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Exposed to dreams. Simone Moro: questo film come aprire una via nuova

Backstage_IlSodalizio (photo courtesy matteozanga.it)
Backstage_IlSodalizio (photo courtesy matteozanga.it)

BERGAMO — Everest, soccorsi in elicottero, long line. Affollamento del campo base e coda sulla via di salita. Sogni d’aria sottile, e difficoltà in alta quota. Ecco l’Himalaya raccontato da Simone Moro nella pellicola di “Exposed to dreams”, il film di Alessandro Filippini e Marianna Zanatta che nei giorni scorsi è stato eletto vincitore dell’Orobie Film Festival. “Una schietta riflessione sull’alpinismo di oggi” ha detto la giuria, in un’opera che Moro ha equiparato, come difficoltà, all’apertura di una via nuova.

Nel film, Moro racconta all’amico e alpinista Mario Curnis l’esperienza della primavera scorsa all’Everest: partito con la spedizione di Vittorio Brumotti, bloccata poi dal governo nepalese, Moro ha proseguito verso l’Everest puntando al traverso Everest-Lhotse, suo sogno da una vita. Non è riuscito a portarlo a termine, ma si è impegnato per settimane nei soccorsi dell’Himalayan Rescue Team, con cui collabora come pilota dalla sua fondazione. Il film alterna immagini spettacolari dell’aria sottile con l’amaro stupore di un alpinista impossibilitato a realizzare il suo sogno, e fotografa l’affollamento di persone sulla via di salita.

“Il linguaggio filmico è diverso da quello delle immagini fotografiche o dei video amatoriali per youtube o per usi personali – racconta Moro -. Erroneamente chiamiamo e chiamavo film qualcosa che in realtà non lo era e dunque per me l’esperienza di Exposed to Dreams è stata davvero una bella avventura. Le immagini del film sono state fatte da più persone. Da me per tutta la parte relativa ai soccorsi in elicottero in long line. La parte alpinistica ed alcune scene esterne con l’elicottero sono state realizzate all’Everest da Hans Peter Karbon e suo fratello Helmut. Ci sono alcuni secondi di immagini fatte con la cineflex fatte da Andreas Nickel e poi tutto il resto da Endrio Gobbo e Denis Morosin dello studio 25fps di Treviso”.

“Ovviamente oltre al lavoro relativo alle riprese e al montaggio – prosegue l’alpinista -, c’è stato quello creativo che è stato fatto in cordata con Alessandro Filippini (autore e regista) affiancato da Marianna Zanatta (mia manager e in questo progetto anche lei regista) e dal sottoscritto in qualità di produttore, attore e ideatore del progetto. Tutte queste persone sono state fondamentali ed è con loro che voglio condividere il successo tributato dal film festival internazionale OFF”.

“Exposed to Dreams” è esattamente uno spaccato di come sono io – conclude – e di come interpreto la vita ed i sogni che guidano il mio modo e la mia voglia di esistere. Mi espongo ai sogni proprio come al freddo, alla verticalità, alle critiche. Odio rimanere seduto e lasciar scorrere la vita aspettando che qualcuno o qualcosa realizzi per me progetti o cambiamenti. Dunque, partendo da una riflessione su una situazione assurda in cui mi sono trovato sull’Everest nella primavera 2012, racconto il mio modo di intendere l’alpinismo e descrivo la mia pulsione nel realizzare i sogni, e nello specifico, quello di crearmi una vita ed una professione parallela e complementare all’alpinismo d’alta quota come quella di Pilota di elicottero in Himalaya. Realizzare “Exposed to Dreams” è costato anche parecchi soldi oltre che sforzi personali di tutti e per questo voglio ringraziare la cordata di aziende che hanno creduto più di altri in questo mio progetto: The North face, Garmin e Fineco. Ringrazio poi anche la Presidenza della Repubblica per l’inaspettata medaglia che hanno deciso di inviarmi come apprezzamento per il film e la missione che sto portando avanti in Nepal”.

Alessandro Filippini, nota firma della Gazzetta dello Sport, commenta così questa avventura. “Ho passato la vita a scrivere: cronache e interviste sulle pagine della Gazzetta dello Sport e dei suoi supplementi. Negli ultimi anni l’evoluzione delle nuove tecnologie ha spinto anche me a confrontarmi con un altro genere di linguaggio, quello dei filmati. La cosa curiosa è che le occasioni di cimentarmi con esso mi sono arrivate soprattutto grazie ad amicizie e conoscenze alpinistiche. Qualche anno fa la realizzazione dello straordinario primo incontro fra Walter Bonatti, Reinhold Messner e Riccardo Cassin per i 100 anni di quest’ultimo, filmato dal noto regista Fredo Valla e poi da me sceneggiato per il sito della Gazzetta. E ora questa prima esperienza anche da regista, insieme a Marianna Zanatta. Una opportunità straordinaria offertami dall’amico Simone Moro, che ha avuto il coraggio di fare e finanziare un film su un’avventura non portata a termine. Non per sua incapacità, ma per cause oggettive, che le telecamere dei fratelli Karbon hanno ben testimoniato anche in alta quota. Così ne è uscita la parte di denuncia su una situazione, quella della via normale nepalese all’Everest, veramente incresciosa”.

