Alpinismo

La VitaFelix di Simone Moro

Photo courtesy vita.it
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Vita Bookazine inaugura con Simone Moro con un numero dedicato alla Vita Felix della montagna.  È lui la nuova star dell’alpinismo nostrano e mondiale, senza se e senza ma! Pochi dubbi che il volto di Simone sia il volto da copertina “che ogni esperto di marketing si giocherebbe per promuovere la montagna”.  Erede di Messner, ma anche di Bonatti, Cassin, Mauri … Rainhold per la verità un erede lo aveva già trovato e nominato in Karl Unterkircher, che purtroppo il 15 luglio 2008, come abbiamo ricordato con il video “Karl”, morì tragicamente proprio sul Nanga Parbat, aprendo una via nuova sul versante Rakhiot.

Ma così la stampa specialistica del non profit incorona Simone da Bergamo, dopo la bella impresa invernale al Nanga Parbat che lo ha posto sul podio olimpico del primo uomo che ha salito quattro montagne di ottomila metri in prima invernale in era moderna. E poi, si legge, che ha co-condotto il reality Monte Bianco. È un merito pure questo e noi glielo abbiamo sempre riconosciuto.

Ecco l’era di Moro, dopo l’epoca dei polacchi, i suoi grandi maestri e ispiratori come lui stesso ama affermare, che per trent’anni hanno tenuto la ribalta delle invernali in Himalaya con i quattro ottomila in invernale di Jerzy Kukuczka e i tre di Krzysztof Wielicki, il quale torna quest’inverno in Karakorum per chiudere la partita con l’ultimo ottomila rimasto inviolato d’inverno:  il K2. Vitafelix per le montagne.

Simone Moro racconta se stesso, la sua vita e la su professione di alpinista a tempo pieno, che per la verità fa anche  l’elicotterista, a VitaBookazine una nuova rivista in edicola questo mese, nata da una costola di Vita il periodico di informazione socio-culturale, dedicata al volontariato, alla sostenibilità economica e ambientale e al mondo non profit.

“La montagna è l’ultimo luogo di libertà. Oggi persino quando vuoi fare sport sei ingabbiato. In piscina, a calcetto, karate…La montagna invece rimane un’oasi di libertà, dove decidi tutto tu: i tempi, le regole, la velocità. La gente incomincia ad averne pieni i coglioni di un sistema che ti mette in fila dappertutto: in piscina ti danno la chiave per lo spogliatoio però entro due ore devi uscire, se no devi pagare il supplemento. Basta.”

All’intervistatore, Stefano Arduini, Simone risponde con la consueta ruvida franchezza.

“Scalare bene non basta. Conquistare il Nanga Parbat, non basta. Tutto questo vale solo il 30% di quello che serve per diventare professionista…Lo so. Sembra un paradosso, ma per diventare un professionista della montagna è vitale saper raccontare. E per farlo nel modo adeguato è necessario comprendere i meccanismi produttivi di un’azienda in modo da collocare nella cornice giusta il racconto. Il punto è capire la tua funzione.”

C’è l’estate per leggere Vita Bookazine, la neonata rivista per saperne di più anche sulla montagna.

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8 Commenti

  1. Come chi ? Come Bonatti ??!!! Solo perché va ” in montagna ” ? personalmente , l’ultima pietra tombale, su questo “messia” é stata la sua presa di posizione a favore del sì al referendum per un inutile aeroporto in alto Adige …. Un vero amante della montagna !!! Chissà , forse si schiererà anche per il sì al referendum di questo autunno … I poteri forti , meglio compiacerli….

  2. Il Nanga in inverno è roba da ultraquarantenni non più capaci, e spesso mai stati capaci, di fare alpinismo di alto livello tecnico. I tre del Nanga sarebbero stati capaci di fare quello che hanno fatto a Baffin i ragni e Favresse? O la cresta nord ovest del Gasherbrum IV in stile alpino? No, neppure nei sogni. Corde fisse e assedi di mesi, alpinismo vecchio e per vecchi. E in aggiunta liti, dispetti e battaglie legali.

  3. Ma piantatela con sto Moro! Sarà anche un forte alpinista, ma è debole (e debile) su tutto il resto. Un modello che fa bene soprattutto al marketing, alla montagna non credo.

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