Alta quota

Pangpoche: chiusa la spedizione di Camandona, Ratti, Cazzanelli, Favre e Steindl

“Purtroppo la nostra spedizione è giunta al capolinea, adesso è il momento di rientrare a casa” scrivono François Cazzanelli e Marco Camandona sui loro profili social. Siamo molto felici della nostra avventura, abbiamo fatto del vero alpinismo su una montagna difficile, isolata e dove non c’era nessuno, solo noi 5”.

Dopo la fortunata salita al Manaslu la squadra, composta dai già citati Cazzanelli e Camandona insieme ad Andreas Steindl, Francesco Ratti e Emrik Favre, è ritornata al suo obiettivo primario: il Pangpoche (6620 m). La montagna inviolata ha messo a dura prova i cinque, sia nella prima fase della spedizione che in questa seconda parte. La meteo sfavorevole, con ricche nevicate a rendere instabile la possibile via di salita, alla fine ha costretto gli alpinisti al ritiro.

Ogni tanto non conta solo il risultato ma il percorso che si sceglie per ottenerlo” scrivono. “Sapevamo che una spedizione di georgiani stava scalando il Pangpoche dal versante opposto ed era in netto anticipo rispetto a noi, ma eravamo motivati a lasciare un segno su questa splendida montagna”. Così hanno iniziato a salire lungo la cresta sud-ovest alla cui base, a inizio spedizione, avevano realizzato un deposito materiale. Il tentativo si è svolto tra il 3 e il 5 ottobre incontrando fin da subito condizioni difficili, con abbondanti accumuli nevosi già a partire dai 4500 metri. “Inoltre le nostre valutazioni generali sulla cresta si sono rivelate molto approssimative perché il nostro itinerario si è rilevato estremamente lungo e complesso”.

La via

“In due giorni di scalata abbiamo salito 2300 metri di via (per le vetta ne mancavano ancora 800) che possiamo valutare D+ con passaggi di IV, IV+ e pendenza fino a 50 gradi il tutto intervallato da creste affilatissime ed esposte”. Condizioni che unite alla pessima qualità della roccia, ai grandi accumuli nevosi, e al previsto peggioramento meteo ha portato gli alpinisti alla decisione di rientrare al campo base. Prima di questo però il gruppo ha dovuto affrontare due bivacchi “sul filo di cresta. Su piazzole piccolissime, molto esposte al vuoto dove abbiamo dormito legati dentro il sacco a pelo”. Il terzo giorno è stato poi impiegato per una rocambolesca discesa verso valle. “Ritorniamo a casa con un bellissimo ricordo di tre indimenticabili giornate vissute tra grandi amici”.

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