Trekking con gli asini, tra i monti della Valsesia
Due giorni in compagnia degli asini, all'Alpe Larecchio e all'Ospizio Sottile, in Val Vogna
“Ma sei un asino!”. Questa potrebbe essere una delle espressioni che riecheggiano tra i monti della Val Vogna, luogo del trekking di oggi: un’escursione di due giorni tra i monti della Valsesia. Niente di inconsueto se non fosse che i veri protagonisti non sono i 25 escursionisti o le guide Ivana e Marco di Mountain Planet, ma sono loro… gli asini: le belle more Fiona e Utopia, le biondissime Pesca e Sofia, l’impavido Zorro e la piccola Grappa.
Niente di più falso del significato popolare dell’epiteto “asino!” o del modo di dire “non fare l’asino!”, o meglio, sono entrambe espressioni utilizzate male, senza cognizione di causa. L’asino, infatti, è tra i cinque animali più intelligenti in assoluto, molto più del cavallo, per esempio, che gode di ben altra fama.
“Carico come un asino”, invece, calza a pennello per la situazione, visto che i nostri amici dalle lunghe orecchie ci danno una mano a trasportare gli zaini, tutti, a parte la piccola Grappa che ha solo due mesi e funge da irresistibile attrazione per i bambini, anche per quelli un po’ troppo cresciuti. Tra l’altro i bambini, ma non quelli troppo cresciuti, possono anche salire in sella agli asini. Chiunque, dopo alcune brevi istruzioni e raccomandazioni, può camminare conducendo un asino, tramite apposite briglie.
Gli asini hanno paura dell’acqua
Il ritrovo è a Sant’Antonio, caratteristico borgo Walser con le case in legno e pietra che circondano la bianca chiesetta; qui c’è anche il rifugio Sant’Antonio, sovrastato dalle verdi vette della Val Vogna, laterale che si stacca dalla destra idrografica della Valsesia.
La prima parte dell’itinerario si svolge su mulattiera pianeggiante, costeggiando il torrente e toccando le caratteristiche località Walser della zona: case in pietra e legno, con il loggiato tipico e impreziosito da fiori colorati. Ancora pochi passi e, attraversato il ponte napoleonico, si devia verso destra, salendo su un sentiero ripido e lastricato, ma ben ombreggiato da un fitto bosco dal quale si ergono alcuni imponenti larici secolari.
Senza difficoltà proseguiamo fino all’ampia radura dell’Alpe Larecchio, un quadro con tutti gli elementi tipici della tradizione d’alpeggio: baite in legno, prati verdeggianti, un sinuoso torrente e, ovviamente, le mucche al pascolo. Proprio il torrente crea l’unico problema della nostra escursione. Sofia, neofita escursionista alla sua prima escursione in montagna, è titubante nel salire sul ponticello in legno. Marco ci spiega che gli asini, istintivamente, temono l’acqua e il fruscio del ruscello aumenta la loro sensazione di paura. Dopo vari tentativi, aiutiamo Sofia a superare il guado, giungendo all’agriturismo Alpe Larecchio, meritato riposo per tutti, asini e persone.
La pet therapy con gli asini
Il tempo di un breve riposo e di ammirare i prati fioriti dell’alpe ed è già ora di cena, una sfilata di prodotti tipici valsesiani preparati dai gestori Flavia e Osvaldo. Tra i vari argomenti di conversazione durante la cena ci sono sempre loro, gli asini. Tra un aneddoto e l’altro, Marco, una delle nostre guide, ci spiega che gli asini vengono utilizzati anche per la “onoterapia”, una sorta di “pet therapy”, ben diffusa all’estero e che, ultimamente, sta prendendo piede anche in Italia. La terapia consentirebbe miglioramenti, sia per pazienti con difficoltà o handicap motori, sia per soggetti con disturbi della personalità o problemi mentali, il tutto sfruttando la docilità e il buon carattere dell’asino, grazie anche a esercizi guidati da operatori specializzati e medici psichiatri. I risultati sembrano essere interessanti.
A caccia di fiori ed erbe
La mattina seguente, alla luce del sole e sotto un cielo azzurrissimo, si parte per l’Ospizio Sottile, ognuno collaborando alla conduzione degli asini che salgono senza alcuna difficoltà, fermandosi solo, a volte, per assaggiare un po’ d’erba fresca, impreziosita da fiori policromi (per loro è questo il prodotto tipico gastronomico della Valsesia!).
Gli escursionisti approfittano delle pause per ammirare il panorama e coccolare gli asini, mentre Marco spiega i nomi delle vette e le proprietà dei fiori e delle erbe, soprattutto quelle adatte per la preparazione di grappe e liquori. Questa volta Sofia non ha difficoltà ad attraversare i ruscelli e dimostra l’intelligenza della specie, avendo imparato in fretta la lezione della giornata scorsa.
