Gente di montagna

Mick Fowler, l’autoironia di un tre volte Piolet d’Or raccontata dal traduttore dei suoi libri

Fun, challenge e memorable: parole ricorrenti nel pensiero dell’alpinista britannico, protagonista di salite clamorose senza mai diventare un professionista dell’arrampicata

Tra i personaggi di massimo spessore del panorama alpinistico britannico e mondiale, per quanto non mainstream e ancor meno prono di fronte al favore dei media, c’è un nome che viene immediatamente spontaneo pronunciare, quello di Mick Fowler. La sua vita lavorativa, del tutto scollegata dall’ambiente alpinistico, non gli ha impedito di portare a termine imprese eccezionali a livello esplorativo in puro stile alpino, premiate con ben tre Piolet d’Or.

Mick rappresenta per me la sintesi perfetta del piacere tanto per la traduzione orale che per quella scritta, oltre ad essere un grande alpinista che riesce ad essere estremamente vicino a noi “praticanti della domenica”. Fino al suo pensionamento è sempre stato attento alla sua carriera lavorativa ed alle necessità della famiglia, così come mai ha voluto abbandonare l’aspetto “consueto” e “abituale” di una vita assolutamente “normale”. La sua passione per la montagna, ereditata dal padre è sempre rimasta tale senza mai diventare lavoro o fonte di reddito.

Funzionario del fisco e apritore di linee estreme

Ad ascoltarlo sembra di avere a che fare con un tranquillo scalatore del weekend. In realtà è un alpinista che, dalle falesie vicine a casa, arriva ben presto a confrontarsi con le severe ascensioni invernali sui rilievi della Scozia, poi con le classiche alpine e da ultimo, quasi naturalmente, in una ricerca continua anche se mai spasmodica verso l’alto e l’ignoto, a lasciare la propria firma su numerose salite extra-europee di primissimo rango.

Mick Fowler ha il pregio di vivere e raccontare storie di vero alpinismo di ricerca con il dovuto disincanto e gran senso dell’ironia, sottolineando come lui, per lunghi anni funzionario del fisco, abbia voluto mantenere tale la sua passione senza farla diventare un lavoro o vederla soggiacere ad obblighi (più o meno vincolanti) imposti da sponsor e da necessità mediatiche.

Nella sua auto-narrazione la costante è quella dell’ironia e dell’autoironia, del piacere di non prendersi mai troppo sul serio con un tipico understatement britannico. Durante una conferenza, come nei suoi libri, dopo aver avvisato il lettore che, piaccia o meno, la pratica dell’alpinismo resta sempre un’attività potenzialmente pericolosa, Mick descrive la sua passione totalizzante non solo con uno stile proprio, particolare come il suo approccio alla vita, ma soprattutto con un ricorso a un artificio letterario ben consolidato nella tradizione inglese, ovvero alla vena umoristica estemporanea ma mai fuori luogo, con l’uso sapiente di un linguaggio volutamente ricercato e che a tratti ricalca l’uso del linguaggio del gergo finanziario e amministrativo per descrivere situazioni  alpinistiche e di vita che definiremmo quasi paradossali nella loro comicità, ricordando – mutatis mutandis – le migliori pagine del suo connazionale Jerome K. Jerome di Tre Uomini in Barca.

I suoi sono racconti deliziosi, dedicati non solo ad imprese alpinistiche di altissimo livello, ma più in generale alla vita, al desiderio di conoscenza e di esplorazione, alla voglia di confrontarsi con l’ignoto, con quella componente di incertezza che, alla fin fine, permette di gustare il vero piacere del mettersi alla prova.

Non sorprende, dunque, che tra i termini più ricorrenti tanto nei suoi libri che durante gli incontri con il pubblico, alcuni dei termini ricorrenti sianofun, challenge e memorable.

Fun, perché il piacere, la gioia, il divertimento sono molle fondamentali che spingono Mick Fowler, che ama definirsi tendenzialmente pigro per tutto il resto, ad affrontare viaggi con la perenne angoscia del tempo limitato e, soprattutto, alla ricerca del piacere del Nuovo.

Challenge ed il derivato challenging sono altri due termini di uso frequente riferiti alla sfida, intesa non tanto come rivolta verso la Natura o gli elementi, quanto verso sé stessi, ma non alla ricerca della notorietà o di una “impresa” mediatica: ciò che l’autore insegue è il fun, il piacere interiore, da dividere col compagno di cordata e poi a casa, con i propri affetti.

Memorable è un altro aggettivo onnipresente, usato per indicare non solo ciò che è degno di nota, notevole, ma, soprattutto, ciò che è meritevole di essere ricordato. Non tanto dagli altri, quanto da Fowler stesso.

Per chi ama frequentare la montagna, la memoria delle sensazioni e del vissuto è, forse, più importante dell’azione in sé. La memoria, unita alla capacità narrativa, a voce o per iscritto, permette all’alpinista di mettersi in relazione con il lettore, consentendogli di immaginare luoghi, persone ed avventure.

Tradurre Mick Fowler, dunque, garantisce moltissimo fun, piacere nella riproposizione di quanto espresso dall’autore nella lingua del traduttore. Di certo è anche challenging, impegnativo per la sfida opposta dalla resa in italiano delle sottigliezze linguistiche cui Fowler, letterariamente e linguisticamente ben più che apprezzabili. Non so se la mia opera di traduttore di Mick Fowler sia stata memorable: di certo posso garantire di aver provato gioia, piacere e soddisfazione come dopo un’impegnativa salita dolomitica e che le sue storie mi sono rimaste scolpite nella mente.

Una volta andato in pensione, Mick si è trovato a combattere una fastidiosa battaglia contro un cancro al colon che minacciava di impedirgli future spedizioni. E’ riuscito a vincere anche quella sfida tornando a scalare, pur dovendo girare con la sacca per la colostomia. Un problema, per questo grande alpinista altro non è che un passaggio duro, da studiare e passare, possibilmente con stile. Alpino, ovviamente.

Approfondimenti:

Fowler, Su Ghiaccio Sottile, Alpine Studio, Lecco, 2010.
Fowler, P. Ramsden, La Grande Cordata, Alpine Studio, Lecco, 2018
Fowler, No Easy Way, Storie da un Mondo Ignoto, Alpine Studio, Lecco, 2019Su Mick Fowler v. anche il capitolo dedicatogli in L. Calvi, Lost in Translation, Edizioni del Gran Sasso, Roma, 2023.

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