Medicina e benessere

Diabetici in montagna: pro e contro

Chi soffre di diabete può andare in montagna? Con le dovute precauzioni, facendo attenzione all’idratazione e misurando gli sforzi, sì. Anzi, al contrario di quanto si pensava tempo fa, lo sport può fare molto bene: nei diabetici in buon stato di compenso terapeutico e che praticano regolarmente attività, si riscontra un migliore utilizzo del glucosio e un ritardo di alcune patologie collegate. Ma attenzione all’ipossia e ai farmaci per il mal di montagna, potrebbero creare problemi alla glicemia.

In Italia la percentuale dei diabetici si aggira tra il 3 ed il 5% della popolazione totale. È necessario adottare delle strategie che siano in grado di prevenire, di curare e di ritardare il diabete, malattia sociale, causata talvolta dal progresso e dalla cattiva alimentazione, molto diffusa soprattutto nelle nazioni occidentali.

La frequentazione della montagna

Leggendo “Medicina e Salute in Montagna” di Annalisa Cogo ho valutato quanto sia concesso fare ad un soggetto diabetico in montagna. La frequentazione della bassa montagna va bene alle persone diabetiche, a condizione ovviamente che vi sia rispetto per l’alimentazione e per la terapia, tenendo conto del tipo di esercizio fisico che si intende effettuare. Occorre una grande preparazione di tipo psico-fisico che curi molto l’allenamento fisico e psicologico del soggetto diabetico per affrontare una spedizione, un trekking o altre attività fisiche minori in montagna, con grande consapevolezza da parte dell’individuo. L’alpinismo va, infatti, praticato dal soggetto diabetico a condizione che vi sia alle spalle una grande preparazione e che non vi siano complicanze che ne controindichino la pratica.

Il diabete tipo I

Va precisato che esistono due tipi di diabete: il tipo I giovanile che necessita dell’uso di insulina quale terapia sostitutiva e che inizia in giovane età, come dice la parola stessa; è causato dalla totale distruzione delle cellule pancreatiche secernenti l’insulina. In questo caso i soggetti, se “in compenso” dal punto di vista terapeutico, possono frequentare la montagna ed anche l’alta quota, ovviamente con le dovute precauzioni. Nei diabetici in buon stato di compenso terapeutico e che praticano regolarmente attività si riscontra un migliore utilizzo del glucosio. Lo sforzo fisico deve essere controllato, progressivo, evitando gli sforzi troppo intensi. La terapia con insulina deve essere personalizzata e l’alimentazione deve rispettare rigorosamente gli orari nell’arco della giornata. Ma sembra certo che un’attività sportiva regolare sia in grado di fronteggiare il diabete. La microangiopatia diabetica, per esempio, pare ritardare di 5 anni nei soggetti che praticano attività fisica, rispetto ai diabetici sedentari.

Va ricordato, infatti, che negli ultimi anni sono state organizzate spedizioni alpinistiche extra-europee da alpinisti diabetici (Cho Oyu,8201m, Kilimanjaro 5985 m, Aconcagua 6950 m, Peak Lenin, Monte Kenya 5199 m). Pare che la percentuale del male di montagna tra i diabetici sia uguale a quella tra i soggetti normali. Va, tuttavia, fatto presente che i farmaci utilizzati per la prevenzione e la cura del male di montagna possono venire controindicati nei portatori di diabete. Per esempio, di desametasone può modificare i valori della glicemia e l’acetazolamide, specie nei soggetti con insufficienza renale, può creare qualche problema ai reni e all’equilibrio acido basico.

Anche la carenza di ossigeno in alta quota (ipossia) può creare problemi alla glicemia, richiedendo un aumento delle dosi di insulina. Il soggetto diabetico si deve saper gestire alla perfezione, valutando, di volta in volta, ricorrendo alla propria esperienza gli stati di ipo- e di iper- glicemia. Deve, inoltre, prestare attenzione alla conservazione delle fiale di insulina, che, con il freddo, possono ghiacciare. La misurazione della glicemia deve avvenire regolarmente utilizzando il glucometro.

Nei soggetti con insufficienza renale si può avere un maggior rischio di congelamenti. I compagni di spedizione o di cordata devono essere informati circa le condizioni in cui si trovano gli amici diabetici ed essere in grado di fronteggiare in ogni momento eventuali situazioni di emergenza.

Il diabete tipo II

I portatori di diabete di tipo II, quello dell’età avanzata, devono pure prestare la dovuta attenzione in quota, controllando la terapia e l’alimentazione. In questo tipo di diabete si verifica una carenza parziale di insulina, che presenta difficoltà nella propria funzione. L’aumento di peso e la mancanza di attività fisica producono una situazione di resistenza all’azione dell’insulina nei confronti dei muscoli, del tessuto adiposo e del fegato. I soggetti diabetici obesi devono sapersi controllare in modo adeguato, considerato che il rischio di male di montagna in tal caso, aumenta di tre volte. Il diabete di tipo II è maggiormente esposto al rischio cardiovascolare. Va però rammentato che in tali soggetti l’attività fisica è fondamentale per migliorare le proprie condizioni di salute e va praticata con continuità ed assiduità anche in montagna. Un’attività di tipo fisico regolare, mantenendo i livelli di insulinemia più bassi, è in grado di prevenire il diabete di tipo II.

Il diabetico deve fare particolare attenzione alla disidratazione e i soggetti affetti da complicanze dovrebbero non praticare l’alpinismo.

Prima di tutto: chiedere alla specialista

Va ricordato che i diabetici hanno subito decenni di emarginazione nel campo delle attività sportive, essendo ritenuti inadatti a praticare discipline sportive di vario tipo, compresa la frequentazione della montagna. Ora occupano un posto dignitoso nel campo delle attività sportive, non ultima la montagna. È interessante far presente che a Briancon, in Francia, un’unità di diabetologia, nel 1995, ha proposto ad un gruppo di diabetici uno stage (a carico del servizio sanitario nazionale) per imparare a praticare sport: sci di fondo, sci di discesa, scialpinismo, ciaspolate.

Ovviamente, buon senso e prudenza sono sempre indispensabili. E occorre la presenza di un medico specialista in grado di valutare ogni singola situazione: una visita medica è necessaria prima di programmare la propria attività fisica. Dopodiché… buon divertimento fra le alte vette!

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