Gente di montagna

Michel Darbellay, per primo in solitaria sulla Nord dell’Eiger

Fortissimo, e altrettanto riservato, lo scalatore svizzero effettuò altre notevoli ascensioni dal Badile al Bianco, dalla Groenlandia all’Alaska

“Vado a raccogliere le albicocche…”

Michel Darbellay alla madre prima di partire per la solitaria sull’Eiger

Michael Darbellay @jungfrauzeitung.ch
Michael Darbellay @jungfrauzeitung.ch

Lo svizzero Michel Darbellay è entrato nella storia dell’alpinismo con la prima ascensione solitaria della parete nord dell’Eiger, nel 1963.

Questa impresa lo ha consacrato fra i protagonisti di un’epoca di transizione, nella quale le pareti più difficili erano state ormai salite anche lungo le linee più repulsive e il “terreno di gioco delle Alpi” sembrava aver esaurito le sue opportunità. Bisognava andare alla ricerca di qualcosa di nuovo. Ecco, dunque, la corsa alle prime solitarie delle tre grandi nord, cominciata nel 1959 con il velocissimo passaggio di Diether Marchart sulla via dei fratelli Schmid al Cervino e conclusa nel ’68 con la solitaria di Alessandro Gogna sulla Walker alle Grandes Jorasses.

Poi la competizione per le invernali nella quale Darbellay è di nuovo alla ribalta, aggiudicandosi – assieme ai connazionali Camille Bournissen e Daniel Triollet, e agli italiani Gogna, Calcagno e Paolo Armando – la prima della parete nordest del Badile, vinta con un assedio in stile himalayano.

Servirà, negli anni successivi, una vera e propria rivoluzione nelle tecniche e nei concetti della scalata per riaprire davvero gli orizzonti dell’avventura fra le montagne del Vecchio Continente, ma la velocità e lo stile delle migliori salite di Darbellay resteranno un esempio e un’ispirazione per le generazioni future.

La vita e l’alpinismo

Michel Darbellay nasce nel 1934 a Orsières, la località del Canton Vallese nel cui territorio si trova l’unica porzione delle Alpi del Monte Bianco non appartenente né alla Francia né all’Italia. È quindi naturale per lui e la sua famiglia andare spesso in alta quota a sciare e passeggiare. Michel si dimostra però più dotato dei fratelli e inizia così il suo percorso per diventare guida alpina e maestro di sci.

All’inizio degli anni Sessanta si fa conoscere nel mondo dell’alpinismo per la velocità delle sue salite su alcune delle cime più note delle Alpi: nel 1960 completa in 12 ore la Via Bonatti al Petit Dru, l’anno successivo tocca alla Via Ratti-Vitali sull’Aiguille Noire de Peuterey completata in 6 ore e mezza, mentre nel 1962 giunge in 6 ore sulla vetta del Cervino, dopo aver affrontato con Christophe Vouilloz la Via Schmid lungo il versante nord.

Il 1963 è però l’anno in cui il suo nome è conosciuto in tutto il mondo. Il primo agosto Darbellay esce di casa con la scusa di andare a cogliere albicocche, ma, alle prime ore del mattino del giorno successivo, inizia la sua salita lungo una delle pareti più temute dell’epoca: la nord dell’Eiger. L’alpinista svizzero sceglie di seguire la via Heckmair, la prima aperta sulla parete. Sale leggero, con attrezzatura minimale (8 chiodi da roccia e 3 da ghiaccio in tutto) e, poco dopo le 15, è già all’altezza del Ragno, il caratteristico nevaio incastonato nella parte superiore della parete. Il maltempo però lo coglie sulle fessure finali, costringendolo a uno scomodo e inatteso bivacco.

Alle 6 del mattino del giorno successivo riprende la salita e due ore dopo raggiunge i 3970 metri della vetta, diventando il primo a salire in solitaria la terribile parete dell’Oberland bernese, in sole 18 ore effettive di scalata. Tantissimi i tentativi falliti in precedenza, l’ultimo, proprio pochi giorni prima del successo di Darbellay, da parte di Walter Bonatti il quale deve rinunciare a causa della frattura di una costola riportata dopo esser stato colpito da una scarica di sassi.

La seconda impresa per cui è noto è la prima invernale compiuta in stile himalayano lungo la via Cassin, sulla parete nord-est del pizzo Badile. La salita si svolge tra il 21 dicembre 1967 e il 2 gennaio 1968 e vede impegnato Darbellay con gli svizzeri Camille Bournissen e Daniel Triollet, e un gruppo di alpinisti italiani conosciuti sul posto: Paolo Armando, Gianni Calcagno ed Alessandro Gogna.

