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Nanga Parbat: la verità di Daniele Nardi

“Sento di dovere una risposta ed un racconto”. Dopo tre mesi Daniele Nardi racconta la sua verità sulla spedizione al Nanga Parbat, rispondendo finalmente a molte delle domande che gli erano state sollevate da quando aveva abbandonato il Campo Base e che erano rimaste inevase.

Nardi comincia a raccontare la spedizione dall’inizio: il trekking di avvicinamento; l’ipotesi di spostarsi sullo sperone Mummery per evitare di sovrapporsi alla spedizione di Bielecki e Czech, idea subito scartata per l’eccessiva pericolosità; il volo di Bielecki a causa della rottura di una corda e l’amicizia con l’alpinista polacco.

“L’alpinismo ci da la possibilità in montagna di scoprire veramente chi siamo di conoscere gli altri in qualche modo… almeno così credevo”

Nardi racconta anche della sua di caduta: “Quando arrivo in alto sto per superare le rocce e ad un certo punto passo da una corda nera a delle altre corde. E’ stato un battito di ciglia e BOOM sbatto la testa con il caschetto sul pendio sottostante”.
Un incidente che ha segnato in modo definitivo i rapporti tra Daniele e la sua squadra.
Perde conoscenza per qualche minuto, per poi riprendersi: “Urlo ai miei compagni che sono caduto, urlo e non ho nessuna risposta. Solo dopo una decina di minuti Alex mi risponde, è su in alto […] mi chiede come sto, gli rispondo che sto bene, che non ho nulla di rotto, ma che devo scendere. Lui insiste che devo continuare a salire” ma Nardi non se la sente, così Alex decide che manderà Alì da lui, il tempo di raggiungere campo 2.

Daniele chiama il campo base, cerca la voce amica di Bielecki, che però non c’è, riceve solo una risposta, quella di Simone Moro: “Risponde Simone Moro, che mi dice con grande chiarezza che sono sotto choc e non devo continuare a scalare in queste condizioni, devo scendere. Per me è una conferma importante”.

Scende la notte, Daniele deve tornare a campo base, dopo il volo di una decina di metri, e finalmente sente la voce di Alì in alto, che recupera delle attrezzature e riprende la salita per tornare a campo due. “Sono solo, è una situazione che non riesco a capire”.

Nardi sfoga la sua rabbia per la mancanza di aiuto da parte dei suoi compagni alla fotocamera, con parole forti, dettate dalla situazione difficile, dallo choc: “Alì alla fine è sceso fin dove stavo io e le sue ultime parole prima di andarsene sapete quali sono state? Scendi giù, quest’anno non sei buono. Si è preso lo zaino e se ne è andato su” e continua “questi non sono alpinisti… io però sopravvivo da solo […] Scendo io da solo in questo mare di buio sulle rocce Kinshofer, voi tranquilli andate a scalare il Nanga Parbat che è più importante… ma andatevene affan…”.

“Lo choc della discesa è stato forte […] ma ho deciso di affrontare questa paura e di continuare la spedizione, per me questa è una cosa importantissima e voglio affrontarla.”. Torna quindi sulla montagna, fino a campo 2 e con Alex ed Alì fissa le corde fino a campo 3. “Tutto è pronto per il tentativo di vetta. Abbiamo fissato le corde fino a campo 3, abbiamo la tenda a campo 2 con il cibo e quant’altro è davvero tutto pronto, serve solo una finestra di bel tempo”.

Il lavoro è quindi fatto, è solo questione di pazientare. “E’ proprio in questo momento, quando tutto era pronto, che il capo spedizione mi dice che gli italiani vogliono salire lungo la nostra via. È una bella cosa salire insieme ed unire le forze per tentare la scalata, ma la cosa contrastava un po’ con le direttive che il capo spedizione ci aveva inviato prima della spedizione […] nessuno avrebbe potuto usare le nostre corde se non che quando noi avremmo finito i nostri tentativi”. “Loro (Moro e Lunger ndr) propongono di pagare una quota per il fissaggio delle corde”, ma Nardi non vuole soldi, perché non vuole essere trattato come un portatore: è lì per scalare la montagna, arrivare in vetta e non “a prender soldi per fissare le corde sulla montagna”.

