Ecoturismo in montagna, l’elemosina del Ministero del turismo
Parlano i numeri: 148 milioni alle società degli impianti di risalita, 4 a progetti sostenibili. Il green non interessa a chi ci governa (e non porta voti). La Legge di bilancio conferma la tendenza
148 a 4. Non ci sarà bisogno di una rivincita, il divario è troppo ampio. Ed è destinato ad aumentare con la nuova Legge di bilancio. Stiamo parlando dei milioni di euro stanziati dal Ministero del Turismo a favore dello sviluppo della montagna. 148 sono quelli destinati alle società proprietarie degli impianti di risalita dal Fondo per l’ammodernamento, la sicurezza e la dismissione degli impianti di risalita e di innevamento artificiale. Quattro, invece, sono i milioni messi a disposizione dallo stesso ministero per la promozione dell’ecoturismo e del turismo sostenibile.
Una forbice clamorosamente ampia, che non poteva passare inosservata. Già, perché, se è ancora vero che senza impianti sciistici, e in mancanza di progetti/volontà alternative, l’economia delle terre alte subirebbe un danno molto pesante, in questo modo viene certificato in modo inequivocabile l’assoluto disinteresse dei nostri governanti per ogni strada diversa da quella percorsa fino ad oggi. La green economy, insomma, può aspettare. Anzi, di quello che con tutta evidenza è considerato un fastidioso moscerino, sarebbe meglio che non se ne parlasse neppure.
Poco importa, ma sono dettagli, che quei 148 milioni di euro elargiti serviranno a pagare debiti, ripianare bilanci e, in qualche caso, a potenziare impianti di innevamento programmato. Il tetto di 10 milioni previsto per ogni singola elargizione, infatti, non consente molto di più. Con quei soldi solo in rarissimi casi sarà possibile, per esempio, sostituire una seggiovia in scadenza di esercizio con un analogo impianto al passo con i tempi. Scordiamoci dunque di vedere, a seguito di questo provvedimento, molti nuovi impianti di risalita a ridotto impatto ambientale. Le somme (assistenziali o preelettorali che siano) distribuite qua e là, dalle Alpi agli Appennini, non sono sufficienti. Per ora. Ma ne arriveranno altre.
Deve essere chiaro che montagna.tv non è contraria agli impianti di risalita. Li utilizziamo, ci fanno comodo. Inoltre, consentono di guadagnare quota e avvicinare luoghi che per la maggior parte delle persone rimarrebbero irraggiungibili partendo da fondo valle. Neppure le piste tirate a lucido ci dispiacciono e non a caso anche moltissimi skialper chiedono di poter utilizzare le piste battute anche per salire, scontrandosi però con una legislazione che richiede (giustamente) spazi separati. Che spesso non ci sono proprio.
Gli stessi impianti diventano ancora più comodi, e amati, d’estate. Inutile nasconderselo. Così come è ben chiaro che non vengono utilizzati solo dai “merenderos” ai quali sarebbe comunque assurdo negare un selfie dalle terrazze di Punta Helbronner o del Lagazuoi. Quanti sono, per esempio, quelli che salgono alla Capanna Margherita partendo a piedi da Alagna o da Gressoney?
Quello che fa male è la sfacciataggine della dichiarazione no-green. Quel 148 contro quattro, ripetiamo, è figlio di una precisa scelta strategica. Che fa bene (poco, come abbiamo visto) a qualcuno e schiaccia sempre più ai margini chi vuole (o deve) percorrere altre strade di sviluppo: in montagna esistono solo gli impianti di risalita, tutto il resto è roba buona solo per guadagnare qualche applauso ai convegni. Quindi sono solo 300 i Comuni montani (tanti sono quelli con impianti di risalita, più o meno funzionanti) che meriterebbero attenzione. Comuni che, peraltro, al pari di Comunità montane e degli altri enti territoriali interessati sono stati tagliati fuori, visto che beneficiari di queste elargizioni solo stati solamente imprenditori privati. Tutti gli altri si arrangino. E incassino la derisione non troppo nascosta di coloro che hanno portato a casa il malloppo.
Non solo. La Legge di bilancio appena approvata ha rincarato la dose “Non c’è niente per le comunità sostenibili territoriali come le Green Communities”, rimarca per esempio Uncem (Unione nazionale Comuni, Comunità, Enti montani), “e viene rifinanziato il Fondo per l’ammodernamento, la sicurezza e la dismissione degli impianti di risalita e di innevamento, con 30 milioni per ciascuno degli anni 2024 e per il 2025, 50 milioni per il 2026 e ulteriori 80 milioni per il biennio 2027-2028. Auspichiamo che questa volta vadano agli Enti locali, per progetti forti e decisivi, nuovo paradigma, da montare con imprese e associazioni”.
Non si tratta di fare dell’ambientalismo tout court. Non tocca a noi, lasciamo volentieri il compito ad altri. Noi vogliamo che tutta la montagna sia rispettata, aiutata dove occorre e, soprattutto, che sia fatta oggetto di interventi davvero utili. A partire dai bisogni primari: una valle senza un medico o una scuola primaria come può essere rivitalizzata?
Qualcuno li ha votati, anche qualcuno che abita in montagna