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Everest, i difficili soccorsi in long line sull’Icefall: l’opinione di Maurizio Folini

Maurizio Folini (Photo courtesy pagina Facebook)
Maurizio Folini (Photo courtesy pagina Facebook)

BERGAMO — Procedono questa mattina le operazioni di recupero a seguito della grande tragedia dell’Everest, dove ieri un crollo di ghiaccio ha provocato una dozzina di morti e altri 4 dispersi. Gli elicotteri volano infatti sulla montagna, per evacuare e aiutare le persone in difficoltà. L’Icefall, il tratto in cui si è verificata la tragedia, non è un luogo in cui si possa atterrare, il che rende le manovre complesse. Abbiamo chiesto un parere a Maurizio Folini, Guida alpina lombarda e straordinario pilota italiano, che da alcuni anni collabora con la compagnia nepalese Fishtailair nei soccorsi in alta quota in Himalaya. L’anno scorso Folini ha volato in elicottero fino alla quota di 8400 metri, e ancora più eccezionale ha effettuato un soccorso a 7800 metri: forse ad oggi ancora il soccorso più alto del mondo.

Secondo quanto riferisce Alan Arnette dal campo base dell’Everest, i recuperi sono stati effettuati in long line..
Non ho ancora ricevuto notizie dirette dai piloti che hanno svolto i recuperi, ma molto probabilmente era l’unica possibilità perché lì non si può atterrare. La long line è una corda appesa al centro dell’elicottero tramite cui si calano i soccorritori che poi attaccano le salme o i feriti e li trasportano direttamente al campo base. E’ la tecnica giusta ed è quello che noi da un paio d’anni stiamo insegnando ai piloti nepalesi. Nel posto in cui è successo l’incidente risulterebbe troppo pericoloso atterrare e avere il motore vicino ad eventuali cadute di neve, ghiaccio o sassi.

Hai mai fatto un recupero su quella zona?
Sì ho fatto un recupero, ma quella volta sono riuscito a mettermi in hovering su un crepaccio e, con un pattino solo appoggiato, ho caricato l’alpinista che aveva delle difficoltà.

Un recupero del genere sull’Icefall a vedersi può sembrare più spaventoso di un altro magari a più alta quota ma su un pendio…
In realtà con questa tecnica l’elicottero si trova fuori da tutti i pericoli, perché rimane più in alto, a 20, 30 o 40 metri sopra il ghiaccio e perciò può girarsi in tutte le direzioni a seconda del vento. In più se tu stai atterrando o sei già a terra e si stacca qualcosa che arriva sul motore è un disastro, così invece sei più al sicuro. Certo è tecnicamente molto più difficile: infatti questa tecnica si impara dopo anni di esperienza facendo trasporto di materiale. Ed è esattamente quello che stiamo insegnando noi ai piloti nepalesi: prima facciamo trasportare loro il carico, e poi sulla base di questa esperienza passiamo al recupero di persone. In questo senso mi fa piacere perché vuol dire che quello che stiamo facendo là sta dando i propri frutti.

Maurizio Folini effettua un recupero in Long Line sull'Everest insieme a Simone Moro (Photo courtesy of Simone Moro)
Maurizio Folini effettua un recupero in Long Line sull’Everest insieme a Simone Moro (Photo courtesy of Simone Moro)

Da quanti anni sei impegnato nei soccorsi in Nepal?
Sono 3 anni e mezzo.

Parti anche quest’anno?
Sì. Adesso c’è un mio amico, Michele Calovi, un pilota molto esperto di gancio baricentrico che ha volato sempre in Dolomiti in situazioni spesso difficili. Presumo che sia stato coinvolto anche in questi soccorsi sull’Icefall. Io parto subito dopo Pasqua e starò un mese, praticamente gli darò il cambio.

Ci sono accorgimenti, soluzioni che secondo te potrebbero essere prese per facilitare i soccorsi in alta quota?
Ci sono sempre più incidenti in valanga e pochissimi alpinisti o sherpa che utilizzano l’artva. Ora, rispetto a questo incidente appena accaduto non avrebbe fatto grandi differenze perché è chiaro che se è arrivata loro addosso una massa enorme in cui sono morti tutti, c’era poco da fare. Però bisognerebbe che tutti avessero addosso l’artva, perchè in altre situazioni fa una differenza enorme. Pensa al Manaslu: la ricerca dei dispersi sarebbe stata molto più veloce e facile, ma anche in questo caso se pensi che ci sono 4 dispersi con questo apparecchio riuscirebbero a rintracciarli prima. E’ una cosa molto importante, è un po’ che lo dico, non è mai stato utilizzato ma è ora che si cominci: come si porta dietro la piccozza si dovrebbe avere dietro l’artva.

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Un commento

  1. quanto viene??? 30000 euro a recupero?proprio la copertura dell’assicurazione CAI…mah…comunque va bene così

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