La nuova squadra è fatta, un team composto da cinque membri: Alex Txikon, Daniele Nardi, Alì Sadpara e Simone Moro con Tamara Lunger. C’è però un enorme problema: la tenda a campo 2 può ospitare solo 4 alpinisti. Si discute una soluzione, si vagliano strategie, ma Simone Moro dice chiaramente che non vuole scalare con Nardi, “tu sei un bravo alpinista, ma non mi fido di te, non ho buon feeling e quindi decido che non mi unisco a te ed alla tua squadra e che preferisco scalare da solo con Tamara Lunger”. È deciso quindi: una sola via, due squadre separate.

Anche Txikon però qualche mattina dopo comunica a Nardi che non lo vuole più in squadra: “mi dice chiaramente che tutto quello accaduto nel mese precedente, gli attriti legati alla caduta di Adam Bielecki sulla montagna, questo fatto della mia caduta, che non si è chiarita fino in fondo, gli hanno creato un tale stato d’animo che non se la sente più di scalare con me”.  Daniele, scosso ed allibito, tenta allora la carta di Alì, ma il pakistano “dice chiaramente che l’accordo con gli italiani è stato fatto e non si può rompere, la cosa migliore per me è che io torni a casa e vada via. Scopro che il giorno precedente c’è un comunicato stampa del capo spedizione spagnolo che dichiara che loro quattro avrebbero scalato assieme e io sarei rimasto da solo a scalare. O avrei tentato una scalata in solitaria oppure sarei dovuto tornare a casa”. Daniele abbandona il campo base.

Questi i fatti principali del racconto di Nardi. Siamo certi che rappresentano un punto di ripartenza per riscrivere la storia del Nanga Parbat di questo inverno.

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28 Commenti

  1. finalmente Nardi ha parlato.
    La cosa più allucinante è il comportamento dopo il secondo incidente.
    Direi spazzate via le orrende balle che Igone e Txikon hanno tentato di propalare per qualche giorno, promettendo alla stampa “prove foto e video” che Daniele SI ERA INVENTATO la caduta al Kinshofer.
    Possono dire che era fuori forma,che avevano paura delle sue capacità, ma le versioni di Nardi non pagatore e bugiardo ora gli tornano indietro come boomerang, per non parlare delle contraddizioni di Txikon che prima chiedeva migliaia di dollari ai polacchi per usare le corde, poi fa il generoso con Moro e dice “che era ovvio che era un piacere fargliele usare”.
    Bugiardo di un basco !

  2. Mah…non mi sembra che ci sia niente di strano : semplicemente nessuno si è voluto fidare di lui, tutto qua.
    Il perché se lo chieda lui, della serie “fatti una domanda e datti una risposta “.

    1. perfettamente d’accordo! se nardi fosse stato che so,irlandese,nessuno si sarebbe stracciato le vesti per lui.solito campanilismo italiota. io sto con Alex, e quell’altro che si faccia un paio di domande visto che il mondo alpinistico lo ritiene inaffidabile!

  3. Di tutta la faccenda c’è un aspetto che ancora mi sfugge: Nardi approvava l’idea di unirsi con Moro o no? Perché da un lato dice che è bello scalare insieme ma dall’altro dice che contratava con le direttive di Alex. Cosa gliene importava in fondo delle precedenti direttive? Altra questione. Secondo me Nardi dovrebbe farsi due domande che diverse fonti, anche autorevoli, hanno detto che era una pazzia salire dal Mummery in inverno, per di più in stile alpino. Davvero tutti alpinisti più idioti e meno capaci di Nardi?

  4. Federico,
    anche se Nardi ha detto chiaramente che l’idea inizialmente certo non gli è garbata molto – e con diverse ragioni, non solo le direttive di Alex, visto che lo stesso voleva imporre un costo di migliaia di dollari a Bielecki e Czech sulla stessa via, ma per il fatto di essere stato tenuto all’OSCURO delle riunioni più o meno segrete nella tenda di Moro con Txikon, riunioni a conoscenza di molta gente al CB che ne parlò da subito come “una stranezza”.
    Successivamente, e lo trovi anche sulla pagina fb di allora, ha detto a Moro che andava bene e che era felice di essere con altri italiani e di non volere i soldi per le fisse, delle due preferiva “un contributo per Ali'”, visto che l’argomento del pagamento di Ali era già stato argomento di discussione prespedizione con Alex Txikon, e questo risulta anche dai documenti ufficiali di Txikon che contestavano i conti.