Le condizioni estreme richiedono alla squadra un vero e proprio assedio in stile himalayano, con uso di corde fisse e addirittura il supporto di un elicottero per raggiungere la base della parete. Anche se l’impresa non si può certo indicare come un esempio di stile “by fair means”, rimane comunque negli annali dell’alpinismo e, nel ricordo dei compagni, Darbellay si distingue per il suo carattere e il contributo essenziale dato alla salita: “In effetti, noi al Badile lo adoravamo. – scrive Alessandro Gogna – La sua modestia ci stregava, era di una semplicità sconcertante. Quando andava davanti il suo stile sul misto s’imponeva evidente. Ben lungi dalla piolet-traction di là da venire, salì il camino finale, intasato di ghiaccio, in modo impeccabile, alternandosi con Gianni Calcagno, che non gli era da meno”.

Accanto a queste importanti conquiste, ci sono molte altre salite e prime ascese nella zona di casa, la Val Ferret svizzera. L’alpinista elvetico partecipa anche a quattro spedizioni internazionali. Nel 1964 parte per l’Himalaya con il britannico Lord Shaftesbury e altre due guide svizzere. Darbellay e il suo team tentano la prima sulla ovest del Dorje Lhakpa (6966 metri), rinunciando a 6300 metri, e la prima ascesa del Ganchempo (6387 metri), fermandosi a 200 metri dalla vetta. Nel 1965 è in Africa per affrontare il Kilimangiaro e le montagne del Kenya, mentre nel 1967 è la volta della Groenlandia. La spedizione è nuovamente di Lord Shaftesbury e il team, composto dall’alpinista, guide svizzere e membri del Cai, compie cinque prime salite nell’arcipelago di Upernavik nella baia di Baffin. Nel 1968 raggiunge la vetta del McKinley, salendo lungo la West Buttress.

Negli anni Settanta la sua attività alpinistica si riduce, prediligendo il lavoro di guida e la realizzazione del Camping des Glaciers a La Fouly, frazione di Orsières, dove trascorrerà il resto della vita con la moglie e i due figli. Poi per lui inizia una dura battaglia contro una grave malattia che, purtroppo, non è riuscito a sconfiggere e che lo ha portato alla morte l’11 giugno del 2014 all’età di 79 anni.

Le principali salite

  • 1952 – Prima ascensione della via Darbellay alla Dalle de l’Amône (VI, 400 m) in val Ferret, con il fratello dodicenne Daniel
  • 1960 – Via Bonatti al Petit Dru nel tempo record di 12 ore
  • 1961 – Via Ratti-Vitali all’Aiguille Noire de Peuterey in 6 ore e 30 minuti
  • 1962 – Prima salita della via Darbellay al Petit Clocher du Portalet in Val Ferret (VII, ABO+) con il fratello Daniel
  • 1962 – Via Schmid al Cervino con Christophe Vouilloz in 6 ore
  • 1963 – Prima solitaria della Via Heckmair alla parete nord dell’Eiger in 18 ore effettive di scalata
  • 1964 – Spedizione in Himalaya con tentativi al Dorje Lhakpa e al Ganchempo
  • 1965 – Spedizione al Kilimanjaro e al monte Kenya
  • 1967 – Prima ascensione della via Espirit de Clocher al Petit Clocher du Portalet in Val Ferret (VII, ED+) con L. Frotte
  • 1967 – Spedizione in Groenlandia con apertura di sei nuove vie
  • 1967/1968 – Prima ascensione invernale (in stile himalayano) della Via Cassin alla parete nord-est del pizzo Badile con Camille Bournissen, Daniel Triollet, Paolo Armando, Gianni Calcagno ed Alessandro Gogna
  • 1968 – Spedizione in Alaska e ascensione al monte McKinley per la via della West Buttress
  • 1970 – Prima ascensione de La Diagonale sulla parte sud de La Barme con Ami Giroud

“L’Eiger attira e spaventa non perché sia troppo difficile da salire, ma per quei morti sparsi qua e là, per quegli avanzi di alpinisti nei quali puoi imbatterti, per quelle corde spezzate tremolanti nel vento; per quei sacchi a brandelli abbandonati, per quei vecchi chiodi arrugginiti che scopri nelle fessure, per quegli ululati che t’avvolgono mentre arrampichi e che non sono soltanto bufera, ma ricordi, fantasmi vivi”.

Michel Darbellay

Articolo scritto originariamente da Pamela Calufetti il 2 luglio 2014. Aggiornato da Serafino Ripamonti il 30 marzo 2024.

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