AlpinismoAlta quota

Lenin Peak, seconda tappa della trilogia di Luca Montanari

Lenin peak
Lenin peak

BISHKEK, Kyrghyzstan — E’ cominciata domenica 28 luglio la seconda tappa della Trilogy Expeditioni della Guida alpina Luca Montatari. Dopo una primavera all’Ama Dablam, e prima di un autunno al Manaslu, l’alpinista trentino è volato insieme al suo compagno di avventura in Kyrghyzstan, dove sorge il Lenin Peak, 7134 metri, obiettivo della spedizione. Attualmente gli italiani dovrebbero trovarsi al campo base, a 3600 metri di quota sul versante nord della montagna: ecco cosa che ci ha scritto Montanari pochi giorni prima di partire.

“Il Lenin Peak è una montagna nuova per me, così come tutta la zona del Pamir. L’obiettivo iniziale era il Muztagh Ata, che avrei affrontato per la terza volta, ma i costi eccessivi imposti dai cinesi hanno reso impossibile la realizzazione di questa seconda tappa. Tecnicamente facile, ma non meno impegnativa, presenta tutte le caratteristiche e le difficoltà delle montagne d’alta quota: crepacci, seracchi, vento e freddo intenso. E, ovviamente, l’incognita del bel tempo.

Raggiungeremo Osh con un volo interno da Bishkek. Da lì ci muoveremo verso il campo base, a 3600 metri di quota di fronte al versante nord della montagna, addentrandoci nelle zone più interne dell’Asia centrale.
Proseguiremo poi verso il campo base avanzato, a 4300 metri, dove cominceremo la fase di acclimatamento, salendo e scendendo i campi alti alle quote 5300 (campo 1) e 6200 (campo 2).Fin qui i numeri.

Con me ci sarà Paolo, meglio noto come “the machine” per quelli che lo conoscono: maresciallo nei Corpi Speciali del 9° Col Moschin. Durante questa spedizione ci testeremo, ci conosceremo, faremo squadra, in vista dell’ultima tappa di Trilogy: il Manaslu. Fare la Guida Alpina su queste montagne comporta un approccio mentale molto diverso rispetto al Monte Bianco, al Cervino e altre cime impegnative delle Alpi. Qui, la passione per l’alta montagna, per la vita da spedizione e, soprattutto, la carica di una compagna che mi sostiene, sono fattori determinanti per affrontare spedizioni di 30, 40 o 50 giorni.

È fondamentale la scelta del materiale e dell’abbigliamento, l’organizzazione della logistica, la preparazione del cibo e di tutte le pratiche burocratiche da svolgere interfacciandosi con le agenzie locali. Qui comincia la preparazione. Anche il rapporto con i clienti è diverso: non è un weekend, ma giorni interi, spesso lunghi, in attesa di acclimatarsi o di una finestra di bel tempo. Però in quei giorni c’è tanto altro: giornate di svago, scambi e confronti con altre spedizioni, chiacchiere e giochi con la gente del posto. E poi c’è la cima: tre o quattro giorni di sforzo intenso, dove la cordata deve dare il meglio di sé, per arrivare vincenti, qualunque sia l’esito, alla fine del viaggio. Metodo, soprattutto.

La notte che precede il tentativo della cima è lenta a passare: il freddo, l’alta quota e la tensione tolgono il sonno e mi lasciano in uno stato di leggero dormiveglia, durante il quale conto i minuti che mi separano dall’ora x. Suona la sveglia, comincia la vestizione, si parte. Io ho già raggiunto il mio traguardo, perché ci ho creduto fino in fondo. La cima, se arriverà, sarà una gioia ancora più grande da condividere. Io, poi, sono particolarmente fortunato perché gioisco tre volte: come alpinista, felice e appagato, come guida, fiero per il risultato del mio compagno di cordata. E come Luca, perché sto già pensando altre mete da raggiungere.
Ogni volta, un sogno che si realizza”.

Luca Montanari

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