Alpinismo

Verso la vetta del Nanga Parbat

[:it]ISLAMABAD, Pakistan – È arrivato il momento di riprendere a salire: il tempo della pazienza si è esaurito ed è iniziato quello della velocità. La finestra di bel tempo si è consolidata ed il vento sembra aver rinunciato a tormentare le creste.

Alex Txikon Ali Sadpara, Simone Moro e Tamara Lunger sono in questo momento sul pendio che porta al muro di roccia sotto campo 2. Dal campo base a qui ci sono più di 1600 metri, con le rampe ghiacciate iniziali cariche di neve che in parte evitano l’esercizio di salire in punta di ramponi.

Sono partiti al buio anticipando l’alba e stanno mantenendo tempi di percorrenza, tenendo conto della necessità di sistemare per l’ennesima volta le corde fisse estraendole dalla neve e controllando gli ancoraggi.

Sono inoltre appesantiti dalla necessità di portarsi in alto quel minimo che serve a quattro persone anziché a tre.

Se è chiaro che questa sera dormiranno a campo 2 a 6100 metri, che raggiungeranno in ormai due tre ore al massimo, sappiamo che domattina ripartiranno da lì per portarsi quanto prima a campo 3 attorno ai 6750 metri. Se saranno in forma e se i tempi di percorrenza saranno buoni è probabile che i quattro alpinisti decidano di mettere il campo più in alto possibile.

Questo permetterebbe loro di fatto il giorno dopo di fare un tentativo in vetta “molto lungo” partendo da una quota attorno ai 7000 metri. Ma da lì alla vetta, per l’appunto, è lunga soprattutto in inverno.

Oppure domani possono andare al tre, rimanere lì, il giorno dopo portarlo a quota 7200/7300 metri oltre il bacino Bazin, allungando di un giorno, ma avendo meno metri da fare nel tentativo alla vetta.

Finalmente dopo 80 giorni di attesa la sfida invernale al Nanga entra nel mondo dell’altissima quota, con le ansie e i rischi che comporta. Ci sono quattro alpinisti molto bravi ad affrontarla e se il tempo tiene possono farcela.[:]

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