Gente di montagna

Beatrice Tomasson, che nel 1901 salì per prima la parete sud della Marmolada

La scalatrice inglese non amava i riflettori. Governante, dama di compagnia, traduttrice di libri, solo sulle pareti delle Alpi si trasformava. Sua anche la prima ascesa della parete nord-est del Monte Zebrù

Sul taccuino delle scalate della guida alpina Michele Bettega, in data 1 luglio 1901 qualcuno ha annotato che è stata conquistata la Marmolada salendo per la prima volta lungo la parete sud. Quel giorno Bettega non era solo: con lui c’erano un’altra guida, Bartolo Zagonel e naturalmente un cliente, il probabile autore di questi appunti. Un personaggio speciale, se non altro per il fatto di essere una donna e un’abile scalatrice all’inizio del Novecento, capace di sfidare una parete che era stata l’oggetto del desiderio di molti alpinisti uscendone vincitrice dopo un’ascesa di dodici ore. Si chiamava Beatrice Tomasson, e contrariamente a quanto può supporre chi non la conosce, non era veneta. Era un’impavida inglese.

Beatrice non era una ricca aristocratica, come tanti inglesi che frequentavano le Alpi. Mentre sui conquistatori di vette più celebri non mancano biografie e articoli, su questa donna poco è stato scritto. A colmare questa falla, ha provveduto un contributo redatto dalla guida alpina Hermann Reisach, che ha ricostruito la sua storia interpellando familiari e parenti.

Anche se il nonno paterno di Beatrice era un imprenditore, quando la piccola nasce nel 1859 i genitori William e Sarah vivevano in una tenuta nel Nottinghamshire e forse non navigavano nell’oro. Decidono infatti di partire per l’Irlanda quando la bimba ha solo 10 anni, per diventare fittavoli di terreni più a buon mercato rispetto a quelli inglesi. Sicuramente l’Irlanda ha contribuito a fare della bambina una donna sportiva e amante dell’aria aperta: nella fattoria di famiglia, cresce con la passione per i cavalli che la accompagnerà fino alla vecchiaia.

Non ci sono notizie sul suo percorso di studi, ma sicuramente i genitori si sono preoccupati di darle un’istruzione, poiché arriverà a parlare in modo fluente il tedesco, il francese e l’italiano. Forte di questa preparazione, la giovane Beatrice si mette sul mercato del lavoro a caccia di un impiego.

Al servizio di nobili e generali in mezza Europa

A 22 anni la cavallerizza, che non ha ancora scoperto le montagne, va in Germania, in Prussia, ingaggiata dalla famiglia del generale von Bülow. L’anno successivo è dama di compagnia a casa di un altro generale teutonico. Sono gli anni in cui cerca di proporsi anche come traduttrice ad alcune case editrici britanniche. E ci riesce: uscirà un libro di cui è coautrice e traduttrice. Malgrado questo suo interesse per la scrittura, quando inizierà le sue imprese alpinistiche non lascerà alcun testo di memorie.

Nel 1883 si trasferisce a Innsbruck dove le si schiude un mondo nuovo: le Alpi sono una tentazione irresistibile e Beatrice inizia a scalare. Per mantenersi, ottiene un incarico come governante del giovane Edward Lisle Strutt, rampollo inglese di ricca famiglia che studia nella città austriaca. Malgrado la differenza d’età, dal 1892 i due diventeranno per un periodo compagni di scalate, finché Tomasson non si sposterà di nuovo nel 1896, a Cortina. Qui la Tomasson, che nel frattempo si era anche iscritta al Club Alpino Austriaco, trova un paradiso che inizia a esplorare con le guide alpine Michele Bettega e Arcangelo Siorpaes. Il Tirolo è vicino e nel 1898 ci torna per conquistare la parete nord-est del Monte Zebrù accompagnata da due guide alpine.

Sono gli anni più emozionanti per la carriera di alpinista di Beatrice. Malgrado sia costretta a spostarsi nei luoghi dove abitano i suoi clienti, le Alpi sono la sua destinazione estiva. Non è ricca, ma grazie al suo lavoro può concedersi di praticare l’alpinismo pagando di tasca sua le guide. Le poche fotografie ci mostrano una giovane donna con i lunghi capelli legati a crocchia e uno sguardo fiero in un volto serissimo. Nel suo cuore, in questo momento c’è posto solo per l’alpinismo.

La sfida più sublime, quella che lei stessa poi definirà come “le migliori ore della mia vita”, la affronta nel luglio 1901 con Bettega e Zagonel ai piedi della parte sud della Marmolada. Da qui iniziano a salire lungo un percorso che allora offriva un unico punto d’appoggio alla Malga Ombretta. Tutto il resto, era sfida pura con la montagna. In dodici ore arrivano in cima a Punta Penia (3343 m) aprendo quella che sarà nota come la via Tomasson-Bettega-Zandonel, IV+/V grado, che anche oggi richiede impegno notevole e passaggi difficili in camino. L’aspirante scrittrice degli anni giovanili, ormai quarantaduenne, è diventata un’alpinista laconica: nessuna descrizione dettagliata dell’ascesa sarà mai pubblicata.

I dubbi sulla salita cancellati da un capitano italiano

Dal mondo dell’alpinismo si elevano voci critiche, e non manca chi mette in dubbio l’impresa della governante alpinista. Come racconta Hermann Reisach, è merito di un capitano italiano, Arturo Andreoletti, il riconoscimento ufficiale del successo di Tomasson. Il militare mette assieme i pezzi del puzzle: intervista Beatrice, contatta le guide alpine e consulta i loro taccuini, raccoglie testimonianze. Nell’agosto 1908, segue le orme dei tre alpinisti lungo la via da loro aperta fino a Punta Penia, per controllare la veridicità delle prove.

Alla fine, nessuno mette più in dubbio le parole di Beatrice Tomasson. Ma la carriera alpinistica della donna volge ormai alla fine: i venti di guerra, che porteranno al primo conflitto mondiale, si fanno sempre più vicini. La conquistatrice della parete sud della Marmolada continuerà il suo lavoro fino al fatale incontro con uno scozzese benestante, Patrick Chalmers Mackenzie. Dopo le nozze, nel 1921, la sposina sessantunenne si trasferisce nella proprietà del marito in Sussex. La cavallerizza e l’alpinista sopravvivono indomite in lei: fino a 80 anni continuerà ad andare a cavallo e a spaccare la legna in giardino. Chissà se quando ha chiuso per sempre gli occhi nel 1947, nel suo sguardo c’erano ancora le sue amate Dolomiti?

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