Alpinismo

Shisha: la Pasaban è al campo base

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LHASA, Tibet — "La corsa agli ottomila è l’ultima cosa a cui penso, ma voglio sfruttare l’occasione di essere già qui e già acclimatata". E’ decisa, Edurne Pasaban, a portare a casa la cima dello Shisha Pangma. A una settimana di distanza dalla conquista dell’undicesimo ottomila, il Manaslu, l’alpinista spagnola si trova già ai piedi dell’ottomila tibetano che potrebbe diventare il dodicesimo sigillo della sua carriera. Forse, nel fine settimana.

La Pasaban è arrivata venerdì scorso al campo base dello Shisha Pagma che, con i suoi 8.027 metri, è il più basso degli ottomila. Con lei ci sono il compagno Asier Izaguirre e due amici spagnoli che resteranno al campo base. L’arrivo lassù, per i quattro alpinisti, non è stato facile: tutti i materiali sono arrivati dopo due giorni e loro hanno dovuto arrangiarsi come potevano in un campo base praticamente deserto.
 
"E’ strano passare da un campo con 15 spedizioni a qui, dove non c’è nessuno oltre a noi – racconta la Pasaban -. Comunque è una sensazione molto piacevole. Noi stiamo bene, abbiamo avuto qualche piccolo problema di stomaco ma penso si risolva presto. Abbiamo
qualche giorno prima di tentare la vetta: il tempo è bello ma in quota c’è molto vento, dovrebbe calare soltanto sabato prossimo".
 
Sarà proprio nel weekend che la Pasaban e Izaguirre faranno un tentativo veloce di raggiungere la vetta. Provare prima, con il vento e le basse temperature che segnalano l’immininente arrivo dell’inverno, sarebbe troppo pericoloso.
 
"Saliremo dalla via normale del versante Nord – annuncia l’alpinista spagnola -. La via è stata molto battuta in questa stagione e dovrebbe essere in buone condizioni, peccato non aver incontrato nessuno per poter chiedere notizie. Tecnicamente non presenta grandi difficoltà, ma una volta arrivati sulla cima secondaria, dovremo attraversare un difficile tratto di cresta per arrivare sulla vetta principale. Ho ancora molti dubbi in testa, ma questa è un’ottima opportunità per provarci e voglio sfruttarla".
 
"Non è per la corsa ai 14 ottomila – continua la Pasaban – in questo momento, quella è l’ultima cosa a cui penso. Piuttosto ho pensato al fatto che ogni spedizione richiede un’organizzazione complessa, molto tempo e tanto denaro. Noi siamo scesi bene dal
Manaslu, eravamo vicini allo Shisha, già acclimatati: è stato questo che ha fatto pendere l’ago della bilancia verso il tentativo. La prossima volta che verrò in Tibet vorrei che fosse per visitare altre montagne, altri luoghi".
 
Sara Sottocornola

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