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Cima Ombladêt, sul sentiero delle Portatrici Carniche tra postazioni e malghe abbandonate

Un percorso ricco di storia e tradizione che prende il nome dalle coraggiose donne che trasportavano i rifornimenti lungo le ripide pendici montane durante la prima guerra mondiale.

Il Sentiero delle portatrici carniche è un percorso ricco di storia e tradizione. Questo sentiero prende il suo nome dalle coraggiose donne carniche che, durante la prima guerra mondiale, si incaricavano di trasportare pesanti rifornimenti lungo le ripide pendici montane. Una storia poco conosciuta e ben raccontata nel coinvolgente romanzo Fiore di roccia di Ilaria Tuti (Longanesi, 2020). Oggi, il sentiero rappresenta un omaggio a queste eroiche figure, offrendo agli escursionisti un’esperienza unica e coinvolgente.

Riaperto e inaugurato nel 2020, il Sentiero delle portatrici carniche, già Strado di soldâts, è una agevole mulattiera che risale i prativi di Collinetta attraversando dolcemente un bosco misto per guadagnare una dorsale panoramica, che offre una vista ampia verso nord sul Cogliàns e sul Volaja e, verso sud sulla catena del Pleros – Creta Forata.

Lungo il percorso si intravedono resti di manufatti realizzati durante la Grande Guerra e da Cima Ombladêt si ha un balcone privilegiato verso i monti di Sappada. Il rientro ad anello, adatto ai più esperti, permette il passaggio per ampie zone pascolive e per la frazione di Collina.

Anello Collinetta – Cima Ombladêt – Collina – Collinetta

  • Partenza e arrivo: Collinetta (1200 m)
  • Lunghezza: 11 km
  • Dislivello: +1070 m
  • Durata: 5/6 ore a/r
  • Difficoltà: E; EE (nel primo tratto di discesa lungo il sentiero 141)
  • Punti d’appoggio: nessuno

Lasciata l’auto a Collinetta lungo la strada asfaltata si individua facilmente la tabella con segnavia Cai 160 e la targa commemorativa intitolata alle portatrici, fissate entrambe su una abitazione. Il sentiero nasce tra le case e risale inizialmente i prati tenendosi a destra dell’evidente solco lungo il quale un tempo si facevano scendere le slitte con il fieno (strado des ùolğos) per trasportare il raccolto dei prati più alti.

Dopo pochi metri si entra nel bosco a prevalenza di abete incontrando subito un tipico stavolo (un edificio per il ricovero di fieno e animali) e si prosegue dolcemente con un ombreggiato percorso a zig zag che risale la costa boschiva fino all’uscita su una radura (1510 m).

Tra radi ontani si sale un po’ più ripidamente a sinistra della dorsale erbosa fino a incrociare il crestone sudorientale che scende da Cima Ombladêt. La salita prosegue toccando un tratto più terrazzato denominato Belvedere, sede prima di una malga e poi di baraccamenti militari. Con un tratto in traversata si incrocia il sentiero cai 169 che si prenderà al rientro per la discesa e con alcuni tornanti si guadagna prima una sorta di sella (con il sentiero che proviene dalla frazione Sigilletto) e poi l’ultimo tratto tra erba e roccette verso la cima.

Sotto la cima c’è una cavità con una postazione militare. In discesa si ripercorre il sentiero fino a quota 2082 m (incrocio con il sentiero 160) e di qui si prosegue in traversata e con leggera risalita lungo il filo di cresta compreso tra Cima Ombladêt e Forcella Ombladêt fino a imboccare il ripido canale detritico che si abbassa verso i resti di Casera Cjampèl (segnavia 141).

Dalla casera, facendo attenzione a individuare il percorso nell’erba, ci si abbassa gradualmente tra antichi pascoli per rientrare, a quota 1400 metri circa nel bosco, fino a raggiungere Collina. Da qui con un chilometro su asfalto si riguadagna l’auto. Senza fare l’anello anche l’andata e ritorno sullo stesso sentiero permette un’escursione piacevole e mai noiosa.

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