Itinerari trekking

Sentiero Italia in Toscana, sulle tracce della Grande Escursione Appenninica – di Stefano Ardito

Il sentiero che traversa l’Italia, di fatto, è nato sull’Appennino toscano. Nei primi anni Ottanta, anche grazie alle pagine patinate di Airone, la Grande Escursione Appenninica è diventata un simbolo. 

Certo, quando Alfonso Bietolini e Gianfranco Bracci hanno ideato la GEA, la Grande Traversata delle Alpi e l’Alta Via dei Monti Liguri esistevano già. Ma la prima faceva riferimento soprattutto alla Francia, la seconda era nata come percorso avventuroso e remoto. 

Foreste Casentinesi

L’idea di un camminare più dolce, l’idea del sentiero come un viaggio è nata nei 400 e più chilometri che collegano il Passo dei Due Santi a Bocca Trabaria, e che toccano via via l’Abetone, il Lago Scaffaiolo e il Corno alle Scale, le alture tra Firenze e il Mugello e le foreste del Casentino. 

Basta un’occhiata a una mappa per vedere che la GEA, per un buon 50%, correva in Emilia e in Romagna. “A spingerla al di là del crinale è stata la presenza di un numero maggiore di posti-tappa” riflette Simone Nannizzi, responsabile della commissione Sentieri e Cartografia del CAI Toscana.

Dopo la GEA, sul crinale appenninico e nelle valli che gli si affiancano, sono arrivati altri trekking a carattere locale, dal Garfagnana Trekking al SOFT, il Sorgenti di Firenze Trekking. Nel 2008 la GEA è stata rinnovata con delle correzioni al percorso, ma in molte zone sono rimasti entrambi i segnavia. Poi la Regione Emilia-Romagna ha segnato l’Alta Via dei Parchi, che per lunghi tratti coincide con la GEA.  

Eremo di Camaldoli

Il nostro lavoro per il Sentiero Italia è prima di tutto un’occasione per pulire, per eliminare i troppi segnavia e i troppi cartelli, che spesso sorgono gli uni accanto agli altri” prosegue Simone Nannizzi. “Il problema è che molti cartelli sono stati messi dagli enti pubblici, e non si possono semplicemente togliere. Ci vuole un permesso, ed è una trafila lunga”.  

Il CAI, in Toscana, è una realtà importante e ramificata. Si articola in 25 sezioni, che possiedono 20 tra rifugi e bivacchi, e che una decina d’anni fa hanno censito gli oltre 6.000 chilometri della rete regionale dei sentieri. 

Attraversa da nord a sud la Toscana la Via Francigena, il più noto dei cammini della fede italiani. Nel Senese e in altre zone, per gran parte dell’anno, camminano gruppi organizzati da tour-operator specializzati britannici, tedeschi e di altri paesi. 

In passato la Regione Toscana si è data da fare per la GEA e altri itinerari di trekking. Poi, negli ultimi anni, ha delegato gli interventi sui sentieri ai Comuni, che però non hanno fatto quasi nulla. Stiamo lavorando per ricostruire un rapporto” spiega Giancarlo Tellini, presidente del CAI Toscana. La prima richiesta che abbiamo fatto alla Regione è di non occuparsi soltanto dei cammini, storici o religiosi che siano, ma di lavorare per l’intera rete di sentieri. La seconda è di regolamentare i nuovi cammini, che dove possibile devono seguire i sentieri locali” prosegue Tellini. Da parte dell’ente c’è molta attenzione alla sicurezza, e su questo riusciamo a capirci. I nostri sentieri devono essere accessibili a tutti, chi cerca l’avventura può andare a cercarla altrove” conclude il presidente regionale del CAI. 

Anche a causa degli oltre 400 chilometri di sviluppo, il Sentiero Italia in Toscana è un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia di altre parti d’Italia. “Vogliamo un percorso comune per noi e per l’Emilia-Romagna, e questo ci costringe a molti incontri e discussioni” racconta Simone Nannizzi. 

Quasi il 90% del Sentiero Italia tosco-emiliano utilizza dei percorsi già segnati, e questo semplifica il lavoro. Ma bisogna scegliere per quale sentiero passare, e spesso bisogna eliminare rovi e tronchi caduti” continua Nannizzi. “In Lunigiana, dove il CAI tradizionalmente contava poco, abbiamo finalmente dei giovani entusiasti che stanno facendo un buon lavoro. Tra Firenze e il Mugello, invece, la neve e il vento dell’inverno 2017-2018 hanno abbattuto migliaia di abeti, rendendo impercorribile lunghi tratti del tracciato”.      

Il Libro Aperto, sullo sfondo il Cimone

Il presidente Tellini, che si è a lungo occupato di sentieri per conto della sezione di Firenze del CAI, ha notizie migliori. “I danni ci sono stati, e pure seri. Ma l’Unione dei Comuni del Mugello, con l’ausilio di una cooperativa di migranti che lavorano come boscaioli, ha fatto un lavoro straordinario”. 

Oggi” continua Giancarlo Tellini la GEA e il Sentiero Italia sono percorribili quasi interamente. L’unico tratto complicato è presso il Passo del Muraglione, in Comune di San Godenzo. Ma il tratto ostruito dagli alberi caduti può essere aggirato per una strada forestale”. 

Resta la questione più seria, quella dei posti-tappa. “Il nostro lavoro di ricerca, che non è ancora finito, punta a trovare i percorsi che consentano di allontanarsi meno dal crinale” spiega Simone Nannizzi, responsabile della Commissione Sentieri e Cartografia del CAI Toscana.

La GEA aveva molti posti-tappa lontani, che costringevano a scendere la sera e risalire a lungo la mattina” sorride Giancarlo Tellini, presidente del CAI regionale. “Altri posti-tappa sono degli alberghetti sul crinale, che spesso hanno un’apertura saltuaria. Abbiamo proposto alla Regione di aiutarli, magari con degli sgravi fiscali. Vedremo”.   

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