Gente di montagna

Tanti auguri di buon compleanno a Romano Benet

Silenzioso e riservato, l’alpinista friulano ha salito tutti gli Ottomila, formando un’impareggiabile cordata con Nives Meroi. Ma la sua voglia di esplorazioni himalayane non si si è spenta. Anzi, rilancia affrontando altre pareti inviolate

“Dopo la scoperta della malattia e il lungo iter sanitario gli Ottomila per noi sono diventati altro. Anzi, questi ultimi dopo le cure sono stati i tre Ottomila di Romano. E aver salito l’Annapurna così, in stile alpino, è stata la chiusura preziosa di questo percorso.”

Nives Meroi

Dall’etica incorruttibile e dalla passione travolgente Romano Benet è il sedicesimo uomo al mondo a completare la salita dei 14 Ottomila senza l’uso delle bombole d’ossigeno, il quarto italiano a riuscirci. Tutte le salite sono state condivise con la compagna di vita, Nives Meroi. Insieme sono i primi a completare la collezione in coppia.

La vita

Nato a Tarvisio, sul confine tra Italia e Austria, il 20 aprile 1962 Romano Benet ha genitori di origini slovene.

Diplomatosi perito meccanico lavora per alcuni anni con un’azienda svizzera che si occupa di costruire tunnel. Impiego che lascia dopo poco tempo per entrare nel Corpo Forestale dello Stato, dove rimane per 17 anni. Inizialmente si occupa di controllo in dogana per i controlli sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, poi passa al servizio faunistico. Nel 2009 lascia la Forestale per dedicarsi all’alpinismo e al nuovo negozio di articoli sportivi aperto a Tarvisio. Attività che porta avanti tutt’ora.

Nel 2009, al rientro da diversi mesi trascorsi in Himalaya, scopre di essere affetto da un’aplasia midollare severa. Per lui, con sempre al fianco la compagna Nives, inizia un periodo duro che lo porta ad allontanarsi dall’alpinismo. In due anni si sottopone a due trapianti di midollo osseo, trattamenti chemioterapici, e trasfusioni. Fortunatamente riesce a sconfiggere la malattia e nel 2012 torna all’alpinismo e all’Himalaya.

Nel 2014 subisce un nuovo intervento, con cui viene impiantata una protesi all’anca, ma anche questo non è sufficiente a tenerlo lontano dalle montagne, pochi mesi dopo l’intervento raggiunge infatti la vetta del Kangchenjunga.

Nel gennaio 2018 è divenuto cittadino sloveno, un desiderio coltivato dallo scalatore per molto tempo. La decisione di conferirgli la cittadinanza è arrivata per “meriti verso il popolo sloveno”. Romano Benet è così diventato anche il primo sloveno a completare la salita dei 14 Ottomila.

Dal 1989 è sposato con Nives Meroi, compagna di vita e di scalata.

L’alpinismo

La storia alpinistica di Romano Benet è una storia al contrario, almeno nei primi anni. I primi approcci alpinistici arrivano durante l’adolescenza. A 17 anni, in compagnia di un amico, sale la via Piussi-Sovarito al Mangart. Poi ne vengono altre, tutte difficili. Solo dopo ha scoperto le vie facili delle sue montagne. In montagna incontra la sua futura moglie Nives Meroi. “All’inizio andavamo solo in montagna insieme. Facevamo cordata fissa più che altro per una questione di comodo, per non dover cercare ogni volta un compagno. Poi piano piano…” racconta Nives in un’intervista a la Repubblica di qualche anno fa.

Le loro prime imprese le segnano sulle montagne alpine, come fosse un gioco del destino tornano le vie di Ignazio Piussi, quelle su cui Romano ha imparato a scalare e ad affrontare la montagna. Nel 1987, legati in cordata, lui e Nives compiono la prima invernale al Pilastro Piussi sulla nord del Piccolo Mangart di Coritenza. Nel 1989 poi, dopo il matrimonio, arriva la prima spedizione insieme.

Nel 2001 tornano sulle montagne di casa per segnare la prima invernale della Cengia degli Dei sul Jof Fuart.

Oltre a queste salite sono molte le esperienze vissute sulle locali cascate di ghiaccio.

Gli Ottomila e l’Himalaya

L’esordio ad altissima quota di Romano Benet arriva nel 1994, quando lui e la moglie vengono invitati a prendere parte a una spedizione diretta alla parete nord del K2. L’obiettivo è ambizioso: aprire una nuova via. I due non si fanno scoraggiare e fanno il loro. Alla fine la spedizione si conclude senza la vetta a causa della mancanza di materiale.