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“Ma abbiamo cercato di fare in modo che “Exposed to dreams” non fosse un semplice documentario – continua Filippini -. E, per far emergere la personalità di Simone, la sua grande passione per la montagna e per il volo, la sua generosità e la sua genuinità, ci siamo avvalsi, oltre che delle parole di alpinisti famosi incontrati al campo base dell’Everest, anche del contributo di un “attore non protagonista”, Mario Curnis. Un grande amico di Simone, bergamasco come lui. Mario, che prese parte alla prima spedizione italiana all’Everest 40 anni fa, ci ha consentito un continuo confronto fra lo sconcertante presente e il passato. Per far emergere appieno, grazie anche all’eccezionale montaggio di Endrio Gobbo, il valore e il vero significato dell’avventura. Quello che, sia all’inizio sia alla fine del film, una voce fuoricampo spiega con poche, meravigliose parole. Una voce appassionata: quella di Walter Bonatti. Un regalo in più per gli spettatori e un sincero omaggio della nostra “cordata” a colui che è stato e resterà un sicuro punto di riferimento per Simone e per ogni “vero” alpinista”.

“Io e Simone abbiamo iniziato a lavorare insieme 14 anni fa – racconta Marianna Zanatta -. Prima ero, come ama dire lui, il suo capo (ndr Sports Marketing Manager EMEA in The North Face) e da un paio d’anni i ruoli si sono in un certo senso invertiti, ora lo è lui, da quando sono diventata sua personale manager. Una bella evoluzione, che credo faccia ben capire il tipo di sodalizio che c’è tra noi, sodalizio e intesa che ci permettono di esplorare sempre nuove vie anche nella comunicazione. Il 2012 è stato un anno davvero interessante, che come team, nei nostri rispettivi ruoli, ci ha messo alla prova. Non è stato facile per Simone dover rinunciare a un sogno, che finalmente sembrava a portata di mano. Ed è stata la comune e condivisa dote di vedere sempre il lato positivo di ogni situazione e di pensare a delle soluzioni in modo creativo, che ci ha permesso di considerare la rinuncia alla vetta dell’Everest, come uno spunto interessante per parlare del Simone Moro alpinista che sa rinunciare – l’aveva comunque già dimostrato altre volte – e che, anche con l’amarezza di una rinuncia, riesce a continuare a parlare di sogni e a investire energie in quei sogni.

“Avevamo voglia di far uscire il Simone Moro sognatore attraverso il dialogo intimo con un amico speciale. E Simone mi ha subito parlato di Mario Curnis, che per me è stato una vera scoperta e un dono: un uomo e un alpinista di straordinario valore e una vera rivelazione come attore. Il resto l’ha fatto un team eccezionale – e nell’averlo composto mi prendo il merito al contempo ringraziando Simone per la fiducia – con un autore-regista, Alessandro Filippini non solo perfetto interprete delle nostre idee ma autorevole voce nelle riflessioni sull’alpinismo del passato e di oggi, e con Endrio Gobbo e Denis Morosin – la casa di produzione 25fps – che con le riprese a casa di Mario e il montaggio sono riusciti a regalare dinamicità mantenendo la poesia che Alessandro ha voluto e ha creato nella sceneggiatura. Dopo tanti anni da manager della comunicazione in questo mondo, sono felice soprattutto di un risultato: questo è un film che parla a tutti, non solamente alla comunità degli alpinisti. Da sempre nutro la convinzione che fatica, impegno, successo e fallimento nello sport siano metafore semplici e perfette che coinvolgono la quotidianità, i progetti, i sogni di ciascuno di noi. Il mio principale obiettivo, come manager di atleti, è quello di affiancarli nella comunicazione della loro attività, e di creare sempre più e sempre nuovi spazi per le loro storie che incantano ed ispirano tutti noi. Con questo film un bel passo in questa direzione credo sia stato fatto”.

 

Un assaggio del film è visibile nella nostra sezione video http://play.montagna.tv/media/

 

Photo credits matteozanga.it

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4 Commenti

  1. Come al solito, il problema di tutti i film di montagna è che o li si vede ai festival durante i quali sono presentati, oppure FINE. Spariscono completamente dalla circolazione. Ma che senso ha produrli, a questo punto?

  2. Ciao Ragazzi!. Tranquilli che il DVD è in fase di produzione e di successiva vendita. Il film, partecipando ai vari concorsi e Filfestival internazionali, deve rimanere ancora per un pò “inedito” e solo successivamente commercializzato. Grazie e a presto
    Simone Moro

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