Yasushi Yamanoi, insuperabile samurai contemporaneo
Piolet d’or alla carriera nel 2021, l’alpinista giapponese si pagava le spedizioni facendo il facchino sul Monte Fuji. Anche le salite più estreme erano improntate a stile pulito e logicità
“Vero uomo d’onore, una sorta di Samurai contemporaneo.”
Voytek Kurtyka
Samurai contemporaneo, lo definisce l’amico Voytek Kurtyka. L’uomo più vicino al paradiso, dicono di lui gli alpinisti giapponesi. Nel mondo occidentale il suo nome non è tra quelli più noti, ma il suo curriculum alpinistico e la sua storia sono incredibilmente ricchi. Yasushi Yamanoi, 13esimo Piolet d’Or alla carriera, in Giappone è venerato come una star. Alpinista perlopiù solitario ha spinto fin da subito i suoi limiti verso il free solo, sperimentato già durante l’adolescenza. Poi sono arrivate le grandi esperienze ad altissima quota, le nuove vie e i tentativi arditi, spesso falliti per un soffio.
La vita
Nato nel 1965 Yasushi Yamanoi scopre la montagna guardando il film francese Mort d’un Guide. La pellicola lo ispira tanto da portarlo, ancora negli anni dell’infanzia, alla ricerca delle prime esperienze d’arrampicata. Le fa in solitaria e senza avere alcuna nozione su quelle che sono le basi per muoversi in sicurezza. Uno dei suoi primi lavori per mantenersi, coltivando comunque la sua passione, è quello di portatore sul Monte Fuji.
Tra il 1984 e il 1987 Yamanoi compie diversi viaggi arrampicatori negli Stati Uniti. Alcuni durano anche sei mesi, tempo in cui si mantiene lavorando in un ristorante di Los Angeles.
Dal 1996 è sposato con l’alpinista giapponese Taeko Nagao, con cui condivide oltre alla vita di coppia anche la passione per la montagna.
L’arrampicata e l’alpinismo
Questa scoperta molto cruda del mondo verticale lo porta già a 14 anni a scalare alcune brevi vie di roccia prima di dedicarsi, nel periodo liceale, a diverse salite in free solo su vie di più tiri. Nel giro di poco la montagna e la scalata lo conquistano a tal punto da scegliere di dedicarvisi in toto, spendendo tutte le sue energie nella ricerca di un continuo miglioramento delle sue abilità su roccia, in particolare nell’arrampicata in fessura e in quella in artificiale.
Gli anni Ottanta lo vedono volare verso gli Stati Uniti, per cimentarsi sulle grandi linee dell’ovest. Sono anni in cui il suo livello in free solo raggiunge il grado di 5.11a e in Colorado mette a segno linee notevoli come Cosmic Debris e Sphynx Crack.
Nel 1987 approda poi sulle Alpi, alla ricerca della roccia del Monte Bianco. Qui realizza la prima salita solitaria della Direttissima francese al Petit Dru. Poco dopo lo troviamo invece sull’Isola di Baffin dove apre una nuova via lungo la parete ovest del Monte Thor. Anche in questo caso compie la salita in solitaria.
Ma, a regalare fama internazionale a Yasushi Yamanoi è la salita del Fitz Roy compiuta nell’estate del 1990. È il primo a farlo in inverno e in solitaria.
Nel 1991 vive la sua prima esperienza ad altissima quota, affrontando il Broad Peak come membro di una spedizione giapponese di cui fa parte anche la futura moglie Taeko Nagao. I due raggiungono entrambi la vetta, ma lo stile classico himalayano non convince Yamanoi che decide, d’ora in avanti, di continuare con l’aria rarefatta ma in modo più leggero. Nel 1992 affronta l’Ama Dablam in inverno, aprendovi una nuova via sulla parete ovest.
Il 1994 vede Yamanoi provare il Cho Oyu per una nuova via che corre a sinistra della linea aperta da Kurtyka. Come d’abitudine la salita avviene in solitaria.
Nel 1995 esplora il Pakistan, effettuando la prima salita della parete sud-ovest del Bublimotin, nella valle di Hunza. Con lui la moglie e Daisaku Nakaga. In Pakistan sarebbe tornato cinque anni dopo, nel 2000, per affrontare il K2. Qui sarebbe riuscito nella salita solitaria della via Cesen in sole 48 ore e senza bombole d’ossigeno. Sempre Pakistan la meta del 2001 quando, con la moglie e Voytek Kurtyka apre una nuova linea sulla parete sud del Biacherahi Central.
Nel 1998 si muove, sempre in solitaria, sulla difficile parete est del Kusum Kanguru, aprendovi una via estremamente tecnica.
Nel 2002 l’esperienza che cambia e stravolge la vita all’alpinista giapponese. L’obiettivo era ripetere, con la moglie, la via slovena sulla nord del Gyachang Kang. Arrivato in vetta la discesa viene compromessa da maltempo e valanghe. Entrambi sopravvivono ma Yamamoi deve subire l’amputazione di tutte le dita del piede destro e 5 dita delle mani. Seguono 3 anni estremamente difficili che portano però a un pieno recupero e, finalmente, al ritorno alla montagna con l’apertura di una nuova via sulle montagne cinesi.
Oltre a queste realizzazioni molte altre prime salite, alcune nelle Ande, altre in Groenlandia, e molti tentativi, come quello all’inviolata parete est del Gasherbrum IV dove si è ritirato una volta raggiunti i 7000 metri di quota.
Onorificenze
- 2011 – Piolet d’Or Asia alla carriera
- 2021 – Piolet d’Or alla carriera
“Da solo, in coppia o con gli amici, l’arrampicata di Yasushi Yamanoi ha mostrato grande creatività, impegno e resilienza. Il suo stile minimalista e le sue salite spesso discrete hanno aperto la strada ai giovani scalatori giapponesi per operare in stile alpino. Insieme ad un grande rispetto per l’ambiente attraverso il quale ha viaggiato, queste qualità fanno di Yasushi Yamanoi un degno destinatario del 13° Premio alla Carriera.”
La giuria del Piolet d’Or 2021
Articolo originariamente scritto da Gian Luca Gasca, aggiornato dalla redazione di Montagna.tv il 18 aprile 2024