Alpinismo

Dhaula: Urubko vetta, Ochoa congelato

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CAMPO BASE DHAULAGIRI — Mentre nella spedizione si consuma il dolore per la tragica scomparsa di Sergio Dalla Longa, sulle pendici del Dhaulagiri si consumano successi e travagli. Mentre  spagnoli e kazaki, Urubko compreso, hanno raggiunto la cima, Inaki Ochoa e Jorge Egocheaga stanno soffrendo forti congelamenti.

Gli alpinisti spagnoli Josep Noguera e Roger Sellent avrebbero raggiunto la cima il 29 aprile, lo stesso giorno dell’incidente mortale che ha coinvolto il bergamasco Dalla Longa. 
 
Il 1 maggio è giunto in vetta anche il rumeno Horia Colibasanu, che qualche giorno fa aveva
fatto un tentativo con Inaki Ochoa, rinunciando però all’altezza di campo 3. Colibasanu sarebbe salito insieme ad alcuni componenti della spedizione kazaka: Serguey Samoilov, Svetlana Sharipova e Eugeny Shutov.
 
A proposito di kazaki, il fuoriclasse nazionale Denis Urubko, ha messo a segno la sua solitaria raggiungendo la cima ieri, 2 maggio. Nessun record di velocità, però: l’alpinista si è fermato ad aiutare Boris Korshunov, che in piena notte si trovava sotto campo 3 senza tenda nè riparo alcuno. Insieme hanno poi raggiunto il base.
 
La notizia è stata data da Urubko stesso a Russianclimb questa mattina, e non si conoscono ancora i dettagli.
 
Nel frattempo, le condizioni di Inaki Ochoa e del compagno Jorge Egocheaga, che hanno salito il Dhaulagiri mercoledì scorso, non sono affatto buone. Oltre ad aver salito la montagna con pessime condizioni meteo, i due sarebbero stati anche travolti da una valanga durante la discesa e finiti in un crepaccio. La notizia arriva ancora da Urubko e da Russianclimb.
 
Egonchega è stato evacuato in elicottero perchè, con dita di mani e piedi congelate, era incapace di camminare. Ochoa (nella foto) ha il naso e un dito congelato, ma ha annunciato di voler comunque tentare anche la salita dell’Annapurna, verso cui si sta dirigendo. All’alpinista spagnolo mancano infatti solo l’Annapruna e il Kanchenjonga per completare i 14 ottomila.
 
Ancora nulla di fatto per la fortissima austriaca Gerlinde Kaltenbrunner, che con la compagna ceca Lucie Orsulova voleva tentare la salita dalla via MacIntyre. Le due ragazze hanno però constatato che l’itinerario è costellato di rocce marce e pericolanti: "una vera roulette russa" ha detto la Kaltebrunner.
 
Hanno perciò deciso di salire dal versante nordest.
 
 Sara Sottocornola

Foto courtesy of www.explorersweb.com

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