    – sul Mummery: sai quanti hanno definito “pazzia suicida” la sud del Dhaulagiri fino a quando Tomaz Humar l’ha salita slegata e facendo drytooling a 7600 metri ? La Mummery è senza dubbio pericolosa, ma un team ben formato e veloce ce la potrebbe fare. Nardi, con la Revol, è arrivato a 6500 metri, cioè 2-300 metri dalla fine delle difficoltà più grosse (dopo c’è il plateau) . La dimostrazione è che lo stesso Txikon ha fatto il post sul blog e su Facebook dicendo che l’avevano considerata SERIAMENTE come opzione.

  5. Nardi, con toni assolutamente pacati, ha portato a conoscenza – senza se e senza ma – i retroscena di un accordo tramato alle sue spalle …. perchè, come membro della spedizione non è stato portato a conoscenza della “riunione” per stabilire la strategia di salita e/o eventuali accordi ? la sua espressione e le sue parole parlano di un tradimento, come uomo prima e come alpinista poi …. La caduta è stato l’appiglio per giustificare un comportamento scorretto … Lo ha detto lui stesso di non aver riportato traumi e lo ha dimostrato successivamente attrezzando fino a campo 3 …. Per chi in tenda sorseggiava un thè …

  6. E dire che non piu’ tardi di un paio di anni fa, Simone Moro si fidava del Gabibbo/Brumotti che voleva saltellare in bicicletta sull’Everest……..che ridere. E cmq solo il fatto di essersi inserito in un’altra spedizione che aveva attrezzato la via fino al campo 3 mentre lui x l’ennesima volta aveva scelto la via sbagliata….solo questo fa capire lo spessore dell’uomo.

  7. Puntuali arrivano le zozzerie di gelosie, tradimenti e protagonismi umani a macchiare indelebilmente “successi” che, almeno dal mio punto di vista, diventano immediatamente da nulla.
    Non esistono, se non c’è stato onore nei comportamenti e chiarezza nei rapporti.

    Quando ti si fa il vuoto intorno, e nei gruppi, di ogni genere, capita, non hai che da tirarti indietro con umiltà; farti da parte senza far storie, tornare al tuo, a ciò che ti compete. Bravo Nardi che l’ha fatto. Inutile sporcarsi le mani e il cuore con rancori a caldo.

    Amo la neve, amo il vento, amo il freddo e il sole sulla faccia. Loro restano sinceri anche quando ti fanno male.

  8. QUESTO Simone Moro non è lo stesso uomo che salvò Tom Moores sull’Everest.
    Troppo sponsorizzato, pressione enorme, sul Nanga tre spedizioni e LUI non è mai salito oltre i 6600 !!! roba da pazzi !!! con gli sponsor e i superalpinisti che si portava dietro! poi spaccia la balla della Messner, ma vi rendete conto che tutta la sua comunicazione è gestita da una professionista ? Vi siete accorti che nemmeno la piu’ piccola critica,a parte questo sito e il buon Da Polenza, gli sia arrivata ?

  9. Ma poi vorrei fare una domanda al grande Simone Moro: se durante una delle tante prove di Monte Bianco, una cordata di concorrenti avesse utilizzato le corde fisse attrezzate dagli altri, arrivando per primi a suonare la famosa campanella in vetta…..lui in quanto giudice avrebbe dato la vittoria oppure avrebbe dato una penalita’ per la scorrettezza e in ogni caso annullare la prova per il chiaro vantaggio ottenuto a priori? E’ una mia curiosita’. Perche’ non si puo’ essere cosi’ ipocriti e viscidi……anche se sei il miglior alpinista del mondo.

  10. Quando in gioco c’è un 8000 in invernale con GoPro e Facebook ognuno può raccontare la storia che vuole. Il significato alpinistico? Quanti Piolet d’or sono stati dati per salite invernali sugli 8000? Preferisco di gran lunga meno tweet, meno corde fisse e più esplorazione (e questo vale tanto per Nardi che almeno i suoi tentativi sullo sperone li ha fatti, quanto e soprattutto per Moro).

  11. Io non conosco ne Daniele e ne simone. Non so perchè ma ho come l’impressione che ogni volta che si parla di Nardi ci sono o litigi in spedizioni o comunque sempre qualche problema.

