Medicina e benessere

La montagna fa bene al cuore? Il cardiologo risponde

Giornate dal cielo limpido e ultimi caldi estivi che lentamente sfumano nei romantici colori autunnali, non c’è periodo migliore per salire in quota a godere di una montagna silenziosa, in lenta preparazione all’arrivo del freddo inverno. Prima di partire si fa il check dei materiali e delle attrezzature, si prepara lo zaino e poi via, su per i sentieri. Ma bisogna prestare attenzione a quel che si fa, allo sforzo a cui ci si vuole sottoporre, soprattutto se si è soggetti ipertesi o con problemi cardiaci. Vivere la montagna e praticare attività fisica, anche ad alta quota, è possibile a patto di rispettare alcuni semplici accorgimenti utili a prevenire eventuali conseguenze. Ne parliamo, in occasione della Giornata Mondiale del Cuore promossa dalla World Heart Federation e celebrata ogni anno il 29 settembre, con il dottor Gianfranco Parati, specialista in Cardiologia e Medicina Interna. Cardiologo di fama internazionale il dottor Parati è autore dei più completi e significativi studi su paziente cardiopatico in alta quota.

Dottor Parati, esistono studi che descrivono cosa accade al nostro sistema cardiovascolare e al cuore quando si sale di quota?

“Negli ultimi quindici anni abbiamo studiato a fondo gli effetti dell’aumento di quota, sia su persone sane che su pazienti con diverse patologie. Abbiamo portato avanti cinque spedizioni in Capanna Margherita, sul Monte Rosa, dove sono stati raccolti dati in modo sistemico analizzando l’influenza della quota su cuore, respiro, pressione. Nel 2008 abbiamo anche lavorato ai piedi dell’Everest. Tutto questo con persone sane. In Perù abbiamo condotto studi su pazienti ipertesi, analizzando prima i dati a livello del mare e poi oltre i 3000 metri.”

Ci spiega allora cosa succede?

“Nelle prime ore nulla. Se salgo con la funivia a Punta Helbronner, sul Monte Bianco, prendo un caffè e scendo difficilmente avrò problemi. Ovviamente, inspirando una minore quantità di ossigeno, può accadere di sentirsi mancare il respiro camminando. Il meccanismo di adattamento inizia dopo 6 o 7 ore di permanenza in quota. Si assiste all’attivazione del sistema simpatico con un’accelerazione della respirazione. Le arterie, che nelle prime ore per andare incontro alla diminuzione dell’ossigeno si vasodilatano, subiscono una costrizione con conseguente aumento della pressione. Anche i battiti cardiaci aumentano, il cuore si contrae più velocemente e in modo leggermente diverso.

Oltre a questi si avvertono poi tutti i caratteristici sintomi del mal di montagna, che nel giro qualche giorno tendono a passare. Solo la pressione non si adatta, ma rimane alta.”

Visti gli effetti della quota, una persona con disturbi cardiovascolari può andare in montagna?

“Sarebbe assurdo vietare la montagna a un appassionato, anche se cardiopatico. Ovviamente, nel caso di un soggetto con patologie, prima di andare in quota bisogna valutare bene il tipo di problema, la condizione di salute e la stabilità della situazione, oltre alla quota che si intende raggiungere e al tipo di attività che si vorrebbe praticare. In generale esistono della raccomandazioni chiare, ma ogni situazione va valuta singolarmente.”

Quali consigli offrire a un soggetto con patologie che volesse frequentare la montagna?

“Prima di tutto consultare il proprio medico, oppure fare affidamento a un esperto di medicina di montagna. Questa parte è fondamentale per valutare lo stato generale del paziente e la stabilità delle sue condizioni cliniche. Se sono stabili e non ci sono problemi con le terapie, si può fare una gita in montagna. Ovviamente a seconda della patologia varia la quota che si può raggiungere e anche il tipo di attività praticabile. Eventualmente si può ragionare attorno a un aggiustamento della terapia in quota.

Importante è prendersi del tempo per acclimatarsi così che il corpo si abitui alla nuova condizione, dopo si può cominciare con l’attività. Considerazione generica riguarda l’allenamento, che va portato avanti abitualmente anche a livello del mare.”

Un soggiorno in montagna può portare all’insorgere di nuove patologie cardiovascolari?

“Possono esserci riacutizzazioni di problemi già esistenti, come per esempio la pressione alta. Anche le cardiopatie ischemiche sono a rischio peggioramento in una condizione dove il cuore vede peggiorare il suo nutrimento, in termini di ossigeno.

Di per sé, se il paziente ha una buona preparazione ed è in condizione di stabilità non succede nulla.”

In generale, la montagna fa bene al cuore?

“La montagna, come tale, comporta una serie di vantaggi noti. Rilassamento, possibilità di praticare attività in un ambiente ottimale. Muoversi con un pizzico di ipossia è positivo quando si sta bene, fa da training per il sistema cardiovascolare. Non a caso gli atleti effettuano periodi di preparazione a duemila metri di quota. Tutti questi punti a favore vanno controbilanciati con il fatto che in montagna ci si espone a un territorio dove l’aria è più secca, dove l’irraggiamento UV è maggiore, dove la temperatura e la pressione atmosferica sono più basse.”

Fattori che se non hanno effetto su persone sane, possono averne su soggetti con patologie?

“In un soggetto con patologie dove le condizioni sono stabili e bilanciate tutti i benefici della montagna rimangono. Esiste addirittura uno studio russo in cui viene utilizzata una condizione di ipossia intermittente per il recupero dopo l’infarto, in quanto andrebbe a migliorare la funzione vascolare.

Rimane che nuove condizioni ambientali, per un cuore che ha subito danni, possono rappresentare uno stress. Un cardiopatico deve sapere che andare in montagna può rappresentare un problema. Se può farlo o meno deve deciderlo con il suo medico perché, oltre alle raccomandazioni generiche, ogni caso ha bisogno di una sua valutazione specifica.”

Tags

Articoli correlati

3 Commenti

  1. Certi passano dalla scrivania o dalla postazione fissa ad una catena di montaggio…alla quota.
    Altri usano l’auto per recarsi in posto di lavoro lontano da casa pochi chilometri e serviti da pista ciclabile&pedonale.Uno di questi favoriti che non colgono l’occasione, sempre con auto appiccicata alle terga,mi ha detto..domani andiamo in ferie e partenza a razzo per un’alta via ,Ma vi siete allenati con corsa e visita medica? NOOO abbiamo lo sprint chimico(anfetamine??? certo, le usano anche in catena di montaggio i per reggere i ritmi lunghi con straordinario e avanzamento fast dei pezzi ).

  2. Interessante, aggiungo la mia piccola esperienza.
    Dopo 20 anni senza scalare e fumando ero arrivato a 246-162 e mi avevano impasticcato.
    Ora dopo 17 anni, andando in montagna a scalare dappertutto e non fumando, le pasticche sono molto diminuite, il cuore non è più ipertrofico, son tornato sotto i 50 battiti e ho 135-76, ma già dopo 2 anni ero in regola e avevo meravigliato il cardiologo.,. però i vasi ormai sono rigidi e la carta d’identità segnala che devo fare il bravo. 🙂

  3. solidarieta’ piena..mai cedere..e mal che vada , una carrozzina elettrica a cingoli..si vedono sul web ed ogni localita’ o noleggio ne dovrebbe offrire come servizio almeno una , non solo e-bike, sci e scarponi, ciaspole.
    Un alpino vittima di amputazioni alle gambe ci e’ salito sul monte Rosa..con aiuto di compagnia di amici e guide.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close