Ambiente

Rescue permafrost: un innovativo progetto a tutela della montagna

Avviato sulla Tofana un procedimento che consente di estrarre il calore dal permafrost. Raffreddandolo e rendendolo più stabile

Mettere le Dolomiti in un frigo sembra un’idea alquanto balzana. In realtà, a Cortina d’Ampezzo ci stanno provando. L’innovativo progetto “Rescue permafrost”, presentato lo scorso 9 settembre, mira proprio a mettere al fresco un pezzetto di Tofane utilizzando l’energia solare per raffreddare il permafrost.

Si parte da un concetto semplice: il permafrost si sta degradando di anno in anno e questo è un problema. Il permafrost è uno strato di terreno ghiacciato all’interno del quale le temperature rimangono negative tutto l’anno. Il suo contributo fondamentale è quello di essere un ottimo “collante”: tiene insieme la roccia, stabilizza i versanti delle montagne e evita il distacco di frane. Tutto sta cambiando, però. Il riscaldamento climatico scalda le rocce circostanti e questo accumulo di calore causa il degradamento progressivo del permafrost.

L’idea del frigorifero

Tuttavia, come accade spesso, il problema è parte della soluzione, ed ecco che arriva l’idea del frigorifero. Partiamo dal problema. Il calore passa sempre da un corpo più caldo a uno più freddo (ahimè, chi va in montagna lo sa bene!), in questo caso passa dalle rocce limitrofe alla massa di ghiaccio provocandone la fusione. Il frigorifero, invece, crea il processo inverso, ovvero sfrutta l’energia meccanica per trasferire calore da una sorgente fredda (il permafrost) a una calda (l’ambiente circostante).

In altre parole, l’obiettivo di prevenire o rallentare il processo di scioglimento del permafrost viene raggiunto attraverso l’implementazione di un ciclo frigorifero avanzato, in grado di trasferire il calore dalle zone più fredde a quelle più calde. Questa macchina frigorifera utilizza l’energia meccanica per facilitare lo scambio di calore tra il permafrost, la sorgente fredda, da cui viene estratto il calore raffreddandolo ulteriormente, e l’ambiente esterno, la sorgente calda, a cui viene ceduto il calore

L’intero sistema è alimentato da un impianto geotermico combinato con una pompa di calore alimentata elettricamente da un gruppo di pannelli fotovoltaici installati sulla copertura della stazione di Ra Valles. L’intero processo è dunque alimentato esclusivamente da fonti di energia rinnovabile, eliminando le emissioni di CO2.

Come luogo della prima sperimentazione è stata scelta la stazione di monte della seggiovia Pian Ra Valles – Ra Valles – Bus Tofana, zona particolarmente sensibile al problema in quanto l’opera posa proprio su uno strato di permafrost a rischio.

Per questo progetto estremamente innovativo è stata chiamata a raccolta una squadra di esperti: l’Ing. Mario Vascellari Presidente di Tofana Srl, alla guida di una squadra altamente qualificata tra cui il Dr. Geol. Claudio Valle di Geologia Applicata, l’Ing. Norbert Klammsteiner di Energytech Srl, il Dr. Stefano Valle di Geoland Srl, il Dr. Martin Atzwanger di Atzwanger SpA, il Prof. Andrea Gasparella della Facoltà di Ingegneria dell’UniBZ, il Prof. Claudio Zilio del Dipartimento di Tecnica e Gestione Sistemi Industriali dell’UniPD, il Dr. Mauro Valt di ARPA Veneto – Arabba, l’Ing. Roberto Mendicino di EURAC Research Bolzano, l’Ing. Piero Paccagnella di Tofana Srl e l’Avv. Guido Barzazi.

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