Medicina e benessere

Eventi traumatici 3: valutazione del ferito

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Dopo aver analizzato la dinamica dell’incidente ed essersi fatti un’idea della sua gravità, arriva il momento di fare una valutazione primaria dello stato generale del ferito. Le parole d’ordine sono: velocità, logica e sangue freddo.

E’ istintivo per qualsiasi persona valutare grossolanamente la gravità dell’incidente contestualmente alla valutazione dello scenario. L’incidente sarà lieve, medio o grave, a seconda della criticità delle condizioni vitali della vittima, valutate in base alla sua coscienza, al livello di collaborazione e di mobilità.

 
A contatto diretto con l’infortunato, e a prescindere dalle lesioni corporee riportate durante l’incidente, devono essere rapidamente identificate – con logica e sistematicità – le situazioni cruciali per la sua sopravvivenza. Il loro tempestivo trattamento sarà subito intrapreso dal soccorritore, a volte anche contestualmente alla valutazione.
 
La fase di valutazione dovrebbe espletarsi al massimo in 2 minuti, per poter prendere – e portare a termine – le misure prioritarie atte alla stabilizzazione del ferito entro 10 minuti (i cosiddetti "golden ten minutes").
 
La valutazione, comunque, non è casuale o lasciata alla discrezione del soccorritore. In questa fase il soccorritore viene guidato da una stretta successione di fasi di valutazione/azione (valuta e fai) che seguono lo schema procedurale “C A B C D – E”, meglio descritto in seguito.
 
C = nel caso di un incidente traumatico è innanzitutto da prevedere la necessità di protezione e stabilizzazione del rachide cervicale, preliminare alle ulteriori fasi (manovre manuali e stabilizzazione in posizione neutra – vedi più avanti);
 
A = controllo, ripristino, mantenimento dell’apertura (pervietà) delle vie aeree;
 
B = controllo, ripristino, mantenimento dell’attività respiratoria;
 
C = controllo, ripristino, mantenimento dell’attività cardiocircolatoria.
In queste fasi saranno pertanto applicate le classiche metodiche del BLS (rianimazione cardio-polmonare) condotto in assenza di strumentazioni. A questo proposito è utile suggerire l’inserimento di una pocket mask  nella dotazione di gite organizzate, che aiutano l’ossigenazione/perfusione di cervello ed altri organi vitali.
 
La pocket mask è una maschera per la respirazione "bocca a bocca" che rende più efficace la respirazione artificiale, perché consente l’insufflazione attraverso bocca e naso, riduce i rischi di infezione e consente la somministrazione di ossigeno supplementare. Inoltre aiuta a proteggere le vie aeree dall’acqua, quando si operi su spiagge, in barca o nell’acqua stessa.
 
Tutte le fasi devono, ovviamente, essere condotte nel rispetto dell’integrità di ogni segmento corporeo lesionato o tale potenzialmente. Bisogna infatti avere una cura particolare nella movimentazione e nella stabilizzazione di tutto l’asse corporeo (per esempio nella manovra di "pronosupinazione improvvisata",che  permette di girare del ferito a fini ispettivi).
 
D = valutazione più specifica per lo stato di coscienza, secondo lo schema AVPU:
  • alert – attento, sveglio
  • verbal – risponde alla voce
  • pain – risponde al dolore
  • unresponsive – non risponde
Il miglior trattamento in un soccorso improvvisato, sarà sempre un’applicazione corretta della sequenza ABC. Questa valutazione dovrà ripetersi continuamente per cogliere improvvise negative variazioni, e per verificare l’efficacia delle manovre correttive.
 
E = Una volta completato il ciclo fino alla D, si ricercano ulteriori eventuali lesioni (lussazioni, fratture) secondo una complessiva valutazione testa-piedi che non si ha tempo di condurre durante l’ABC. In montagna, comunque, si tenga conto che la classica “esposizione” del corpo attraverso il taglio degli indumenti si scontra con oggettive necessità di protezione termica, nonché con le difficoltà di trasporto.
 
Nelle prossime puntate vedremo brevemente alcuni particolari quadri clinici (trauma cranico, trauma vertebro-midollare etc.), evidenziando gli aspetti particolari del soccorso improvvisato in ambiente e applicando le linee guida di comportamento sin qui descritte.
 
 
Dott. Alessandro Calderoli
Istruttore Nazionale di Scialpinismo
Vicedelegato CNSAS VI Zona Orobica

 

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