Gente di montagna

Sergi Mingote

Lo scalatore catalano, caduto sul K2 il 16 gennaio 2022. Ripercorriamo la sua eccezionale carriera alpinistica

“Le persone trovano ispirazione nei sogni e sognare per me significa fare ciò che ancora non è stato fatto”

Sergi Mingote

Sergi Mingote si è imposto come uno dei protagonisti nella scena dell’alpinismo himalayano contemporaneo. Le sue doti di atleta di endurance (non solo in campo alpinistico), unite allo straordinario entusiasmo e alla superiore capacità di mettere a fuoco e perseguire i propri progetti, lo hanno portato ben presto a competere nella realizzazione di uno degli obiettivi più ambiti degli ultimi anni: quello di completare la salita dei 14 Ottomila nel volgere di pochi mesi.

Un sogno spezzato il 16 gennaio del 2022 a causa della fatale caduta fra il Campo 1 e il Campo Base del K2, proprio nel giorno in cui l’amico e rivale Nirmal Purja (che lo aveva preceduto nella realizzazione del record, completando la Corona degli Ottomila in soli 189 giorni, pur con l’utilizzo dell’ossigeno supplementare) raggiungeva la vetta della seconda montagna della terra, firmandone la prima storica salita invernale.

La vita e l’alpinismo

Il catalano Sergi Mingote Moreno nasce il 9 marzo del 1971 nel paese di Parets, nella provincia di Barcellona.

Personaggio eclettico e dai molteplici interessi si laurea all’ESDAE, la Scuola superiore di amministrazione e direzione di impresa di Barcellona. Le sue abilità manageriali e il suo mindset focalizzato sulla capacità di ideare e realizzare grandi progetti lo portano ad eccellere anche in ambito lavorativo come executive coach nell’International School of Coaching.

Da grande comunicatore e persona capace di suscitare negli altri una forte empatia, si avvia anche alla carriera politica, diventando, fra il 2011 e il 2018, sindaco del suo paese natale.

Non esita a spendere la sua popolarità divenendo promotore e testimonial di progetti di solidarietà e dando vita all’ONAT Foundation, l’organizzazione che si occupa di aiutare le persone con disabilità.

È però allo sport, e in particolare all’alpinismo, che dedica le sue migliori energie. Nel 1998 inizia il suo percorso fra le grandi montagne dell’Himalaya, raggiungendo la vetta del Cho Oyu. L’anno successivo scala lo Shisha Pangma e, nel 2001, sale l’Everest in solitaria dal versante Nord. Nel 2003 è di nuovo all’Everest, questa volta dal versante Sud, nell’ambito del progetto alpinistico e mediatico sostenuto dall’emittente televisiva TV3, che segue tutti i suoi passi fino alla vetta, realizzando la prima diretta mondiale dell’arrivo sulla cima più alta della Terra.

In questi anni prende parte anche a progetti di esplorazione, come la prima spedizione del millennio al Polo Nord magnetico e si distingue nelle competizioni di resistenza estrema, partecipando a diversi Ironmen, Ultramen e prendendo parte alla traversata a nuoto dello Stretto di Gibilterra.

Il 2018 è l’anno del suo ritorno all’alpinismo in alta quota, con un sogno estremamente ambizioso, denominato “14×1000 Catalunia Project”. L’obiettivo è quello di salire tutti i 14 Ottomila nell’arco di mille giorni e senza l’utilizzo di ossigeno supplementare.

La sfida comincia sotto i migliori auspici: in soli sette giorni concatena le vette del K2 e del Broad Peak e, nella stagione post monsonica dello stesso anno, quella del Manaslu. Fra i mesi di maggio e luglio del 2019 sale il Lhotse, il Nanga Parbat e il Gasherbrum II. Sono in tutto sei vette di 8000 metri nell’arco di sei mesi, a cui, a ottobre, si aggiunge quella del Dhaulagiri.

Una progressione davvero impressionante, oscurata però dall’exploit del nepalese Nirmal Purja che, proprio a ottobre del 2019, con la salita dello Shisha Pangma, completa la Corona dei 14 Ottomila, in meno di sette mesi.

È una “sconfitta” solo parziale, perché il progetto di Mingote non punta solo alla rapidità nelle successione delle ascensioni, ma anche allo stile con cui portarle a termine, come lui stesso ha spiegato in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: “Nims ha pianificato un progetto onesto perché ha detto come avrebbe fatto le cime, e non ha mentito. Ha detto che lo avrebbe fatto con l’ossigeno, che gli spostamenti e gli avvicinamenti sarebbero stati fatti con gli elicotteri e che avrebbe avuto una squadra di cinque forti sherpa […]. Ha preparato il modo per fare un record storico, fare i 14 Ottomila nel minor tempo possibile, senza dare molta importanza al compito sportivo che, secondo me, è salire senza ossigeno. Tengo allo stile: a me piace andare senza bombole. Credo che questa sia la sfida sportiva, quella nella quale ti confronti direttamente con la montagna […]”.

L’esplodere della pandemia di coronavirus, a inizio 2020, è un ostacolo imprevisto e insormontabile che si frappone fra Mingote e la realizzazione del suo progetto: le spedizioni pianificate per la primavera e l’estate di quell’anno devono essere annullate.

Il catalano non si perde d’animo e impiega il tempo lasciato libero dalla sospensione del progetto 14×1000 con una nuova sfida: in 60 giorni percorre in bicicletta i 7200 chilometri che separano lo stadio di Barcellona dal Monte Olimpo, in Grecia, scalando 14 delle montagne più rappresentative dei dieci paesi europei attraversati. Con questa iniziativa vuole dare il suo contributo alla promozione della candidatura di Barcellona per i Giochi olimpici invernali del 2030.

A fine 2020 le frontiere internazionali si riaprono e Sergi torna in Pakistan, proprio a fianco di Nirmal Purja, guidando assieme a lui la spedizione nepalese che si prefigge di realizzare la prima ascensione invernale della montagna, l’ultimo degli Ottomila a non essere stato ancora salito nella stagione più fredda.

Mingote sale molto in alto, fino al Campo 3, decidendo però di scendere per recuperare energie e tentare poi la vetta in condizioni migliori. Proprio durante il rientro, quando ormai aveva lasciato il Campo 1 (a 6050 m) e si avviava verso il Campo Base, il catalano precipita. I compagni di spedizione si rendono conto dell’accaduto grazie all’anomalo tracciato registrato dal suo localizzatore Gps e subito inviano un team di soccorritori, composto, fra gli altri, dagli italiani Simone Moro e Tamara Lunger.

Il gruppo raggiunge Sergi nei pressi del Campo Base Avanzato, ma per lui non c’è nulla da fare: l’emorragia cerebrale dovuta agli impatti della caduta gli è stata fatale.

La sua morte è una nube che oscura la gioia della vetta, raggiunta proprio quel giorno da Nirmal e compagni, ed è uno choc che colpisce duramente tutto il mondo dell’alpinismo: difficile dare un senso alla scomparsa di uno scalatore che, con il suo entusiasmo inarrestabile e contagioso, la sua naturale empatia, il suo fairplay e la sua solarità aveva rappresentato al meglio i valori dello sport e dell’himalaysmo contemporaneo.

Libri

  • A pieni polmoni, Sergi Mingote, Mimesis Editore, 2022 (prima edizione in spagnolo pubblicata da Desnivel nel 2019)
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