Alpinismo

Frana del Piergiorgio. Barmasse: “Rampik è stato miracolato”

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EL CHALTEN (Patagonia) — La felicità per la prima alba serena e l’emozione di rimettere le mani sulla roccia. Infrante dal rumore assordante di massi che rotolano verso le tende. Trasformate in paura, incredulità. Ieri Hervè Barmasse era in parete, quando la frana si è staccata dalla parete Nordovest del Piergiorgio e ha travolto l’amico e capospedizione, Luca Maspes. Miracolosamente, solo ferito. Ecco il suo racconto.

"La sveglia delle cinque ed il bel tempo mi avvertono che, finalmente, dopo tanti chilometri e tanti chili, portati per sentieri, morene e ghiacciai, è arrivato il mio giorno per arrampicare.
Mi alzo con un sorriso da ebete stampato in faccia per la felicita’ e preparo subito colazione poi, preso lo zaino, mi avvio con Kurt e Yuri verso la parete per il noioso canale. Arriviamo alle corde fisse aggirando parecchi crepacci che a detta di Kurt e Yuri non c’erano nei  precedenti giorni di scalata.
L’alba sullo Hielo Continental e’ uno spettacolo meraviglioso e ci concede una piccola pausa prima della risalita sulle corde fisse, dove Kurt terminera’ il tiro che una settimana fa lo aveva  visto impegnato in delicati passaggi su cliff. Arriva il sole quando finalmente infilo le scarpette d’arrampicata e mi preparo per la scalata.
 
L’emozione e’ forte, dopo tre settimane ad aspettare questo giorno e sui primi metri del tiro mi sento impacciato, imbranato, ma poi con calma, trovo il mio ritmo, la sicurezza  la concentrazione. Arrivato alla prima sosta decido di concatenare due tiri consecutivi.
Cola acqua e spesso esco dalla via originale per evitare uno stupido quanto inutile e spaventoso volo su protezioni aleatorie che preferirei non testare e continuo ad arrampicare a salire per altri lunghezze di corda, fino al tiro che precede il Corazon….
Inizio il tiro e dalla sosta vedo un Rurp messo da Giordani dieci anni prima a undici metri sopra di me e a tre metri dal Rurp un buco al quale si arriva per una fessura bagnata non proteggibile. Mi aspetta un tiro di m…..? Salgo per sette-otto metri e arrivo al buco che pero, non posso utilizzare con le mani per progredire in arrampicata e nemmeno per mettere una protezione. In quel momento, penso cosa sia meglio fare: le scarpette continuano a scivolare. Di cadere sulla sosta non ne ho proprio voglia.
 
Ridiscendo arrampicando fino alla sosta, per discutere con Kurt e Yuri. Solo dopo i fatti che da li a poco, in sequenza, segneranno attimi lunghi come secoli, capiro’ che quel buco era pieno di neve e ghiaccio non per un caso banale…
Tolgo le scarpette, accenno il problema a Kurt e Yuri e in quell’attimo sentiamo un rumore assordante provenire dalla base della parete. Ci voltiamo e la vediamo: una frana di pietre grosse come dei monolocali che rotola in direzione delle tende che mi lasciano lì, inerme, a godere di uno spettacolo della natura che puo costare la vita a due miei amici. Che a secondi verranno travolti da questa valanga di roccia.
Per fortuna le pietre piu grandi si spostano verso destra, nella direzione opposta alle tende, dove pero’ solitamente ci si spostava per guardare la parete nei giorni precedenti e dove, terminato l’assordante boato durato piu’ di un minuto e dissolta la nube di polvere, un puntino si muove
correndo in direzione delle tende.
Sgomento ed incredulita’. Non esagero nel dire che mai avrei pensato che una persona potesse avere tanta fortuna e che mai avrei pensato che qualcuno potesse uscirne vivo.
Le bestemmie si sprecano e guardando in direzione delle tende ci piacerebbe capire se tutti stanno bene. Ci mettiamo tre ore a scendere ed arrivare alle tende.
 
Panda è illeso. Luca è seduto con mani e piedi insanguinati, si e’ preso addosso tutta la frana. Lo guardo e la prima cosa che mi viene da dire è:
 
"Lo sai che adesso non ti chiamero’ piu’ Rampik ma Il Miracolato?"
 
 
Hervè Barmasse

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