Alpinismo

Everest 2019, la posizione del Ministero del Turismo nepalese

In questi giorni di polemica attorno alle numerose vittime della stagione alpinistica appena conclusa sull’Everest, tanti alpinisti hanno levato la propria voce per esprimere la propria posizione o, nel caso di chi era lassù proprio in questi giorni, raccontare la propria esperienza.

Voci che esprimono perplessità e condanna di fronte a una problematica che, come ben detto da David Goettler, va analizzata a mente lucida per comprenderne le cause. Tra le maggiori accuse l’elevato numero di permessi di salita concessi dal governo nepalese.

Ma qual è la posizione del Nepal in tutto ciò?

Il Nepal Tourism Board ha espresso negli scorsi giorni le più sentite condoglianze per la perdita di un così alto numero di vite umane in una sola stagione e ha tenuto a fare un chiarimento sulle cifre dei permessi.

In qualità di ente responsabile per il rilascio dei permessi per scalatori, il Dipartimento del Turismo (DoT) ha emesso in totale per vari picchi nepalesi 116 permessi di salita per la primavera 2019. Con la consapevolezza di quanto possa risultare complesso gestire in quota un elevato numero di scalatori, soprattutto con condizioni climatiche in costante cambiamento come quelle che hanno caratterizzato le scorse settimane, sono stati 44 i permessi concessi per la salita dell’Everest, attraverso i quali sono stati autorizzati 381 alpinisti.

Permessi che, come avvenuto anche negli anni precedenti, sono stati concessi secondo regole rigorose, al fine di garantire non solo la sicurezza degli alpinisti ma anche la sostenibilità delle spedizioni.

Come sottolineato dal Board, non bisogna sottostimare il ruolo svolto dal meteo in questa tragedia stagionale. Inizialmente erano state previste due finestre meteo favorevoli, una attorno al 16 maggio e l’altra tra il 21 e il 24. Gli alpinisti avrebbero potuto scegliere tra i due periodi e la maggior parte ha optato per la seconda finestra. Purtroppo, a causa dell’arrivo di forti venti, il 21 maggio le spedizioni commerciali sono state bloccate a C4, accalcandosi poi verso la vetta nei giorni 22 e 23 (con creazione delle code da supermarket ormai note). I decessi sono avvenuti tutti a quote estreme e al momento il governo sta facendo il possibile per assicurare il salvataggio dei dispersi e il recupero dei corpi.

A nome di tutta l’industria del turismo, rivolgiamo sentite condoglianze ai familiari delle vittime e agli amici degli scalatori che hanno perso la vita. Il governo del Nepal prende sul serio questa questione e il Nepal Tourism Board è turbato dai report delle spedizioni”.

Questa tragica stagione spronerà il governo a cercare ulteriormente opzioni che rendano in futuro quanto più sicure e sostenibili le spedizioni, senza però dimenticare che scalare l’Everest è una esperienza dura anche per gli alpinisti migliori, non adatta a tutti.

Al di là dunque di un impegno diretto del governo nepalese, che cercherà di lavorare a stretto contatto con le agenzie di trek per controllare la sicurezza dei flussi di alpinisti, soprattutto in considerazione dei rischi legati al clima, il Nepal Tourism Board richiede a livello internazionale, all’industria del turismo, a tutti coloro che siano coinvolti nell’organizzazione dei viaggi in Himalaya, così come ai media e a tutti coloro che sognano di prendere parte a future spedizioni, di collaborare nella valutazione dei rischi, prendere coscienza e divulgare tali nozioni, a partire dalla necessità di un allenamento intenso fino all’attenzione certosina per ogni piccolo particolare, che in una spedizione su un Ottomila non è mai sufficientemente piccolo e dunque trascurabile.

L’industria del turismo del Nepal si impegna a collaborare con la comunità alpinistica mondiale per stabilire un modello giusto che consenta al trekking himalayano di poter continuare a beneficio dei turisti e della gente del Nepal”.

Una collaborazione senza confini finalizzata ad assicurare anche alle future generazioni di poter fruire di quella meraviglia della natura che è il Monte Everest.

È importante sottolineare che il governo nepalese, il governo locale, l’industria del turismo nepalese e il popolo nepalese salutano gli eroi che hanno perso le loro vite preziose perseguendo le loro più grandi passioni”.

Una posizione quella del Ministero del Turismo nepalese che assomiglia in franchezza a quella di Ponzio Pilato. Infatti, se davvero si volesse agire in modo serio, le soluzioni si troverebbero e si sarebbero anche già potute trovare: dai limiti ai permessi, alla richiesta di competenze minime per poterli ottenere, a maggiori controlli. Proposte più volte avanzate in fase di rielaborazione del regolamento alpinistico, ma che sono sempre cadute nel nulla, anche perché vorrebbe dire rinunciare a una fetta delle royalties che ogni anno entrano nelle tasche del Governo nepalese (che ammontano a oltre 3 milioni di dollari) e intaccare qualche interesse.

Forse però è arrivata l’ora di agire con una visione sul lungo periodo.

 

 

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7 Commenti

  1. Arriveremo lentamente a questa situazione.
    Domanda “Di che razza sei??”Risposta “Umana!”
    Ehhh.. nnò , caro mio .Il Mondo si evolve.Ci sono due razze 1-gli Everestizzati 2-i Never-estizzati.!
    Chi “ciafato” e chi “gnafato”.
    Il populismo consiste nel trovare una linea di confine che spartisce tra un”Noi” e un “Loro” ….anche sui monti.

  2. Per incassare qualche mln di€, oltre ai morti si caricano sulla coscienza anche un degrado ambientale e un inquinamento che porterà problemi costosissimi e irrisolvibili. Gli stessi soldi potrebbero averli anche con 80 alpinisti,basta aumentare il prezzo . Gli 8000 sono troppo a buon mercato !!!! Chi sale con una spedizione commerciale carica il suo carma minimo di tutti gli escrementi che deposita e di tutto quello che inquina. Mi permetto una battuta riguardo la lettera del ministero Nepalese, sembra scritta da un ministero Italiano, applicano lo scarica barile, il ..so solo fino a lì poi intervengono altri, applicano la Ponzio Pilato, ecc ecc ….. Nel tempo si son evoluti.

    1. gli ottomila a buon mercato?
      ma sei ubriaco?
      sono montagne, non sono di nessuno, dover pagare per salire è già di per sè un insulto. poi figuriamoci se una persona normale con un lavoro fisso può permettersi un ottomila

      1. Il mondo è strapieno di gente dove 50.000 euro sono per loro come il tuo centesimo che dimentichi in fondo alle tasche (solo perché meno del centesimo non v’è altra moneta)

      2. No,nn sono ubriaco, che discorsi fai? Pure l’acqua che bevi nn é di nessuno eppure in bolletta paghi pure per dare lo stipendio a direttori,presidenti, segretarie che nulla hanno a che fare …. Poi, tu li ci sei mai stato? Quelle montagne nn son di tutti ,mettitelo bene in testa , li sei un ospite e se chi governa è più legato ai soldi che a salvaguardare popolazione e natura è un altro discorso. Comunque , uno che ha un posto fisso fa fatica a fare certi giri pure qui in Europa , nn parliamo di usa oCanada…..

  3. A maggior ragione, se come dici tu il mondo è strapieno di gente che tratta 50.000 euro come centesimi, non è aumentando il costo che limiti l’affluenza negativa.
    Anzi servirebbe solo ad impedire a gente che fa davvero dell’alpinismo ad andare su quelle montagne perchè non può permettersi esborsi elevati.

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