Come ci ha raccontato Romano in un’intervista del gennaio 2018: “Avevamo solo uno spezzone di corda e nessun chiodo per cercare di salire questo muro di trenta metri mai salito prima”. Oltre sarebbero mancati appena 120 metri alla cima. In fondo “se fossimo arrivati in cima già al primo tentativo ci saremmo sentiti troppo forti. Così, la montagna ci ha rimessi subito al posto giusto”.

Poco dopo arriva anche un tentativo all’Everest e, finalmente, nel 1998 la prima vetta. Romano e Nives sono insieme sulla cima del Nanga Parbat. Ma l’anno più intenso è il 2003, quando i due riescono a mettere a segno la salita di tre Ottomila: Gasherbrum I, Gasherbrum II e Broad Peak. Nel 2006 affrontano lo Sperone Abruzzi sul K2. Raggiungono la vetta dopo aver battuto traccia dal campo base alla cima. In quell’anno sono gli unici a toccare la vetta senza utilizzare bombole d’ossigeno. Gli unici altri summiters sono due giapponesi, ma con le bombole.

Nel 2007 arriva finalmente la vetta dell’Everest e l’anno successivo del Manaslu, l’undicesimo Ottomila della coppia. Il Manaslu è anche l’ultima cima raggiunta prima della scoperta della malattia di Romano. Prima che questa venga diagnosticata seguono un tentativo invernale al Makalu, uno all’Annapurna e ancora al Kangchenjunga. Su quest’ultimo lo scalatore friulano si trova a dover rinunciare per problemi di salute, i primi sintomi del suo male. In seguito alla malattia anche Nives decide di interrompere la sua corsa agli Ottomila. Al tempo sarebbe potuta diventare la prima donna al mondo a completare la collezione.

Il 2012 segna il ritorno di Romano Benet all’alpinismo. Insieme a Nives riprendono da dove hanno lasciato e provano nuovamente in Kangchenjunga, ma la terza montagna della Terra è un osso duro. Solo ne 2014 riusciranno a violarne la vetta. Due anni dopo, nel 2016, sono in cima al Makalu. All’appello manca solo l’Annapurna, che puntualmente arriva l’11 maggio 2017 alle 9 locali.

Tutti gli Ottomila sono stati saliti senza l’utilizzo di bombole d’ossigeno. Inoltre con Nives Meroi forma la prima coppia in assoluto a completare la collezione dei 14 Ottomila.
Non a caso nel 2019 i due hanno nuovamente fatto i bagagli, sono tornati in Himalaya. Non più un Ottomila tra i loro progetti, ma una nuova via sul  Kangbachen (7902 m) nel Gruppo del Kangchenjunga. L’ascesa fallisce, ma nel 2024 (è storia di questi giorni) Benet  riparte per salire la stessa montagna tentando un’inedita accoppiata con lo Yalung Peak dalla cui sommità intende raggiungere il Kangbachen.

Nel 2023, con Nives, Peter Hamor e lo sloveno Jan Bojan, Benet ha salito il versante Ovest del Kabru IV (7.318 m)

Onorificenze

2017 – Onorificenza della Regione Friuli Venezia Giulia “A Nives Meroi e Romano Benet, conquistatori pacifici e tenaci delle vette più alte del mondo”.

“La donazione è la più grande dimostrazione di alleanza umana.”

Romano Benet

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Un commento

  1. ROMANO BENET, SE LO VEDIAMO A PASSEGGIO CON LA MOGLIE NIVES MEROI, CI APPRE UN SIGNORE COME SE NE VEDONO TANTI, TRANQUILLO, SERENO, AL QUALE MANCA SOLO UN CANE DA PORTARE IN GIRO, INVECE È UN GIGANTE, PRIMA, MA SOPRATTUTTO DOPO LE VICISSITUDINI FISICHE SUPERATE. PER DIRE IL VERO I CONIUGI BENET/MEROI SONO DEI GIGANT ENTRAMBI, UN VANTO PER L’ITALIA CHE IL MONDO DELL’ALPINISMO CI INVIDIA.
    PERSONALMENTE MI TOLGO IDEALMENTE IL CAPPELLO, SE CASUALMENTE UN GIORNO AVESSI L’OCCASIONE D’INCONTRARLI, IL CAPPELLO ME LO TOGLIEREI MATERIALMENTE.

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