazzanelli, Marco Camandona, Andreas Steindl, Francesco Ratti e Emrik Favre. Troppo intense le nevicate che hanno reso instabile la possibile via di salita, costringendo gli alpinisti al ritiro.

Tre i climber saliti sul Pangpoche II, due sullo Hunku Chuli. L’Hongu, anche noto come Sura Peak, è stato oggetto di una salita vittoriosa in solitaria.

La vetta del Linku Chuli è stata toccata lo scorso 28 ottobre da 5 alpinisti, di cui 4 donne: la nepalese Kanchhi Maya Tamang, Margaritta Lucia Silvestre dal Perù, la cinese Yin Hung Tsang e Ma Soledad Castro Serrano dal Messico. Una salita vincente che rappresenta il primo step di un progetto più ampio al femminile che prenderà il via la prossima primavera: 14 donne, da 14 Paesi diversi pronte a salire tutti i 14 Ottomila.

L’alpinismo come volano economico per il Nepal

“I successi di queste cinque salite hanno mandato un messaggio al mondo – commenta in una intervista rilasciata all’Himalayan Times Mira Acharya, ufficiale della Divisione Alpinismo del Dipartimeento del Turismo – “Ciò giocherà un importante ruolo nello sviluppo del settore alpinistico del Paese”.

Le suddette ascese non hanno comportato solo lustro per il Nepal, ma anche una relativa entrata economica. Secondo i report, attraverso le royalties delle spedizioni sui Seimila il Dipartimento ha guadagnato un totale di 640 milioni di rupie, ovvero sui 5 milioni di euro.

Ampliando il conteggio a tutti i picchi che hanno visto impegnate la scorsa stagione squadre di alpinisti (52), arriviamo a 1.191 climber afferenti a 161 team provenienti da 62 Paesi del mondo. Numeri che innescano un giro economico non da poco per il Paese.

Affollamento su Ama Dablam e Manaslu

La vetta più ambita si è rivelata essere l’Ama Dablam (6.814 m) – sulle cui pendici è al momento impegnato come guida Nirmal Purja. Sono stati ben 329 gli alpinisti che hanno richiesto permessi di salita la scorsa stagione. Una cifra da record. Gli oltre 300 permessi hanno portato nelle casse statali 146 milioni di rupie (circa 1 milione di euro).

A seguire troviamo  il Manaslu (8.163 m), con 264 permessi di salita concessi a 27 team, con introito economico per il Dipartimento pari a 270 milioni di rupie (2 milioni di euro ca.).

Terzo posto nella classifica dell’affollamento himalayano è occupato dall’Himlung Himal (7.126 m), con 95 permessi e 3 milioni di rupie in entrata (23 mila euro ca.).

Quarta posizione per il Dhampus Peak (6.012 m) con 84 permessi per 424.081 rupie (3.000 euro ca.).

In totale, con riferimento ai permessi di salita sugli Ottomila, il Dipartimento ha guadagnato 800 euro a persona. A quote inferiori, tra i 7.501 e i 7.999 m, l’entrata pro-capite è stata pari a circa 300 euro. Cifra che scende a 250 euro circa a una quota compresa tra i 7.000 e i 7.500 metri. 200 euro ca. tra i 6.501 e i 6.999 m.

Per l’Ama Dablam non vale la regola della quota. Nonostante i suoi quasi 7.000 m la spesa a persona è sui 400 euro.

L’alpinismo in Nepal si mostra sempre più come un volano economico, con pro e contro che necessiterebbero di approfondimenti a latere. Si comprende pertanto la scelta del Governo di aprire negli anni agli alpinisti 414 picchi, di cui 92 risultano ancora vergini.

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