Alpinismo

Annapurna: colossale soccorso per Ochoa

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Updated KATHMANDU, Nepal — Non c’è stato nulla da fare. Nonostante l’operazione di soccorso senza precedenti organizzata sulla parete Sud dell’Annapurna, l’alpinista basco Inaki Ochoa è morto in seguito alla crisi avuta due giorni fa nella parte alta della montagna. Il fuoriclasse svizzero Ueli Steck, era salito in suo soccorso fino ai 7.400 metri di campo 4 nonostante il maltempo. E lo ha assistito con dei farmaci, mentre Denis Urubko stava salendo, poco indietro, con l’ossigeno. Ma è stato tutto inutile. Presto i dettagli della tragedia.

Steck è salito a campo 4 ieri pomeriggio, con i farmaci indicati da un team di medici dell’ospedale di Navarra. Ha iniziato a somministrarli a Ochoa, che ora riesce a bere ma, purtroppo, non ancora a parlare. L’arrivo dell’alpinista svizzero è stato fondamentale per la sopravvivenza del basco, ma le sue condizioni restano molto critiche ed è certo è che Ochoa vada riportato al più presto in bassa quota.
 
Ormai, ogni minuto è cruciale. La vita di Ochoa, 41 anni, esperto himalaysta con 12 ottomila all’attivo, è appesa a un filo. Tutte le spedizioni impegnate sulla parete sono state allertate e chiamate a dare il proprio contributo ai soccorsi.
 
Tra i primi ad aderire all’Sos, il fuoriclasse kazako Denis Urubko, che sta salendo verso i campi alti insieme al canadese Don Bowie, con delle bombole d’ossigeno e diversi medicinali per reidratare Ochoa. Si dice che Urubko non dorma da due giorni, da quando ha saputo della crisi di Ochoa, che conosce da tempo. 
 
"Denis, Don e uno sherpa sono arrivati a campo 2 – ci fa sapere Simone Moro, che sta seguendo la vicenda direttamente in contatto con i gruppi di soccorso – stanno portando su medicine, ossigeno e un paio di scarponi d’alta quota per Ueli Steck. Stanno affrontando un dislivello enorme, con diverse difficoltà causate dalla grande quantità di neve. E scalano per ore e ore consecutive. Oggi dovrebbero arrivare a campo 4".
 
Le notizie arrivano da Serguey Bogomolov, che sta organizzando un terzo gruppo di soccorso con l’elicottero, che ieri avrebbe dovuto raggiungere la montagna e invece ha dovuto fermarsi a Pokhara a causa del maltempo. Fortunatamente, oggi la giornata sembra migliore e pare che l’elicottero possa decollare.
 
"I piloti dicono che c’è troppa neve per atterrare a campo 2 – racconta Moro – è più probabile che riusciranno ad atterrare tra campo 1 e campo 2. Lì Ueli, Denis e gli altri dovranno portare Ochoa".
  
A bordo dell’elicottero, un altro dream-team di soccorso internazionale pronto a contribuire al recupero di Ochoa: gli alpinisti rumeni Alex Gavan e Minhea Radulescu, reduci dalla vetta del Makalu, il medico polacco Robert Szymczak della spedizione di Artur Hajzer, di rientro dal Dhaulagiri. E il giovane asso russo Maxut Zhumayev, che ha salito pochi giorni fa il suo 12esimo ottomila sul Manaslu. Oltre ad alcuni sherpa.
 
Anche all’Everest stanno seguendo tutti col fiato sospeso le vicende di Ochoa. "Inaki è un nostro amico da tantissimi anni – racconta Agostino Da Polenza, capospedizione di Share Everest -. Un ragazzo simpatico e generoso. Spero che questa operazione di soccorso, tra le più importanti mai fatte in Himalaya, vada a buon fine. Mi ricorda molto le colossali operazioni di soccorso internazionali di una volta, come quella compiuta sull’Eiger quando accadde la tragedia di Corti e Longhi".
 
Nel frattempo, sull’Annapurna, il rumeno Horia Colibasanu, compagno di cordata di Ochoa e suo primo soccorritore, sta scendendo verso campo 3 (6.900 metri), dove lo attende lo svizzero Simon Anthamatten, compagno di Steck. Anche Colibasanu è duramente provato dagli intensi giorni di scalata e dalla lunga permanenza in alta quota, ma pare sia ancora in grado di muoversi da solo sulla montagna.
 
Al campo 2, Urubko e Bowie hanno incontrato Alexey Bolotov, che l’altro giorno ha tentato la cima con Ochoa e Horia Colibasanu: anche lui sta scendendo verso il base. Stremato, ma in buone condizioni.
 
 
 Sara Sottocornola

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