    1. Interessante sentire quello che Chris Warner ebbe da dire (in un talk at google riguardo alla salita sul k2, si trova su youtube) riguardo alla maniera “elastica” che ha Nardi di valutare le responsabilità nei confronti di chi arrampica con lui.
      Alcune delle cose che racconta fan venire i brividi, poi non so se siano verità o sue impressioni, ovviamente.

        1. When I met with Danielle Nardi, the leader of Stefano’s fateful expedition, and asked why Stefano was left all alone on that descent, he gave the mountaineer’s pat reply: “It is every man for himself above 8000 meters.” Every time I hear that statement, my blood boils. Only a sport full of “ego-tists” could create and perpetuate a myth such as this.

      1. Mutatis mutandis, il racconto di Chris Warner la dice lunga sull’ego e le motivazioni degli scalatori d’alta quota

  12. io direi di stabilire una nuova regola, chi ha messo giu’ piu’ corda fissa vince, che ne dite funziona? facciamo il vincitore nanga parbat ai punti

  13. Moro il miglior alpinista del mondo, come sostiene Chicca ?
    migliore come marketing , forse…
    gnaro mondinelli docet

    1. La questione Mondinelli e ossigeno potrebbe essere risolta andandosi a leggere quanto scritto, e commentato, su questo sito, quando anche Mondinelli salì l’Everest con le bombole sulla schiena.
      Troppe frecce addosso a Moro, inutilmente, e spesso la redazione non fa nulla per placarle, anzi, si mette in moto un circo delle critiche in tutta regola.
      Moro non sarà la persona più simpatica della terra, ma arrivare a criticarlo fino a certi livelli è indecoroso, feroce ed ignorante.

  14. il commento di Chris Warner sarà toccante ma cosa direbbe su Nardi ?
    questo è il racconto:
    https://www.montagna.tv/cms/5953/nardi-la-mia-verita-su-zavka/

    cosa poteva fare Daniele per trattenerli, lo vuoi spiegare tu ? Hai presente cosa significa incrociarsi a 8500 metri, tu che scendi e questi che salgono in un ritardo mostruoso ma dimostrando di essere in forma e lucidi? NON PUOI FARE NIENTE
    cosa vuol dire mentalità elastica ?

    1. Non provare neanche a cercare il tuo compagno, mentre altri lo stanno facendo? Ok, ci sta se sei esausto e non ne hai la forza. Forse.
      Fregare sacco a pelo e materiale ad un altro alpinista che sta tentando di scendere con una gamba rotta lasciandolo mezzo fuori dalla sua stessa tenda perché la tua era montata male?
      mmmhhh. Questo io lo considero mentalità elastica.
      Detto questo, quando sei il capo di una spedizione trovo che sarebbe tuo compito fare di tutto per far capire al prossimo che continuare a salire è una cattiva idea.

  15. Comunque Chris Warner fa anche capire che nessuno sulla montagna si fidasse granché delle capacità della spedizione italiana. Questo è quello che dice lui in pubblico. Se praticamente ogni spedizione in cui Nardi partecipa finisce con lui che si fa dei nemici, forse qualche problema nei rapporti col prossimo li ha.
    Oppure è davvero ma davvero incapace di scegliersi i compagni.

  16. qua siamo all’assurdo, ho visto lo speech di Warner, parla uno buono che fa spedizioni commerciali a gogo’ e vive di conferenze, io ricordo benissimo le testimonianze e quello che è certo che Nardi ammise senza problemi che era talmente sfinito da averci messo un’ora ad aiutare Vielmo che provo’ ad uscire ma c’era già bufera.
    Tutte le cazzate sul fatto che potevano aiutarlo quando era rimasto sul traverso non hanno semplicemente SENSO, lo sa chiunque.
    Lo fa passare come uno che si è riaddormentato senza preoccuparsi e su questo ci sono le testimonianze anche di Vielmo , una roba patetica. Si è riaddormentato perchè era tornato già lui in ritardo dopo una salita infinita.
    Casomai è chi era con Stefano che ha avuto enormi rimorsi ma doveva scendere in fretta perchè stava congelando.

    Usare questo episodio per dire che crea problemi Nardi a tutti è ingiusto, perchè allora non citiamo che Nardi ha salvato la pelle portando giù a spalla un’alpinista da C4 a C3 sempre sul K2 nel 2014 ?

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