Ancora una breve rampa e raggiungiamo il rifugio Ospizio Sottile, punto panoramico sia sulla piemontese Valsesia, sia sulla valdostana Valle di Gressoney. Niente fretta oggi, niente foga di raggiungere la meta, cima o rifugio che sia. Il trekking con gli asini, infatti, è uno “slow trekking”, un’escursione tranquilla scandita dal passo cadenzato e lento degli asini, tanto intelligenti da aver capito che la montagna si apprezza e si vive meglio coi ritmi lenti, quelli che consentono la splendida vista non solo del panorama dei grandi monti e degli orizzonti d’ampio respiro, ma anche delle piccole immagini della natura come fiori, insetti e tutti quei particolari che, spesso, vengono ignorati da escursionisti ed alpinisti con l’unico obiettivo di raggiungere la meta.
Una due giorni piacevole, alla portata di tutti, senza problemi e con la bella compagnia di persone e animali. L’unica difficoltà? Fotografare la piccola Grappa che, appena mi chino alla sua altezza e porto la macchina fotografica all’occhio, si avvicina per farsi accarezzare.
Primo Giorno: Agriturismo Alpe Larecchio
Partenza: Cà di Janzo (1354 m)
Arrivo: Agriturismo Alpe Larecchio (1900 m)
Dislivello: 546 m
Difficoltà: T / E
Tempo di percorrenza: 2 ore
Segnaletica: cartelli, segnavia n. 10; cartelli, GTA
Periodo consigliato: da fine Maggio a Ottobre
Si percorre la Val Vogna in auto fino a Cà di Janzo e da qui si prosegue a piedi sulla strada, chiusa al traffico, fino a Sant’Antonio (15 minuti), nucleo Walser arroccato intorno alla chiesa, dove è anche presente il Rifugio Valle Vogna.
Con brevi deviazioni, sul versante orografico sinistro, si raggiungono i vari nuclei abitativi sovrastanti. Proprio l’architettura tradizionale è una delle caratteristiche peculiari della Val Vogna, un perfetto mix di natura e opera dell’uomo. Si cammina su semplice mulattiera, prima, e su sentiero in falsopiano, in seguito, ammirando le località Walser di Rabernardo, di Selletto, di Piane, di Peccia (1529 m) e di Montata (1739 m).
Appena dopo il ponte napoleonico, si devia a destra (cartelli Ospizio Sottile e Alpe Larecchio), in salita nel bosco. Il percorso lastricato diviene ora più ripido e guadagna quota nel bosco con alcuni tornanti sino ad un bivio con cartelli in legno. Si lascia, sulla destra, il sentiero per l’Ospizio Sottile, per continuare a sinistra salendo tra i larici sino alla piana d’ampio respiro ove sono site le baite in legno dell’Agriturismo Alpe Larecchio.
Secondo Giorno: Ospizio Sottile
Partenza: Agriturismo Alpe Larecchio (1900 m)
Arrivo: Rifugio Ospizio Sottile (2480 m)
Dislivello: 580 m
Difficoltà: E
Tempo di percorrenza: 2 ore
Segnaletica: cartelli, segnavia
Periodo consigliato: da fine Giugno a Settembre
Dall’Agriturismo Alpe Larecchio, si cammina lasciandosi alle spalle il portico in legno e proseguendo verso un baitello in pietra (non ci sono cartelli; chiedere ai gestori dell’agriturismo in caso di difficoltà). Si attraversa un torrentello, tramite ponte in legno, giungendo a due case in legno e pietra (camere dell’agriturismo).
Si continua in piano sul sentierino tra i prati, sino a entrare nel bosco di larici e salire ripidamente verso sinistra. Il percorso è obbligato e, senza difficoltà di orientamento, si esce dal bosco, per continuare lungo la valletta discendente dal valico ove è sito l’Ospizio Sottile. Si costeggia il sottostante Rio Valdobbia, sulla sinistra, camminando in salita ai piedi del gruppo della Cresta Rossa, sulla destra, sino a un breve pianoro ove si scorge la struttura del rifugio.
Ancora pochi metri di dislivello e si giunge sulla sella dell’Ospizio Sottile (2480 m), tra la piemontese Valsesia e la valdostana Valle del Lys, proprio sul Colle Valdobbia: “Il passaggio più importante per andare dal Ducato di Aosta nella Val di Sezzia è chiamato la Valdobia… Sulla sommità passano i confini di Stato… il passaggio è libero e facile da una parte e dall’altra”. Così scrisse, nel 1694, Philibert Amédée Arnod, funzionario del governatore di Aosta.